Entro quanto tempo si può richiedere la correzione della busta paga e quando si perdono gli arretrati dovuti agli errori.
Come abbiamo spiegato più volte, il datore di lavoro è obbligato a rendere disponibile la busta paga al personale.
Questo documento deve contenere necessariamente alcuni elementi essenziali, necessari a spiegare nel dettaglio quali somme spettano al lavoratore.
La busta paga sbagliata è quindi fonte di grande disagio per i dipendenti, che temono conseguenze sul pagamento dello stipendio. Gli errori in busta paga non sono però insormontabili, è possibile chiederne la correzione insieme al pagamento di tutti gli arretrati spettanti.
Ma attenzione, ecco entro quanto tempo bisogna passare all’azione.
Chiedere la correzione della busta paga
Chi ha ricevuto una busta paga sbagliata, soprattutto se l’errore sta nell’importo, ne vorrebbe la correzione il prima possibile.
Di fatto, ottenendo una busta paga corretta si è più sicuri e si elimina ogni possibile fraintendimento. La correzione della busta paga, tuttavia, deve essere richiesta entro il giorno 16 del mese successivo; superato questo termine, non sarà più possibile chiederne la correzione della busta paga.
Ciò però non significa che la differenza di importo sia perduta, né tanto meno che verrà corrisposta senza essere opportunamente documentata.
Gli arretrati della busta paga sbagliata
La differenza di importo spettante al lavoratore a seguito di errori in busta paga può essere inserita in quelle successive, alla voce “arretrati anno corrente” oppure “arretrati anno precedente” a seconda dell’anno di riferimento. Il lavoratore ha molto tempo a disposizione per richiedere il pagamento degli arretrati, che dovrà in ogni caso essere accompagnato dalla busta paga che li indica.
Le scadenze a cui fare riferimento sono i tempi di prescrizione dei crediti da lavoro, che possono essere di 5 o 10 anni. I termini cambiano quindi a seconda della parte di retribuzione mancante al lavoratore, quindi all’errore in busta paga.
Entro quanto tempo chiedere gli arretrati
Il lavoratore può pretendere il pagamento degli arretrati dovuti a errori in busta paga entro 5 anni per questi crediti da lavoro:
- retribuzione ordinaria,
- lavoro straordinario,
- retribuzioni per festività nazionali;
- Tfr;
- indennità sostitutiva del preavviso;
- assegni familiari (fino a quando spettanti).
La prescrizione breve di 5 anni si applica in generale a ogni credito da lavoro dipendente che non rientra nelle ipotesi di prescrizione ordinaria decennale. Nel dettaglio, si prescrivono in ben 10 anni i crediti maturati per una qualifica superiore, che spettano se la busta paga ha erroneamente applicato al dipendente a un livello retributivo inferiore. È sempre di 10 anni, peraltro, la prescrizione dei crediti relativi a un risarcimento del danno dovuto dal datore di lavoro, come nelle ipotesi di licenziamento illegittimo.
Bisogna inoltre sapere che la prescrizione dei crediti da lavoro comincia a decorrere dalla cessazione del rapporto di lavoro subordinato. La legge vuole infatti consentire ai dipendenti di esercitare i propri diritti, tenendo conto della reticenza a intentare una causa quando il rapporto di lavoro è ancora attivo. Ovviamente, nulla vieta di agire prima e anzi la rapidità è spesso preferibile, essendo più facile provare le proprie pretese.
Meritano una trattazione a parte le indennità di malattia e maternità, che possono essere pretese entro 1 anno.
La busta paga non fa prova
Una delle paure più comuni di chi riceve una busta paga sbagliata è provare l’errore per ricevere il pagamento corretto.
A tal proposito, bisogna sapere che la busta paga non prova il pagamento dello stipendio, che deve sempre avvenire con strumenti tracciabili. Di conseguenza, anche se l’errore in busta paga riguarda l’indicazione di un importo maggiore rispetto a quello percepito dal lavoratore la prova è facilmente ottenibile.
Non solo, la busta paga in sé non prova neanche che i crediti indicati sono corretti, a meno che non sia il dipendente stesso a firmare per esplicito l’accettazione del contenuto.
Anche quest’ultima ipotesi è comunque superabile, dimostrando la differenza tra quanto indicato e il lavoro effettivamente svolto con ogni prova a disposizione, compresi i testimoni. Può però aiutare chiedere formalmente la correzione della busta paga o l’inserimento degli arretrati in quella successiva con una comunicazione scritta. Ciò aiuterà a risolvere la controversia se non si riesce amichevolmente, rivolgendosi ai sindacati o avviando una vera e propria causa civile.
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