Miliardi di dollari puntano su reattori modulari e fusione, ma Wall Street intravede segnali di una bolla pronta a scoppiare.
Negli ultimi anni miliardi di dollari si sono riversati nelle tecnologie nucleari di nuova generazione: dagli esperimenti di fusione nucleare ai reattori modulari di piccola scala (SMR) e ai microreattori che, secondo i promotori, potrebbero inaugurare un nuovo rinascimento energetico globale. Tuttavia, nonostante il clamore mediatico e i round di finanziamento da record, queste startup energetiche non hanno ancora immesso sulla rete nemmeno un kilowatt delle promesse forniture di energia carbon-free.
Nel 2024 gli investimenti nel settore hanno raggiunto il massimo storico: secondo S&P Global, il capitale raccolto “ha superato il valore complessivo delle transazioni degli ultimi 15 anni messi insieme”. L’accelerazione è legata a due fattori principali: da un lato, l’esplosione della domanda di elettricità spinta dall’integrazione massiva dell’intelligenza artificiale; dall’altro, la crescente difficoltà politica che sta rallentando lo sviluppo delle rinnovabili tradizionali.
Il contesto politico sembra sorridere al nucleare: negli Stati Uniti come in Europa, dopo anni di resistenze, diversi governi stanno abbracciando una posizione più favorevole, arrivando a stringere nuove partnership strategiche. Il Regno Unito e Washington hanno recentemente annunciato un accordo per rafforzare la cooperazione nel settore, mentre a Bruxelles e in altre capitali europee si osserva un allentamento delle restrizioni. [...]
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