Perché l’infermiere è lavoro gravoso (ma non usurante)

Simone Micocci

8 Novembre 2017 - 10:10

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Il Governo riconosce la professione infermieristica come lavoro gravoso ma non usurante: qual è la differenza e per quale motivo ciò non è sufficiente per tutelare la categoria.

Perché l’infermiere è lavoro gravoso (ma non usurante)

La professione infermieristica non è da considerarsi solo gravosa ma usurante”.

Con queste parole Mauro Carboni - responsabile provinciale del Nursing Up di Roma - ha commentato la decisione del Governo di riconoscere come lavoro gravoso quello dell’infermiere impiegato a turni.

Intervenuto al quotidiano specializzato in Sanità - Nurse24.it - Carboni ha spiegato quali sono le motivazioni per cui quello dell’infermiere non è solo un lavoro gravoso, ma usurante. Prima di vedere quali sono le argomentazioni a sostegno della tesi del sindacalista, dobbiamo fare chiarezza su qual è la differenza tra lavoro gravoso e lavoro usurante, e quali sono i diritti che spettano a queste due categorie.

Lavoro gravoso e usurante: quali sono le differenze?

È l’articolo 1 del dlsg 67/2011 a stabilire quali sono i lavori cosiddetti usuranti, ossia quelle attività che richiedono un impegno fisico e mentale particolarmente elevato da giustificare un accesso anticipato al trattamento pensionistico rispetto alle altre categorie di lavoratori.

Nel dettaglio, sono usuranti:

  • i lavori in galleria, cava o miniera: mansioni svolte in sotterraneo con carattere di prevalenza e continuità;
  • i lavori nelle cave: mansioni svolte dagli addetti alle cave di materiale di pietra e ornamentale;
  • i lavori nelle gallerie: mansioni svolte dagli addetti al fronte di avanzamento con carattere di prevalenza e continuità;
  • i lavori in cassoni ad aria compressa;
  • i lavori svolti dai palombari;
  • i lavori ad alte temperature: mansioni che espongono ad alte temperature, quando non sia possibile adottare misure di prevenzione, quali, a titolo esemplificativo, quelle degli addetti alle fonderie di 2 fusione, non comandata a distanza, dei refrattaristi, degli addetti ad operazioni di colata manuale;
  • i lavorazione del vetro cavo: mansioni dei soffiatori nell’industria del vetro cavo eseguito a mano e a soffio;
  • i lavori espletati in spazi ristretti: con carattere di prevalenza e continuità ed in particolare delle attività di costruzione, riparazione e manutenzione navale, le mansioni svolte continuativamente all’interno di spazi ristretti, quali intercapedini, pozzetti, doppi fondi, di bordo o di grandi blocchi strutture;
  • i lavori di asportazione dell’amianto: mansioni svolte con carattere di prevalenza e continuità.

Anche i lavori notturni sono indicati come usuranti, ma solo nei casi in cui i dipendenti prestino servizio per almeno 6 ore del periodo notturno e per un minimo di 78 notti ogni anno.

Sono usuranti anche quei lavori in cui l’impiego nella fascia 24:00-05:00 è di sole 3 ore, ma per un periodo di lavoro pari all’intero anno lavorativo.

Per questi lavori usuranti è riconosciuta la possibilità di andare in pensione prima, approfittando della quota 97.

Nel dettaglio, un dipendente che svolge una delle suddette mansioni - per almeno 7 anni negli ultimi 10 di attività lavorativa - può andare in pensione con 35 anni di contributi e al compimento dei 61 anni e 7 mesi.

Per gli autonomi, invece, la pensione anticipata è possibile al compimento dei 62 anni e 7 mesi, mentre l’anzianità contributiva minima è sempre di 35 anni.

Sono lavori gravosi, invece, quelli indicati nella Legge di Bilancio 2017 che possono accedere all’APE (anticipo pensionistico) una volta maturati 36 anni di contributi e con almeno 63 anni di età.

Nel dettaglio, sono lavori gravosi quelle attività che richiedono un “impegno tale da rendere particolarmente difficoltoso e rischioso il loro svolgimento in modo continuativo”, quali:

  • operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia, della manutenzione degli edifici;
  • conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni;
  • conciatori di pelle e pellicce;
  • conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante;
  • conduttori di mezzi pesanti e camion;
  • personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzati in turni;
  • addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza;
  • insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido;
  • facchini, addetti allo spostamento merci e assimilati;
  • personale non qualificato addetto a servizi di pulizia;
  • operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti.

Queste mansioni oltre ad avere diritto all’APE Sociale, non saranno soggetti all’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni che scatterà dal 2019. Per loro la pensione di vecchiaia sarà ancora a 66 anni e 7 mesi come accade oggi.

Infermieri che lavorano su turni, maestre e conciatori di pelle e pellicce, quindi, essendo lavori gravosi hanno diritto a particolari agevolazioni sulla pensione. Tuttavia secondo il rappresentante del Nursing Up di Roma, riconoscere come gravoso il lavoro dell’infermiere non è sufficiente per tutelare chi ricopre determinate mansioni. Vediamo perché.

Perché l’infermiere dovrebbe essere lavoro usurante

Il sindacalista Mauro Carboni del Nursing Up di Roma - al quotidiano online Nurse24.it - ha fatto riferimento a diversi studi scientifici che confermano la “prevalenza dei dolori e delle lesioni muscolo scheletriche sugli infermieri”.

Secondo questi studi, la movimentazione manuale dei carichi effettuata giornalmente dagli infermieri comporta delle lesioni rachide.

Queste sono sufficienti per generare:

  • discopatie degenerative discali;
  • protusioni discali;
  • ernie discali;
  • artrosi.

E pensare che queste patologie non sono ancora riconosciute dalla tabella ministeriale delle malattie professionali.

Inoltre Carboni ha menzionato tutti quegli studi che confermano l’alto rischio di stress tra gli infermieri, i quali sono soggetti giornalmente - vista la carenza di personale - a carichi di lavoro eccessivi che tra l’altro aumentano il rischio di errore.

Ciò dovrebbe essere sufficiente per far riconoscere la professione infermieristica non solo come gravosa, ma usurante. Eppure il Governo continua a negare l’evidenza dei fatti.

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