First Republic Bank crolla, non c’è tempo per il salvataggio: cosa succede adesso

Giorgia Bonamoneta

29 Aprile 2023 - 19:06

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First Republic Bank verso il fallimento. La crisi è dovuta, ancora una volta, alla fuga dei clienti. C’è tempo per il salvataggio? Gli esperti dicono di no.

First Republic Bank crolla, non c’è tempo per il salvataggio: cosa succede adesso

First Republic Bank è l’ennesimo fallimento di una banca, insieme a Silicon Valley e Signature, dovuto all’attuale condizione economica e finanziaria americana. I media americani hanno già dato la notizia di una prossima liquidazione amministrativa coatta, definendo First Republic Bank uno “zombie” impossibile da salvare. Sembra infatti che la banca abbia abbastanza soldi per sopravvivere ancora un po’, ma alla fine è destinata a crollare. In altre parole: non c’è tempo per il salvataggio.

La segretaria al Tesoro Janet Yellen non è d’accordo e sta tentando un salvataggio dell’ultimo minuto allungando alla banca circa 30 miliardi di dollari in depositi su base temporanea per sostenere le sue finanze. Secondo gli esperti del settore le azioni di Yellen sono dovute solo a un estremo tentativo di salvare la sua di faccia e questo, come in altre occasioni, l’ha porta a fare diversi errori.

Una soluzione alternativa c’è, scrive critico Charles Gasparino sul New York Post, ed è quella di mettere la banca in “amministrazione controllata”.

First Republic Bank, azioni al minimo: cosa sta succedendo

First Republic Bank non se la passa bene. Dopo una settimana con azioni che hanno chiuso al minimo, l’istituto ha segnalato una perdita di 100 miliardi di dollari nei depositi dei clienti. Già nel corso dell’anno le azioni di First Republic sono scese di circa il 97% e la sua capitalizzazione di mercato si è ridotta a 642,33 milioni di dollari.

A far notare i punti in comune con Silicon Valley Bank sono stati gli stessi investitori. Secondo questi infatti le due banche hanno diverse affinità, tra cui lo stesso sistema di business. Come accaduto per gli altri fallimenti, i clienti hanno sentito la puzza di crollo e hanno spostato velocemente il denaro. I depositi volatili hanno così messo ancora più in difficoltà la banca.


Secondo gli analisti le banche di medie dimensioni, nelle quali depositano principalmente clienti benestanti, sono quelle a più alto rischio di fallimento. Le banche grandi hanno invece hanno diversificato i depositanti, garantendosi una base di clientela che difficilmente fugge verso altri lidi al primo segnale di crisi.

Perché le banche negli Stati Uniti stanno fallendo?

Si chiama “crisi di liquidità” ed è il fenomeno di fuga che ha investito le banche a inizio marzo, affossandone di grandi e medie dimensioni. Molte banche hanno infatti iniziato un business di conti digitali (almeno il 60%) che solo a marzo, post pandemia, ha mostrato le sue crepe: la possibilità di trasferire in poco tempo i depositi da una banca all’altra. Questa “fuga”, scatenata al minimo fruscio, ha causato i crac recenti.

Un esempio: a inizio marzo la piattaforma LunarCrush ha rivelato la fuga di clienti. La preannunciata crisi ha condotto alla fuga molti clienti, con la richiesta di prelievo per 42 miliardi di dollari in un solo giorno. Il caso di First Republic Bank mostra invece un’incapacità nel gestire una crescita rapida. Sono infatti almeno 4 le cause individuate per il crollo, 3 delle quali legate a carenze di supervisione. A questo si aggiungono, come fa notare il vicepresidente della Federal Reserver Michael S. Barr, gli errori trainati dalle modifiche legislative introdotte da Donald Trump che hanno alleggerito i controlli di sicurezza per banche di medie dimensioni. Il pacchetto della crisi era servito.

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