Industria del mobile, in Italia fattura 23 miliardi di euro

Massimiliano Carrà

04/04/2019

04/04/2019 - 16:56

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L’industria del mobile fattura in Italia 23 miliardi di euro. Questo è uno dei dati più rilevanti dell’analisi «L’industria del mobile tra tradizione e innovazione» condotta da Intesa Sanpaolo

Industria del mobile, in Italia fattura 23 miliardi di euro

Oggi in occasione della stipula dell’accordo miliardario tra Intesa Sanpaolo e FederlegnoArredo, lo Chief Economist di Intesa Sanpaolo Gregorio De Felice ha presentato l’analisi “L’industria italiana del mobile fra tradizione e innovazione”.

Dallo studio emerge che, nonostante il forte ridimensionamento subito nell’ultimo decennio, l’industria del mobile gioca un ruolo fondamentale nell’economia italiana.

Essa infatti conta circa 18.600 imprese che occupano oltre 130.000 addetti e fatturano quasi 23 miliardi di euro. Non è un caso quindi se con 7,6 miliardi di euro nel 2018 l’industria del mobile è il quarto settore per avanzo commerciale.

Inoltre, l’Italia con il 10,4% si posiziona al terzo posto al mondo per quote di mercato nell’alta gamma. Poco distanti la Cina con il 10,9% e la Germania con il 13,9%.

Industria del mobile: gli effetti della crisi

Come si evince dalla ricerca, la crisi del 2008 ha destabilizzato fortemente l’industria del mobile. Il fatturato complessivo infatti si è ridotto del 13,1%, arrivando addirittura al 24,2% sul mercato interno.

Il fatturato però non è il solo ad aver risentito della crisi. Oltre ad esso, è diminuito del 7,8% il valore aggiunto e del 21,7% il numero delle imprese. Questo di conseguenza ha causato una diminuzione del 29,2% del numero di addetti.

Unico fattore positivo il mercato dell’export che ha fatto segnare un aumento del 2,7%, ma esso da solo non basta. Lo stesso Gregorio De Felice analizza quale può essere la chiave di svolta contro questo rallentamento:

“Bisogna moltiplicare le storie di successo anche attraverso una crescita dimensionale e una maggiore diffusione di strategie evolute in termini di internazionalizzazione e innovazione”.

Industria del mobile: l’importanza dei distretti

La ricerca condotta da Gregorio De Felice dimostra anche quanto siano importanti i distretti industriali nel legno-arredo italiano. Circa il 60% degli addetti dell’industria del mobile trova impiego proprio nelle aree distrettuali.

Secondo la ricerca, i distretti rappresentano circa 5,7 miliardi di euro dei 7,6 miliardi di euro dell’avanzo commerciale del settore, ossia, il 75%. Ovviamente anche se ogni distretto ha una propria storia, in molti di essi sono presenti filiere ben radicate nel territorio che creano valore aggiunto a livello locale.

Analizzando oltre 686 mila operazioni di acquisto per un controvalore pari a 3 miliardi di euro, sono evidenti i rapporti di fornitura ravvicinati nei distretti del Nord, con distanze medie intorno ai 70 km.

L’export italiano e le prospettive di crescita

Dall’analisi emerge inoltre che l’export italiano di settore avviene soprattutto verso gli Stati Uniti con 477 milioni di euro, la Cina con 417 milioni di euro e la Francia con 174 milioni di euro.

Cifre che pongono inevitabilmente l’attenzione sull’importanza di raggiungere ulteriormente più mercati e sviluppare di conseguenza l’e-commerce. E proprio su quest’ultimo fattore bisogna fare una considerazione.

Anche se nel 2018 il fattore e-commerce in Italia ha registrato una crescita doppia, dal 15% al 37%, e il giro d’affari attorno ad esso si attesta a 644 milioni, il nostro Paese rimane ancora molto indietro rispetto ai suoi principali competitor europei.

Interessanti comunque le previsioni future tracciate da Intesa Sanpaolo. Il valore degli scambi mondiali di mobili di alta gamma salirà di sei miliardi di dollari di qui al 2022, attestandosi a 59 miliardi di dollari. E proprio di questa quota l’Italia potrebbe catturare 700 milioni di dollari.

Per crescere ulteriormente, oltre a investire nell’ e-commerce, l’industria italiana deve sempre di più investire in innovazione, in certificazioni, in strategie commerciali strutturate e sul capitale umano. Proprio quest’ultimo aspetto rappresenta molte criticità, visto che tantissime imprese faticano a trovare operai specializzati e addetti con competenze legate alle tecnologie 4.0.

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