Il prezzo del gas viaggia sui 37 euro per megawattora in Europa. Perché c’è allerta in vista dell’inverno? I fattori da monitorare.
Il prezzo del gas in Europa si mantiene sulla soglia dei 37 euro per megawattora.
I futures di ottobre sul benchmark olandese, riferimento europeo, sono aumentati dal minimo di due mesi di 33€ tra revisioni al rialzo della domanda e fornitura incerta.
Dopo un calo settimanale del 3,4% la scorsa settimana, i prezzi del gas europeo sono saliti di nuovo lunedì 23 settembre, poiché i trader stanno valutando i rischi per l’approvvigionamento derivanti dai conflitti in Medio Oriente e al confine tra Ucraina e Russia, nella regione russa di Kursk, dove si trova la stazione di misurazione del gas di Sudzha per il pompaggio del gas russo verso ovest, in Europa.
In realtà, sono diversi i fattori da monitorare per prevedere il prezzo del gas in Europa in vista dell’inverno. Il vecchio continente resta vulnerabile a potenziali oscillazioni, soprattutto al rialzo.
Il prezzo del gas in Europa può aumentare? I rischi da valutare
Il prezzo del gas in Europa continua a essere sotto pressione e le previsioni non escludono ancora volatilità.
Lo stoccaggio di gas europeo è ora pieno per oltre il 93%, secondo i dati di Gas Infrastructure Europe. Ciò fornisce una certa rassicurazione sulla fornitura in vista della stagione invernale. Tuttavia, il gas immagazzinato non basterebbe a coprire il fabbisogno invernale dell’Europa, per cui gli operatori stanno valutando le possibili interruzioni dell’approvvigionamento come fattori determinanti - e preoccupanti - per i prezzi.
I combattimenti nella regione di Kursk in Russia continuano e questo innervosisce il mercato del gas. Inoltre, l’accordo di transito per spedire la fornitura russa in Europa tramite l’Ucraina scade alla fine di quest’anno. L’Ucraina ha segnalato che non avrebbe negoziato un’estensione dell’accordo. Secondo alcune indiscrezioni, Kiev aveva accettato di trasportare gas azero in Europa come misura temporanea dopo la fine dell’accordo quinquennale di Gazprom. Ma in assenza di conferma, alcuni Paesi Ue restano in bilico e si rischia di avere un gap nell’approvvigionamento del prossimo anno.
In Medio Oriente, intanto, le tensioni tra Israele e Hezbollah in Libano stanno aumentando, mentre la regione è nuovamente sull’orlo di una guerra totale, minacciando potenzialmente i giacimenti di gas naturale al largo di Israele, che forniscono Israele, Egitto e Giordania.
In Norvegia, i lavori di manutenzione presso gli stabilimenti di Skarv e Sleipner sono stati prorogati, il che significa che nei prossimi giorni la fornitura norvegese all’Europa sarà leggermente inferiore a quanto previsto in precedenza.
Infine, negli Stati Uniti, le strutture energetiche della costa del Golfo sono state riavviate dopo l’uragano Francine, con la riapertura dei porti e l’accettazione di petroliere e Gnl.
Gli analisti delle materie prime di Rabobank hanno commentato che un inverno più freddo del solito farà crescere la domanda di riscaldamento e la concorrenza per il Gnl. Con le temperature invernali, infatti, l’Europa dovrà importare più gas naturale liquefatto e questo potrebbe essere un problema.
In questa rete di fattori geopolitici, il prezzo del gas in Europa è suscettibile di repentine oscillazioni.
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