Al di là di agevolazioni ed esenzioni, anche la prescrizione e la decadenza offrono ai cittadini qualche spiraglio per non pagare l’Imu. Vediamo tutte le possibilità per il 2025.
Si può non pagare l’Imu anche quando è dovuta, per effetto della prescrizione e della decadenza. Entrambe consentono ai cittadini di evitare il pagamento senza conseguenze, a patto che siano rispettati alcuni requisiti. Tanto la prescrizione quanto la decadenza si basano sul passare del tempo dal dovere di pagamento iniziale, senza che il creditore - nel caso specifico il Comune - intervenga per far valere il proprio diritto.
Nel concreto, se il Comune non esige il pagamento dell’Imu o non effettua gli accertamenti entro certi termini allora il contribuente può rifiutarsi legittimamente di pagare, opponendo l’intervenuta prescrizione o decadenza. Eventuali pagamenti, tuttavia, non possono essere rimborsati al cittadini, che restano comunque liberi di pagare se vogliono. Un’eventualità piuttosto remota, visto che molto spesso il pagamento avviene non conoscendo adeguatamente i propri diritti. Allo stesso tempo, accade anche il contrario, cittadini che rifiutano di pagare nonostante l’Imu sia ancora esigibile, rischiando così pesanti conseguenze. Vediamo quindi tutto quello che c’è da sapere sulla prescrizione e l’esenzione dell’Imu nel 2025.
Prescrizione Imu nel 2025
Il termine di prescrizione dell’Imu è di 5 anni, così come prevede la legge per tutti i tributi locali. La decorrenza comincia dal momento in cui sarebbe dovuto avvenire il pagamento e si azzera alla notifica di un accertamento fiscale da parte del Comune, ripartendo da zero.
La cartella esattoriale inviata dal Comune in caso di mancato pagamento dell’Imu ha un pari termine di prescrizione, cioè di 5 anni. Di conseguenza, se sono trascorsi 5 anni dal momento in cui doveva essere pagata l’Imu e il Comune non ha inviato alcun accertamento è legittimo non pagare. Lo stesso nel caso in cui siano trascorsi almeno 5 anni dalla notifica dell’ultima cartella esattoriale relativa all’Imu.
Il Codice civile, infatti, stabilisce un termine di prescrizione quinquennale per tutti i pagamenti attesi con cadenza periodica annuale o più breve, in cui rientrano tutti i tributi locali.
Concretamente, dato che siamo nel 2025 i cittadini possono non pagare l’Imu dovuta nel 2020 (o prima) o l’imposta relativa alla cartella esattoriale ricevuta nel 2020 (o prima), ammesso che il Comune non abbia più inviato alcuna formale richiesta di pagamento. Altrimenti, il termine deve essere ricalcolato da zero a partire dall’ultimo atto interruttivo.
L’Imu relativa al 2025, invece, potrà essere riscossa dal Comune fino al 2030. Attenzione, però: la prescrizione di 5 anni si applica soltanto quando il Comune ha già effettuato l’accertamento. In caso contrario, non ci sarebbe un diritto di credito già concretizzato. Questo non significa che se il Comune non ha effettuato l’accertamento allora l’Imu è sempre esigibile, bisogna verificare che il diritto non sia decaduto.
Decadenza Imu 2025
La legge n. 296 del 27 dicembre 2006 stabilisce che i tributi locali sono esigibili entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui sarebbe dovuto avvenire il pagamento. Non si parla in questo caso di prescrizione, bensì di decadenza del diritto del Comune a procedere all’accertamento.
Questa norma è infatti volta a incentivare il buon andamento dell’amministrazione e dei controlli fiscali, imponendo di effettuare gli accertamenti entro un tempo massimo. Dunque, chi non ha pagato l’Imu nonostante l’accertamento comunale può non pagare soltanto se sono trascorsi 5 anni, ma se l’accertamento non c’è stato i calcoli cambiano.
Il Comune ha tempo fino al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui era atteso il pagamento, sostanzialmente quasi 6 anni. Di conseguenza, l’Imu relativa al 2025 può essere accertata entro il 31 dicembre 2036. Se il Comune emette l’accertamento quest’anno, invece, il credito si prescrive nel 2030.
Il 1° gennaio 2025 i Comuni italiani hanno quindi perso il diritto di accertare i versamenti Imu dovuti nel 2019 (e ovviamente non possono più accertare anche quelli precedenti), mentre possono ancora emettere l’accertamento per l’Imu relativa al 2020.
Come non pagare
Per non pagare l’Imu non è sufficiente che il credito si sia prescritto o che il diritto del Comune sia decaduto, bensì è importante impugnare l’eventuale richiesta di pagamento ricevuta successivamente. In particolare, è necessario impugnare l’atto (come un’intimazione di pagamento) entro un termine massimo di 60 giorni dalla sua notifica, altrimenti il pagamento è nuovamente dovuto.
L’istanza di impugnazione deve essere inoltrata al Comune o all’Agenzia delle Entrate con raccomandata a/r o pec, specificando i motivi dell’impugnazione.
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