Federal Reserve: tra autonomia e accountability nella politica monetaria moderna

Timothy Taylor

9 Novembre 2025 - 08:21

L’espansione del bilancio della Fed, le perdite recenti e il ritardo nella risposta all’inflazione riaccendono il dibattito su quanto l’indipendenza monetaria debba restare senza vincoli.

Federal Reserve: tra autonomia e accountability nella politica monetaria moderna

In generale, sostengo l’indipendenza delle banche centrali, ma questa indipendenza ha un prezzo: vincoli e responsabilità. Pertanto, quando una banca centrale – come la Federal Reserve – non riesce a raggiungere i propri obiettivi, oppure fa un uso particolarmente aggressivo e innovativo dei propri poteri che finisce per generare costi elevati, allora la Fed deve rendere conto di tali scelte. Andrew T. Levin e Christina Parajon Skinner analizzano alcune decisioni della Fed negli ultimi anni nel loro articolo “Central Bank Oversight: Assessing the Fed’s Accountability to Congress” (Vanderbilt Law Review, 2024, 77:6, pp. 1769-1830). Gli autori scrivono:

Negli ultimi 15 anni, tuttavia, la portata e la complessità della politica monetaria hanno superato la capacità del Congresso di monitorare tali politiche attraverso i meccanismi di supervisione esistenti. Ad esempio, i cambiamenti interni nella governance della Fed e nelle sue dinamiche di potere hanno portato alla scomparsa dei dissensi nelle decisioni di politica monetaria, rendendo più difficile per i legislatori comprendere la gamma di opinioni che hanno informato tali decisioni. Inoltre, durante l’ultima serie di acquisti di titoli (“QE4”) nel periodo 2020–22, la Fed non ha fornito al Congresso analisi costi-benefici o valutazioni dei rischi in nessuna fase del programma. Infatti, il QE4 probabilmente costerà ai contribuenti più di 1 trilione di dollari, ma la sua efficacia non è ancora stata sottoposta a revisioni esterne.

Durante la pandemia, l’inflazione misurata dal Consumer Price Index è salita fino al 9,1% nel giugno 2022. I lettori ricorderanno che c’è stato un dibattito sulla causa principale: se fosse dovuta alle interruzioni delle catene di approvvigionamento durante la pandemia – e quindi destinata a svanire da sola – o ai livelli elevati di spesa pubblica durante la pandemia, nel qual caso l’inflazione poteva persistere. Come spesso accade, la risposta corretta è stata “un po’ di entrambe”, ma resta il fatto che l’inflazione ha iniziato a crescere all’inizio del 2021 e la Fed non ha aumentato i tassi di interesse per contrastarla fino alla primavera del 2022, momento in cui l’inflazione ha iniziato a diminuire. A mio avviso, la Fed è stata riluttante ad aumentare i tassi per un certo periodo perché ciò poteva sembrare una critica o un’accusa ai programmi di spesa della nuova amministrazione Biden per l’aumento dell’inflazione, invece di reagire semplicemente al fatto dell’aumento dei prezzi. [...]

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