Camini e stufe a legna saranno vietati dall’Unione Europea?

Ilena D’Errico

24 Ottobre 2025 - 20:38

L’Unione europea vuole davvero vietare camini e stufe a legna? Ecco cosa succede e qual è il problema del legno.

Camini e stufe a legna saranno vietati dall’Unione Europea?

Inizia ad arrivare il freddo e insieme ai riscaldamenti si accende anche il dibattito sulla regolamentazione europea relativa a camini e stufe a legna. Come vi avevamo anticipato, a febbraio doveva essere presentato a Bruxelles un progetto di legge per la regolamentazione del riscaldamento a legna, con nuovi standard di sicurezza. Il progetto è stato però rimandato, vista la necessità di maggiore lavoro tecnico, con buona pace del mondo politico. La revisione della direttiva Ue relativa alle prestazioni minime per gli apparecchi di riscaldamento, detta anche “direttiva Ecodesign” è infatti motivo di spinose polemiche.

I timori di paletti più stringenti su stufe e camini a legna non sono così stati risolti ma solo rimandati, visto che adesso la Commissione europea ha ripreso i lavori per la revisione della normativa, probabilmente cambiando obiettivi. L’idea iniziale era far entrare in vigore la nuova direttiva con i criteri per stufe e camini nel 2027, ma sarà necessario attendere ancora per proseguire le indagini tecniche e le discussioni con gli Stati membri. In ogni caso, non ci sarà uno stop a camini e stufe come molti temono. Approfondiamo la questione.

Camini e stufe a legna vietati dall’Ue?

La Commissione europea voleva rafforzare i requisiti tecnici per svariati impianti di riscaldamento, per lo più stufe a legna, caldaie a biomassa e inserti. Non è mai stata contemplata la possibilità di vietare completamente queste tipologie di riscaldamento, ma semplicemente l’Unione europea ritiene necessario introdurre criteri più severi per il loro utilizzo, principalmente a causa delle emissioni inquinanti. Ciò avrebbe però un impatto significativo sull’economia e sulla transizione energetica, motivo per cui il progetto europeo ha visto fin dall’inizio una forte opposizione.

Durante questa primavera, Jana Nagyová e Ondřej Knotek, europarlamentari della Repubblica Ceca, hanno interrogato la Commissione Ue sulle possibili novità in arrivo. L’istituzione ha negato di aver proposto recentemente divieti, nuovi requisiti o eliminazioni graduali, ma ha confermato il lavoro in corso e l’assoluta necessità in questo senso.

La Commissione è impegnata in un dialogo aperto con l’industria e gli Stati membri su come migliorare le prestazioni ambientali delle stufe a legna. La Commissione è tenuta per legge a procedere a un riesame delle misure esistenti, ad esempio per quanto riguarda gli apparecchi per il riscaldamento d’ambiente locale a combustibile solido e le caldaie a combustibile solido ai sensi della direttiva sulla progettazione ecocompatibile.

Contestualmente, la Commissione Ue ha chiarito che eventuali nuovi requisiti di progettazione ecocompatibile non saranno retroattivi e verranno introdotti con tempi di adeguamento ragionevole. Bruxelles vuole allo stesso tempo evitare “qualsiasi impatto significativo” sui consumatori e continuare a perseguire i propri obiettivi energetici. Non si può però pensare di abbandonare del tutto il progetto e accontentarsi di requisiti obsoleti e dannosi.

Qual è il problema di stufe e camini?

Ciò che oppongono diversi Stati membri è senza dubbio vero: la legna è un’ottima soluzione per il riscaldamento, alternativa economica, ecologica e redditizia per molti Paesi. Questo però non esclude che molti apparecchi per il riscaldamento hanno gravi carenze dal punto di vista ambientale, soprattutto per quanto riguarda le emissioni di agenti inquinanti, a partire dal particolato del legno.

Quest’ultimo, come evidenziato dalla Commissione Ue, “responsabile di un elevato numero di decessi prematuri e casi di bronchite nell’UE, anche tra i bambini”, motivo per cui è essenziale cambiare le regole per introdurre tecnologie all’avanguardia in grado di ridurre le emissioni. Un obbiettivo che rientra perfettamente anche nel Piano d’azione per l’inquinamento zero, che punta a migliorare la qualità dell’aria per ridurre le morti (240.000 l’anno secondo l’Agenzia europea per l’ambiente), agendo soprattutto sul particolato proveniente dai riscaldatori a combustibile solido, una delle cause principali dell’inquinamento dell’aria in tutte le città europee.

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