Via libera all’accordo per la produttività delle Forze Armate: ecco cosa sappiamo sul nuovo Fesi 2024.
In arrivo il Fesi per le Forze Armate, la “produttività” che viene erogata in prossimità dell’estate al personale dell’Esercito, Marina e Aeronautica militare.
Una sorta di “quattordicesima” - che ricordiamo non spetta ai dipendenti del pubblico impiego - il cui importo varia a seconda di una serie di fattori, a partire dai giorni di servizio resi nel corso del 2024.
A dare via libera all’accordo sono state le sigle sindacali rappresentative tra quelle che hanno firmato il rinnovo di contratto (tutte tranne due quindi), le quali concordano sulla necessità di erogare in tempi brevi i compensi previsti dall’accordo per il Fesi (Fondo efficienza dei servizi istituzionali) 2024.
Al momento però non sappiamo ancora quando arriva il Fesi (si punta al pagamento dei compensi già in estate), mentre ricordiamo che a giugno per il personale di Esercito, Marina e Aeronautica sono in arrivo gli arretrati del rinnovo e gli adeguamenti stipendiali, come pure viene applicato per la prima volta il cuneo fiscale in busta paga.
Nell’attesa di questi pagamenti vediamo cosa prevede l’accordo per il Fesi e qual è stato il commento dei sindacati a riguardo.
Le novità per il Fesi delle Forze Armate
Tra le novità più rilevanti introdotte dall’accordo Fesi 2024 c’è il cambio del metodo di calcolo: non si fa più riferimento al punto parametrale, ma a un importo aggiuntivo pensionabile, che rende la distribuzione delle risorse più equa e strutturata.
Questa modifica, unita agli stanziamenti aggiuntivi previsti dal contratto 2022–2024, permette un aumento generalizzato della quota base compreso tra 100 e 200 euro netti per tutti i militari, a prescindere da ruolo e grado.
Viene inoltre riconosciuto un premio economico anche a diversi gradi apicali: 1° Graduato (+18 euro), Sergente Maggiore Capo (+22), Luogotenente (+26), così come ai Graduati Scelti e Capo con oltre 17 anni di servizio (+18).
Inoltre, al posto della frammentazione delle maggiorazioni degli anni precedenti, rimangono ora solo tre fasce meritocratiche: un +18% per chi ricopre qualifiche apicali (compresi i Capitani), un +20% per il personale delle articolazioni centrali con almeno 140 giorni di servizio, e un +22% per chi ha oltre 25 anni di servizio, è transitato a un ruolo superiore e rischiava di essere penalizzato nella ripartizione. Questa misura interessa in particolare Sergenti, Marescialli, Sottotenenti e Tenenti.
Una delle innovazioni più importanti riguarda però il conteggio delle giornate di servizio utili ai fini del Fesi: accanto ai giorni effettivamente lavorati, saranno ora validi anche quelli coperti da missioni (in patria e all’estero), congedi parentali, maternità, malattia per causa di servizio, permessi legge 104, allattamento, studio e terapie salva vita. Per la prima volta, si stabilisce una soglia unica di 110 giorni minimi per accedere al Fesi, e si introducono fasce di maggiorazione progressiva che premiano la presenza: da un +5% per chi supera i 140 giorni fino a un +38% per chi oltrepassa i 200.
Da segnalare anche un’importante apertura per il futuro: a partire dal 2026, i Comandanti di Squadra riceveranno una propria indennità di comando, autonoma rispetto al Fesi e parificata, nelle modalità di assegnazione, a quella prevista per Ufficiali e Sottufficiali.
Una novità storica, fortemente voluta e rivendicata dalle Apcsm (Associazioni professionali a carattere sindacale tra militari) che finora aveva visto questi ruoli riconosciuti solo all’interno del Fesi stesso, intaccando così le risorse per la produttività collettiva. Con questo cambiamento, si apre finalmente la strada a un trattamento più giusto e stabile anche per questa figura professionale chiave nelle dinamiche operative dell’Esercito.
Il commento dei sindacati
Il giudizio complessivo delle sigle sindacali sull’accordo è positivo, pur con alcune differenze di toni e rivendicazioni. Aspmi, insieme a Usmia Esercito, Siamo e Sam, ha sottolineato di aver dato il via libera al testo con senso di responsabilità e spirito di coesione, evidenziando che queste quattro sigle rappresentano oltre il 70% della forza sindacalizzata dell’Esercito Italiano.
Una scelta, spiegano, motivata dalla volontà di garantire tempi rapidi di pagamento e dare certezze economiche ai militari, spesso penalizzati da ritardi cronici (al punto da mettere in discussione il sistema NoiPa). Le stesse organizzazioni hanno precisato di aver contribuito in modo determinante a perfezionare gli aspetti tecnico-normativi del decreto, orientandolo verso una maggiore equità, soprattutto in favore dell’anzianità di servizio e dell’impegno continuativo.
Nel loro comunicato hanno tuttavia espresso rammarico per alcune “comunicazioni autocelebrative” da parte di altre sigle, accusate di voler intestarsi unilateralmente il merito di risultati ottenuti solo grazie a un lavoro congiunto e strutturato.
Secondo L.R.M., invece, il nuovo Fesi rappresenta un passo avanti decisivo verso una redistribuzione più giusta, in linea con l’obiettivo intermedio di equiparare le quote a quelle delle Forze di Polizia, e con quello finale di ottenere in prospettiva un Fesi sempre più simile a una quattordicesima.
Il fronte sindacale si è infine compattato in occasione del cosiddetto “giallo normativo” legato all’esclusione dei distacchi e dei permessi sindacali dal computo delle giornate utili: tutte le sigle firmatarie, comprese quelle inizialmente critiche, hanno accettato la rimozione della norma pur di non bloccare il decreto, mettendo l’interesse collettivo dei circa 150.000 militari davanti alle rivendicazioni di parte.
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