Guerra nucleare: è corsa alle armi, ma nessuno ne parla

Erasmo Venosi

27/02/2024

27/02/2024 - 18:04

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Il mondo continua a sviluppare nuovi armi nucleari, 80 volte più grandi della bomba sganciata su Hiroshima. Ma nessuno (o quasi) ne parla.

Guerra nucleare: è corsa alle armi, ma nessuno ne parla

Prosegue lo sviluppo di nuove bombe e testate nucleari, soprattutto negli Stati Uniti.

A preoccupare maggiormente, lo sviluppo della nuova arma nucleare B61-13, una bomba a gravità. Appaiono già chiare le possibili conseguenze di questa escalation nucleare, da una nuova corsa agli armamenti al rinnegamento della promessa fatta dalla amministrazione Obama di eliminare quasi tutti i tipi di bombe nucleari a gravità.

Tale contesto dimostra che gli USA intendono mantenere la deterrenza nucleare come fulcro della loro politica di sicurezza per gli anni a venire.

Tra le nuove bombe e testate nucleari testate recentemente dagli USA spiccano:

  • la nuova testata chiamata a “basso rendimento”, W76-2, sviluppata sotto l’amministrazione Trump, schierata su missili balistici lanciati dal mare, trasportati da sottomarini. W76-2 sostituisce W76-1, ordigni a due stadi fissione-fusione per una resa di 90 kton. Questa versione a bassa resa è configurata per il solo stadio a fissione. Una resa esplosiva di 8 kton sufficiente a distruggere una città. Per intenderci, la bomba su Hiroshima era di 12,5 kton;
  • la bomba B61-12 che la National Security Administration sta producendo. Progetto iniziato con l’amministrazione Obama, è l’ideale per iniziare guerre nucleari. Può essere lanciato dall’aria e dal mare;
  • un nuovo missile da crociera lanciato dal mare con armi nucleari (SLCM-N), che non è necessario per la sicurezza degli Stati Uniti e che costerà decine di miliardi di dollari;
  • W93, una nuova testata nucleare destinata al dispiegamento sui sottomarini lanciamissili balistici statunitensi entro il 2040. Si tratta della prima testata completamente nuova da decenni, così come sul suo design, programma e giustificazione.

Tutte queste nuove bombe e testate sono solo una parte di una massiccia ricostruzione dell’intero arsenale nucleare degli Stati Uniti, che include anche nuovi missili terrestri a lungo raggio, nuovi sottomarini, nuovi bombardieri stealth a lungo raggio che trasporteranno i nuovi missili da crociera stealth di cui sopra e importanti aggiornamenti ai missili trasportati dai sottomarini.

Il costo totale per fare tutto questo mantenendo le armi esistenti sarà ben oltre 1.400 miliardi di dollari nei prossimi 25 anni. La sola B61-12 ha dovuto affrontare importanti sforamenti dei costi e anni di ritardi. La NNSA inizialmente aveva detto che la bomba sarebbe costata 4 miliardi di dollari, poi ha rapidamente alzato il conto a 8 miliardi di dollari, mentre il Pentagono inizialmente l’ha stimato in 10 miliardi di dollari. Il costo effettivo, compreso il lavoro che l’Air Force sta facendo, sarà di 14 miliardi di dollari.

La NNSA inizialmente aveva previsto che avrebbe iniziato a produrre le bombe nel 2017, mentre il Pentagono ha aveva individuato nel 2022 l’anno d’inizio lavori. Il Pentagono aveva ragione, con il B61-12 che è finalmente entrato in produzione alla fine del 2022.

La decisione di ritirare il B83, l’arma più distruttiva nelle scorte nucleari degli Stati Uniti, fu annullata dall’amministrazione Trump. Il B83 ha una potenza esplosiva di circa 1,2 megatoni, 80 volte più grande della bomba sganciata su Hiroshima.

In una simulazione sviluppata dall’Union of Concerned Scientists, sganciare una bomba come la B83 su un impianto nucleare in Iran ucciderebbe oltre tre milioni di persone e diffonderebbe radiazioni mortali in Afghanistan, Pakistan e India. L’amministrazione Biden ha deliberato che ritirerà la B83, e quanto accadrà dipenderà molto dalle elezioni presidenziali.

Integrare armi nucleari e cibernetiche con quelle convenzionali, unito allo sviluppo di nuove armi nucleari, desta notevole preoccupazione considerato l’aggravarsi del conflitto in Ucraina, Palestina, Mar Rosso, il programma nucleare iraniano e quello della Corea del Nord.

Un clima globale di estrema tensione e di fragilità degli equilibri geopolitici globali di cui, purtroppo, non si parla abbastanza.

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