EUDI Wallet, cos’è, come funziona e quando arriva in Italia

Emanuele Di Baldo

14 Novembre 2025 - 17:37

L’European Digital Identity Wallet (EUDI Wallet) è l’identità digitale europea del futuro: ecco quando sarà rilasciata e come si sta preparando l’Italia

EUDI Wallet, cos’è, come funziona e quando arriva in Italia

Immagina di avere sullo smartphone un portafoglio digitale unico, che raccoglie la tua carta d’identità, il passaporto, la patente, certificati anagrafici, attestati di studio, e magari anche l’accesso ai servizi bancari o sanitari; il tutto gestito da te, con la tua approvazione. Bene: questo è esattamente il concetto alla base del futuro portafoglio digitale europeo, l’EUDI Wallet (European Digital Identity Wallet).

Nessuna fantascienza, ma una realtà normativa e tecnologica già in divenire, che entro poco porterà tutti i cittadini dell’UE a poter gestire l’identità digitale in modo più fluido, sicuro e interoperabile. In un’epoca in cui fare tutto dal divano - aprire un conto, firmare un documento, accedere al servizio pubblico - è la norma, avere uno strumento digitale comunitario che sia accettato da aziende e pubbliche amministrazioni è il prossimo grande salto.

Per l’Italia, che già oggi dispone di sistemi come lo SPID e la CIE (Carta d’Identità Elettronica), l’avvento dell’EUDI Wallet rappresenta una evoluzione naturale, ma anche una sfida: come integrarsi, quali servizi abilitare, quali cambiamenti aspettarsi.
Ecco, allora, cos’è l’EUDI Wallet, come funzionerà, a cosa servirà, quando arriverà in Italia e come si lega agli strumenti già in uso.

Cos’è l’EUDI Wallet?

La sigla EUDI sta per “European Digital Identity” e il portafoglio digitale associato, l’EUDI Wallet, è lo strumento con cui ogni cittadino o residente nell’Unione Europea potrà gestire la propria identità digitale e una serie di credenziali verificabili (attributi digitali) in modo sicuro, interoperabile e cross-border.

In pratica, non si tratta solo di una app o di una tessera digitale: è un’interfaccia digitale che permette di conservare e presentare certificati, documenti e attestazioni, con la tua autorizzazione, a servizi pubblici, privati o transnazionali.

Dal punto di vista normativo, l’istituzione dell’EUDI Wallet prende corpo con il Regolamento (EU) 2024/1183 del Parlamento e del Consiglio datato 11 aprile 2024 - che modifica il precedente regolamento (EU) 910/2014 (conosciuto come eIDAS) - e definisce il nuovo quadro per l’identità digitale europea.

Questo regolamento impone agli Stati membri di offrire almeno un wallet conforme all’EUDI a chi lo richiede, seguendo standard comuni.
Ma non è tutto: accanto al regolamento sono previsti “atti di esecuzione” che definiscono requisiti tecnici, protocolli, interoperabilità, certificazione e sicurezza.

Quindi sì: è più di un’identità digitale “nazionale”, è un’identità digitale europea, pensata per funzionare ovunque nell’UE, non solo all’interno dei confini di un singolo Paese.

Come funziona (e a cosa servirà) l’identità digitale europea

Il funzionamento dell’EUDI Wallet ruota attorno a tre pilastri principali:

  • uso controllato e volontario da parte dell’utente;
  • interoperabilità e riconoscimento transnazionale;
  • sicurezza e fiducia elevata.

Immagina di attivare l’EUDI Wallet tramite un’app (o sistema similare) nel tuo paese, con la verifica della tua identità digitale. Una volta attivo, potrai depositare al suo interno credenziali digitali: per esempio, la tua patente, il certificato di residenza, un attestato universitario, un certificato sanitario, una firma elettronica qualificata. Quando un servizio - pubblico o privato - richiede una identificazione, tu puoi selezionare cosa condividere: ad esempio solo “ho più di 18 anni” anziché mostrare la data di nascita completa, se questa informazione non è necessaria. E la stessa cosa vale per i documenti caricati sul wallet.

I vantaggi, quindi, sono concreti: nessuna necessità di portare con sé documenti cartacei o multiple tessere, meno tempi di attesa per verifiche ripetute, accesso più semplice da smartphone o dispositivo digitale, maggior sicurezza grazie a standard europei che obbligano a certificazioni e audit. Tutto questo ovunque in Europa, che sia per vacanza o lavoro.

L’EUDI Wallet potrà essere dunque utilizzato per accedere a servizi della pubblica amministrazione, firmare contratti digitali, aprire conti bancari, attestare qualifiche professionali e viaggiare tra paesi UE con maggiore facilità (senza documenti fisici o problemi legati a traduzioni e permessi).

