Il debito italiano sembra solido, ma nasconde un paradosso: numeri in miglioramento, eppure fragilità crescenti. Un inganno che potrebbe cambiare il destino dei BTP.
Il debito italiano non è più in mano agli italiani. In parole povere, siamo diventati succubi del mercato finanziario globale.
E che male c’è? Apparentemente nessuno: il Tesoro emette titoli, qualcuno li compra, lo Stato incassa e continua a finanziarsi. Fine della storia. Ma se grattiamo sotto la superficie, ci accorgiamo che il passaggio da “debito nazionale” a “debito internazionale” ha cambiato radicalmente il rapporto di forza. Pensa a cosa è successo con l’upgrade di Fitch: i giornali hanno titolato a caratteri cubitali, i politici hanno parlato di vittoria, molti commentatori hanno salutato il “miracolo italiano”. Bene, quella notizia potrebbe effettivamente portare a un’ondata di acquisti di BTP, soprattutto da parte di piccoli investitori attratti dall’idea di una nuova fase positiva.
Ma ecco il punto: il mercato globale non ragiona come l’investitore italiano medio. Per i grandi fondi, le banche e gli hedge fund, il miglioramento del rating era già scontato. Non aspettano i comunicati ufficiali per decidere dove mettere miliardi: hanno già modelli previsivi, desk di analisi macro e team che monitorano ogni variabile. E soprattutto, sanno che la vera questione non è la pagella di Fitch, ma il fatto che il rapporto debito/PIL italiano resta tra i più alti in Europa. Quindi siamo in trappola? Non esattamente. Ma la situazione richiede di essere capita fino in fondo. [...]
Accedi ai contenuti riservati
Navighi con pubblicità ridotta
Ottieni sconti su prodotti e servizi
Disdici quando vuoi
Sei già iscritto? Clicca qui
© RIPRODUZIONE RISERVATA