Furbetti del cartellino: nuova sentenza della Corte di Cassazione. Il licenziamento è legittimo

Anna Maria D’Andrea

7 Settembre 2016 - 18:30

condividi

Per i furbetti del cartellino non sarà vita facile. La Corte di Cassazione ha depositato la sentenza che legittima il licenziamento per i dipendenti pubblici accusati di manipolazione dei badge marcatempo. Ecco il caso del medico dell’Asl Roma C.

Furbetti del cartellino: nuova sentenza della Corte di Cassazione. Il licenziamento è legittimo

Nessuna giustificazione valida, per i furbetti del cartellino.
Timbrare il badge segnatempo in entrata ed uscita, per poi assentarsi dal posto di lavoro, è una motivazione che legittima il licenziamento.

La conferma della Suprema Corte arriva dopo il ricorso di un medico dell’Asl Roma C, e conferma il principio cassato dalla Corte circa la legittimità al licenziamento per i lavoratori dipendenti pubblici, qualsiasi sia la motivazione dell’assenza non precedentemente comunicata.

Ecco come sono andati i fatti.

Non ci sono deroghe: la Cassazione legittima il licenziamento per i furbetti del cartellino

Con la Sentenza 17637 depositata il 6 settembre dalla Corte di Cassazione arriva la conferma. I dipendenti pubblici che timbrano il cartellino per poi assentarsi dal posto di lavoro sono sanzionati con il licenziamento.
Il caso riguarda un dipendente dell’Asl Roma C: dopo la timbratura in entrata del cartellino marcatempo, il dipendente si era allontanato dal posto di lavoro. Il cartellino risultava, poi, timbrato anche all’orario d’uscita dal turno presso la struttura ospedaliera di servizio.

Secondo i giudici, il comportamento del dipendente pubblico costituisce falsa attestazione della propria presenza in servizio.

A fronte delle sentenze passate in giudicato, però, che avevano stabilito la colpa del lavoratore, quali sono le motivazioni addotte dinnanzi alla Corte di Cassazione?
Non si può stabilire se sia menzogna o verità, ma la giustificazione apportata dal dipendente pubblico appare quantomeno poco credibile.

Un periodo di forte stress, che avrebbe coinvolto la propria capacità di intendere e di volere, seguito da un forte esaurimento nervoso. Il motivo della fuga dal lavoro sarebbe stato, secondo le parole dell’ormai ex dipendente pubblico, l’assistenza da fornire agli anziani genitori.

Un forte esaurimento che, però, non avrebbe coinvolto la propria capacità e soprattutto il tempismo a presentarsi presso il posto di lavoro al termine del turno lavorativo.

Ecco perchè la Corte di Cassazione non ha ammesso il ricorso.

L’irrilevanza delle motivazioni: il dipendente può essere licenziato

La Corte di Cassazione si è espressa quindi circa la legittimità del licenziamento del medico «furbetto», affermando come le ragioni apportate per giustificare il proprio comportamento fossero irrilevanti. Il dottore, infatti, non aveva richiesto l’autorizzazione per assentarsi dal luogo di servizio, e si era assentato dopo aver falsificato la sua presenza sia in entrata che in uscita.

Le diposizioni di legge che ammettono il licenziamento dei dipendenti pubblici in casi come questo si ritrovano nell’art.55ter del decreto legislativo 165\2001, il Testo unico sul pubblico impiego: si tratta di falsa attestazione della presenza in servizio, mediante l’alterazione dei sistemi di rilevamento della presenza o con modalità fraudolenta.

Corte di Cassazione: non solo licenziamento. E’ truffa aggravata

La Corte di Cassazione non si è limitata soltanto a legittimare il licenziamento del medico assenteista. Nella sentenza ha osservato come la falsa attestazione possa anche essere considerata come un caso di truffa aggravata. La falsificazione dei sistemi marcatempo, se perpetuata per periodi considerati economicamente apprezzabili, potrebbe arrecare un danno economico a carico della pubblica amministrazione.

L’osservazione, quindi, potrebbe portare a nuovi risvolti sulle sanzioni e sulle condanne inflitte ai furbetti del cartellino.

Dopo i recenti scandali della pubblica amministrazione, che hanno coinvolto diversi dipendenti statali, sorpresi a timbrare il cartellino, per poi allontanarsi dal posto di lavoro e dedicarsi ad attività personali, la Sentenza arriva come una conferma ulteriore.
Conferma che, inoltre, si aggiunge alle recenti modifiche apportate al processo disciplinare diretto, previsto dalla Riforma Madia, per i dipendenti pubblici accusati di uso fraudolento dei badge marcatempo.

Insomma, per i furbetti del cartellino, da oggi ancor di più, non sarà vita facile.

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO

Correlato