In più, la normativa prevede che le aziende e le pubbliche amministrazioni dell’UE accettino l’identità digitale attraverso tali wallet: in altre parole, non bastano i cittadini ad averlo, ma anche i servizi devono essere pronti ad accoglierlo.

Stando al calendario pubblico, le date di operatività sono note: la Commissione europea ha fissato che gli Stati membri debbano mettere a disposizione almeno un wallet entro il 24 dicembre 2026, mentre l’obbligo per le imprese e le PA di accettare l’identità digitale europea scatterà entro il 24 dicembre 2027.

Come si sta preparando l’Italia e che fine farà l’IT Wallet (con CIE e SPID)?

In Italia il percorso è già ben avviato e si parte da basi solide: il sistema di identità digitale nazionale è stato creato e ampiamente diffuso grazie a SPID per l’autenticazione e alla Carta d’Identità Elettronica (CIE) per l’identificazione fisica e digitale. Ma con l’arrivo dell’EUDI Wallet serve creare un ponte tra ciò che già esiste e ciò che verrà, evitando duplicazioni e favorendo integrazione.

Ecco dove entra in gioco l’IT Wallet, ossia il portafoglio digitale italiano che sarà interoperabile con il modello europeo.

Il Sistema IT Wallet è integrato nell’app IO - realizzato da PagoPA S.p.A. e dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale - e consentirà di conservare documenti digitali e usarli nei servizi pubblici e privati a 360°.

Al 2025, la funzione “Documenti su IO” conta circa 7 milioni di utenti e 11,7 milioni di documenti caricati (patenti, tessere sanitarie, carte della disabilità) nel contesto dell’IT Wallet (fonte: Osservatori Digitali PoliMi).

Il Governo italiano ha quindi scelto di far convivere SPID, CIE e IT Wallet: SPID rimane il sistema di autenticazione digitale, la CIE continua ad essere la carta d’identità fisica e digitale, mentre l’IT Wallet diventerà il contenitore dove sono gestiti documenti e credenziali, e sarà collegato al nuovo wallet europeo. Il passaggio non sarà immediato, ma graduale: per esempio, l’integrazione con l’EUDI Wallet richiederà che l’Italia adatti le proprie infrastrutture ai requisiti europei e che i wallet pubblici e privati nazionali siano conformi agli standard.

In concreto, quindi, l’utente italiano potrà presto usare l’IT Wallet come strumento nazionale, e in futuro, quando sarà pienamente operativo, usarlo poi anche come EUDI Wallet verso servizi europei. In questo senso, a chi si chiede “che fine faranno SPID e CIE” si può rispondere così: non scompariranno, ma diventeranno parte integrante del nuovo ecosistema digitale europeo. L’identità nazionale si evolverà verso l’identità europea, sfruttando ciò che già funziona in Italia.

Cosa pensano gli italiani dell’identità digitale comunitaria

Come detto, l’Italia appare come uno dei Paesi più pronti ad adottare il nuovo portafoglio digitale europeo, e i cittadini mostrano una certa apertura favorevole all’innovazione. Secondo i dati dell’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano infatti, il 56% degli italiani si dichiara “molto interessato” all’EUDI Wallet, il 26% assume una posizione neutrale e solo il 18% è contrario.

Quali sono le ragioni di questo orientamento? In parte la familiarità ormai diffusa con SPID e CIE aiuta a rendere gli utenti meno timorosi verso una nuova tecnologia. In più, la percezione che il wallet possa semplificare la vita digitale quotidiana (meno password, meno pratiche cartacee, accesso rapido) genera un certo entusiasmo. Tuttavia, non mancano gli scettici: la quota del 18% è composta prevalentemente da utenti over 55, poco abituati al digitale o con timori legati a privacy e sicurezza. Come sottolineato dall’Osservatorio, per superare queste resistenze sarà importante comunicare chiaramente le modalità d’uso e i vantaggi pratici.

Se allarghiamo lo sguardo all’Europa, anche negli altri Paesi vi sono iniziative e progetti di wallet digitale in corso - si stimano oltre 22 progetti di digital identity wallet nell’Unione, 11 dei quali già operativi in qualche forma, ma nessuno ancora pienamente certificato come conforme all’EUDI secondo il regolamento.

In Italia, quindi, si parte con un buon margine: elevata familiarità digitale, infrastrutture già presenti, e un’opinione pubblica abbastanza favorevole. Ma la vera prova arriverà nel passaggio all’azione: quando l’EUDI Wallet sarà davvero disponibile, e quando gli utenti lo utilizzeranno nei casi pratici - dall’apertura di un conto all’accesso sanitario, dal viaggio tra paesi UE all’ingresso in azienda - allora capiremo se l’entusiasmo si tradurrà in uso concreto.

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