Guerra Afghanistan: ecco le bugie e i segreti USA. L’inchiesta choc

Violetta Silvestri

10 Dicembre 2019 - 18:48

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Guerra in Afghanistan: 18 anni di bugie e segreti USA finalmente rivelati. L’inchiesta choc sulla lunga battaglia contro i Talebani

Guerra Afghanistan: ecco le bugie e i segreti USA. L’inchiesta choc

Sulla lunga e complessa guerra in Afghanistan è arrivata una rivelazione choc. Gli USA hanno mentito per 18 anni sull’esito e gli obiettivi del conflitto più difficile della loro storia recente. A confermare questa verità scomoda e di impatto è stata un’inchiesta del Washington Post, appena diffusa.

Non sono ipotesi o valutazioni pacifiste a rivelare questa amara conclusione. L’inganno della guerra contro i Talebani è stato ammesso dai protagonisti sul campo, che hanno così smascherato le politiche statunitensi da Bush a Obama fino a Trump.

Anni di bombardamenti, interventi militari, missioni, azioni di difesa e attacco nella terra afghana sono stati mistificati con dati e proclami falsi.

Quello che emerge dall’indagine è un quadro desolante: nella guerra in Afghanistan ci sono stati 18 anni di bugie. E di morti e distruzione inutili.

Guerra Afghanistan: tutte le bugie del conflitto. I segreti rivelati

L’indagine portata avanti dal Washington Post è lunga 2.000 pagine e comprende un rapporto speciale, intitolato “Lesson Learned” con almeno 400 interviste a colonnelli, ufficiali NATO, vertici militari USA.

Il risultato è sorprendente: tutti sapevano che le cose si erano messe male in quella maledetta terra sconosciuta. Eppure, la guerra è andata avanti, diffondendo all’opinione pubblica l’immagine invincibile degli USA.

Il colonnello Bob Crowley, consulente senior della contro insurrezione fra 2013 e 2014, non ha usato mezzi termini per descrivere il conflitto:

“ogni dato veniva modificato per presentare la situazione sotto la miglior luce possibile.”

Il generale Douglas Lute ha rincarato la dose con le parole:

“dell’Afghanistan non capivamo niente. Ci mancavano le informazioni basilari, non sapevamo cosa stavamo facendo.”

Le domande dei vertici militari USA erano frequenti, tutte senza risposta e, soprattutto, ribaltate in affermazioni convincenti e dal tono vittorioso. Non si sapeva cosa si stesse facendo in quel Paese dopo che i Talebani erano stati sconfitti. Non erano chiari gli obiettivi: Costruire una nazione? I diritti delle donne?.

Confusione, incapacità di uscire in modo degno dalla guerra, mancanza di un piano strutturato, inefficacia. Da Bush a Obama fino a Trump, però, gli Stati Uniti hanno continuato a mantenere truppe in quella terra, per combattere contro il terrorismo e portare la democrazia.

Seppure con metodi diversi, tutti, stando all’inchiesta, hanno fallito e non hanno voluto ammetterlo.

La storia del conflitto delle menzogne

Distruggere al-Quaeda, sconfiggere il terrorismo talebano ed evitare una nuova strage come quella dell’11 settembre negli USA, che sconvolse il mondo: questi sono stati i motivi della guerra in Afghanistan.

Quando però, dopo mesi di coinvolgimento sul campo, le truppe statunitensi sembravano aver completato la missione, hanno voluto continuare il conflitto. Tra il 2001 e il 2002 l’esercito di Bush era riuscito a portare a casa alcune rapide vittorie. La decisione, quindi, fu di lasciare truppe leggere in Afghanistan, mentre il Presidente USA si imbatteva in un altro conflitto, quello in Iraq.

La terra dei talebani, quindi, rimase in secondo piano nella strategia militare americana. Tornati alla ribalta i capi di al-Qaeda, Obama decise di tornare in campo con una missione congiunta con la NATO. Il Presidente democratico cercò di riportare le truppe a casa con scadenze ben definite. Non si arrivò, nemmeno in questo caso, a risultati siddisfacenti sul campo.

Il fallimento della guerra in Afghanistan, adesso smascherata nelle bugie, sta continuando con Trump, che dovrebbe riaprire negoziati con i talebani.

Al momento, l’unica certezza di questa lunga battaglia sono le menzogne.

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