Gas, nuovo piano d’emergenza del governo: aiuti alle famiglie, tagli ai riscaldamenti in case e scuole e razionamenti per le imprese

Giacomo Andreoli

23/08/2022

Dopo le ultime impennate al prezzo del gas il governo studia un nuovo decreto con aiuti a famiglie e imprese, mentre si avvicina lo spettro dei razionamenti anche in casa e nelle scuole.

Gas, nuovo piano d’emergenza del governo: aiuti alle famiglie, tagli ai riscaldamenti in case e scuole e razionamenti per le imprese

Un nuovo intervento a favore di famiglie e imprese, contro i nuovi rincari del gas e della luce. Il governo Draghi, seppur dimissionario, ci lavora, nel solco del mandato affidatogli dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella quando ha sciolto le Camere. Il momento, d’altronde, è di emergenza e non si possono attendere le elezioni del 25 settembre e quindi la formazione di un nuovo governo ad ottobre.

Ieri lo ha spiegato al meeting di Rimini Roberto Garofoli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio vicinissimo a Mario Draghi, dicendo che “i recenti aumenti dei prezzi delle fonti energetiche determinano ulteriori preoccupazioni e l’esecutivo continuerà nelle prossime settimane a monitorare questa situazione e a muoversi”.

Il prezzo del gas sul mercato di Amsterdam in queste ore è leggermente sceso, dopo la fiammata di ieri, ma rimane pericolosamente sopra i 250 euro a megawattora. Un nuovo decreto, quindi sembra all’orizzonte, mentre si avvicina lo spettro dei razionamenti di energia anche in aziende, scuole e abitazioni private, con le prime che tramite Confindustria si dicono già pronte ad intervenire.

I nuovi aiuti a famiglie e imprese

L’esecutivo Draghi in queste settimane aveva stabilito una linea: evitare nuovi decreti dopo il Dl Aiuti bis, per lasciare al nuovo governo l’iniziativa sul fronte energetico. Ma questi prezzi, se rimarranno tali anche nei prossimi giorni, renderanno inevitabile il nuovo intervento. In campo ci sono il rafforzamento dei crediti d’imposta e degli altri sostegni alle imprese, soprattutto le energivore, oltre al potenziamento degli aiuti per le famiglie.

In tal senso potrebbe essere esteso il bonus sociale per aiutare i nuclei meno abbienti e forse azzerata temporaneamente l’Iva sul gas (già ridotta al 5%). Per intervenire si dovrà radunare di nuovo l’oramai vecchia maggioranza di larghe intese oggi frantumata in tre poli che si confrontano in campagna elettorale. Per questo è difficile aspettarsi aiuti corposi, che ogni forza politica vuole attestarsi in caso di vittoria dopo il voto.

Rimane poi l’incognita delle coperture, dopo che il Dl Aiuti bis è costato 17 miliardi di euro, contro i 13 inizialmente previsti: trovare nuovi fondi tra le pieghe del Bilancio dello Stato significa non lasciare al nuovo esecutivo alcun gruzzolo per la Finanziaria d’autunno e anzi costringere il governo che verrà ai salti mortali per confermare tutti gli interventi e i sostegni pubblici già in essere.

Costi di gas e luce saliti del 135% in due anni

Intanto Stefano Besseghini, presidente di Arera, l’Autorità per l’energia, ha avvertito che a settembre sarà indispensabile verificare se le risorse messe in campo fino a questo momento sono sufficienti. Alla fine del mese prossimo, quindi, l’Autorità darà l’ok all’aggiornamento delle tariffe e allora potrebbe arrivare il temuto raddoppio dei prezzi delle bollette, o forse anche peggio, di inizio ottobre.

L’Istituto ricerche consumo ambiente e formazione (Ircaf), intanto, ha fatto qualche conto sull’intero anno, spiegando in uno studio che nel 2022 la famiglia italiana tipo spenderà almeno il 135% in più rispetto al 2020. Anche per questo Draghi ha detto ai ministeri di convocare i capi di gabinetto convocati per spingere il piano di riforme del Pnrr, che ha nella transizione energetica uno dei suoi obiettivi cardine.

Cosa prevede il piano di razionamento

Nel frattempo, però, in uno scenario che il direttore dell’Istitute for global studies Nicola Pedde ha definito in un’intervista a Money “molto cupo, si avvicina lo spettro dei razionamenti. Il piano di emergenza già c’è ed è in linea con le indicazioni dell’Unione europea in caso di stop totale delle forniture dalla Russia. Allo stesso modo lo hanno preparato tutti gli altri governi nel Vecchio Continente.

Si partirebbe dall’obiettivo stabilito dalla Commissione Ue, per ora su base volontaria, di tagliare del 7% i consumi di gas e luce. Dopo i primi interventi già realizzati in alcune città italiane, si parla di un possibile spegnimento delle luci e dei monumenti la sera, così come di chiusura anticipata dei negozi, con il piano che potrebbe estendersi anche alle case e alle scuole.

Nel primo caso sarebbe impossibile imporre qualcosa: verrebbe solo raccomandato di ridurre di due gradi il riscaldamento. Per gli istituti scolastici invece, ci sarebbe innanzitutto lo spegnimento di luci e termosifoni in classe quando non strettamente necessari.

Potrebbero quindi essere imposte temperature più basse di uno o due gradi rispetto agli anni passati. La decisione sull’accensione, comunque, non verrebbe presa dalle scuole ma dai municipi e dai comuni, motivo per cui viene chiesto un confronto con gli enti locali. L’Associazione nazionale presidi, poi, suggerisce un’altra soluzione: anticipare le lezioni pomeridiane alle 14, per fare in modo che gli ambienti restino caldi dalla mattina e non serva tenere i riscaldamenti sempre attivi.

Imprese pronte al taglio dei consumi

Ma ad essere coinvolte maggiormente sarebbero le imprese meno energivore, a cui lo Stato richiederebbe i sacrifici più ingenti. Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, intervistato dal Tg5, ha spiegato che il mondo industriale italiano “deve farsi trovare pronto” ai razionamenti. Contemporaneamente, però, ha chiesto al governo di imporre un tetto nazionale al prezzo del gas, a meno che non arrivi un price cap europeo.

E ancora: sospensione dei certificati Ets (i certificati verdi che fanno pagare dazio per l’energia inquinante) e una quota nazionale di produzione da fonti rinnovabili, a costo amministrato, riservata all’industria manifatturiera.

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