Fondi Lega, un incontro fra Savoini e i russi anche a Roma?

Mario D’Angelo

27 Luglio 2019 - 14:16

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Savoini, Meranda e Vannucci avrebbero incontrato Aleksandr Dugin già a settembre a Roma, e solo in seguito a Mosca al seguito della delegazione leghista. Quanto ne sapeva Salvini?

Fondi Lega, un incontro fra Savoini e i russi anche a Roma?

Mosca non è stato l’unico terreno di dialogo fra la Lega e gli uomini d’affari russi. L’incontro del 18 ottobre al Metropol, infatti, sarebbe stato preceduto da un altro tenutosi il 25 settembre a Roma, sempre in un hotel di lusso, a due passi da Piazza del Popolo. Proprio in quell’occasione, secondo le ultime rivelazioni di Repubblica, si sarebbe formato il terzetto formato dal leghista Gianluca Savoini, l’avvocato Gianluca Meranda e il suo consulente finanziario Francesco Vannucci.

Incontro Lega-Russia già a Roma

Il successo di Matteo Salvini nei sondaggi, finora, non è stato intaccato dal caso dei presunti fondi russi inviati alla Lega (in cambio di una commessa da 3 milioni di tonnellate di carburante), né da tutto l’annesso e connesso: l’apertura dell’inchiesta da parte della procura di Milano per corruzione internazionale o la smentita di Conte sul rapporto fra Salvini e Savoini.

Nella sua audizione in Senato, infatti, il premier Giuseppe Conte ha detto chiaro e tondo che “la delegazione ufficiale comprendeva anche il nominativo del signor Savoini”, in netto contrasto con la versione del ministro dell’Interno.

Il colloquio fra Savoini e Dugin al De Russie

Già nel febbraio scorso, il settimanale L’Espresso aveva dato conto della presenza a Roma di Savoini e Aleksandr Dugin, l’ideologo sovranista russo che nel 2016 ha intervistato Salvini. Una presenza oggi confermata da una foto, che ritrae i due uomini in partenza il 24 settembre per la Capitale dal Sheremetyevo di Mosca.

I due, secondo il quotidiano, si sarebbero visti il giorno successivo al De Russie, così chiamato perché la famiglia zarista lo aveva eletto a soggiorno romano favorito. Lì si sarebbero presentati anche Meranda e Vannucci. I tre italiani, interrogati dai pm, si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere e hanno presentato al Riesame ricorso contro i sequestri di telefoni e documenti

Nel caso si rivelassero veritiere, l’articolo di Repubblica fa sorgere un ulteriore dubbio sul caso: se il presidente dell’associazione Lombardia-Russia aveva già avviato i colloqui a Roma, possibile che Salvini non sapesse nulla? E, in tal caso, quanto controllo esercita il vicepremier sui propri uomini?

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