Il pareggio di bilancio non basta: il servizio del debito pubblico già contratto verso l’estero, per il pagamento degli interessi ed il rimborso delle scadenze, continua a drenare risorse importanti.
Inutile girarci intorno: il dollaro è una valuta di riserva internazionale, e chi la detiene per averla ricevuta in cambio di una merce che ha prodotto in un altro Paese non se ne sbarazza volentieri. Se la presta in dollari, chiede indietro altrettanti dollari al tasso di interesse prevalente sul mercato internazionale, ma se sottoscrive prestiti emessi in un’altra valuta pretende i tassi prevalenti nel Paese corrispondente ed una garanzia sul rischio di cambio.
Quella che abbiamo appena descritto è una situazione fisiologica in Argentina: sono le condizioni valutarie e monetarie internazionali ed interne che ne determinano l’andamento economico e finanziario.
Non solo le sue principali esportazioni di cereali e di carne, che determinano un attivo della bilancia commerciale, sono vendute in dollari, ma i corrispondenti proventi sono detenuti in questa stessa valuta e prevalentemente all’estero, soprattutto in Uruguay che rappresenta una sorta di paradiso fiscale per questi capitali. [...]
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