Elezioni europee 2017: le economie più a rischio con una vittoria populista

C. G.

14 Marzo 2017 - 16:40

Elezioni europee 2017: chi sarebbe più a rischio nel caso venisse eletto un leader populista? Cerchiamo di capirlo paragonando le diverse economie.

Elezioni europee 2017: le economie più a rischio con una vittoria populista

Elezioni europee 2017: a breve sarà inaugurata la stagione delle elezioni europee 2017, un periodo storico che verrà ricordato come una miscela esplosiva di appuntamenti elettorali che rischiano di mettere a repentaglio la tenuta del blocco.

Questo perché dietro ciascuna delle prossime 3 elezioni europee 2017 si celano dei pericoli di deriva populista, anti-UE e anti-Euro. Nel caso in cui uno dei leader populisti in gara, come ad esempio Marine Le Pen, riuscisse a vincere le elezioni europee 2017, quale Paese ne risentirebbe maggiormente? Se il 2016 non è stato un anno per nulla facile e prevedibile, il 2017 rischia di ripercorrere la stessa strada. Gli analisti e i mercati sono stati sconvolti prima dalla Brexit e poi dalla vittoria di Trump. Ora le elezioni europee 2017 rischiano di causare nuovi shock inaspettati.

L’analisi seguente si basa su una ricerca della CNBC e non prenderà in considerazione soltanto chi dovrà affrontare le consultazioni, ossia l’Olanda, la Francia e la Germania, ma anche altri Paesi che rischiano di essere coinvolti da queste elezioni europee 2017, come l’Italia. Tutti verranno confrontati da diversi punti di vista, da quello economico a quello sociale. Sulla base di questo paragone si evincerà che i Paesi a più rischio in caso di una vittoria populista alle elezioni europee 2017 sono sia l’Italia che la Francia.

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Elezioni europee 2017: l’economia

Dal punto di vista economico l’Olanda, la Francia, la Germania e l’Italia hanno seguito tutte un simile trend di crescita economica dalla crisi del 2008 in poi, anche se scendendo più nel dettaglio dei dati forniti dall’Eurostat siamo in grado di evidenziare performance migliori in campo olandese e tedesco. L’Olanda, il primo tra i Paesi che si getterà nel caos delle elezioni europee 2017, è cresciuta più velocemente della Germania sia nel 2015 che nel 2016.

I tedeschi, però, sono l’economia più grande d’Europa con un Prodotto Interno Lordo annuo pari a circa 3.000 miliardi di euro. Il Pil annuo dell’Olanda si aggira invece attorno ai 696 miliardi. Se volessimo fare un paragone più chiaro potremmo dire che il Pil della Germania rappresenta il 20,6% dell’intero Prodotto Interno Lordo UE, quello della Francia il 14,8%, quello dell’Italia l’11,2% e quello dell’Olanda il 4,6%. Quale tra questi Paesi sarà il più colpito dalle elezioni europee 2017?

Elezioni europee 2017: la disoccupazione

Diamo ora uno sguardo al tasso di disoccupazione dei Paesi esaminati, tre dei quali in procinto di partecipare alle elezioni europee 2017. Parlando di mercato del lavoro non si può non notare come la situazione sia di gran lunga peggiore in Italia, dove il tasso è stato piuttosto alto dal 2011 in poi. Nel 2015 l’11.9% della popolazione italiana era disoccupata. Nello stesso anno la Francia ha registrato un tasso di disoccupazione al 10,4%, l’Olanda al 6,9% e la Germania a 4,6%.

Elezioni Europee 2017: servizi e debito pubblico

Diamo ora uno sguardo al debito pubblico dei Paesi prossimi alle elezioni europee 2017. Da questo punto di vista a spendere di meno è stata l’Olanda, il cui debito pubblico ha toccato quota 65,1% del Pil nel 2015. L’Italia ha invece registrato un debito pubblico pari al 132,3% del proprio Pil, la Francia ha toccato quota 96,2% e la Germania quota 71,2% del proprio Prodotto Interno Lordo. Nonostante l’alto livello di debito pubblico l’Italia ha speso meno degli altri in termini di benefici sociali. L’Olanda nel 2014 ha speso circa 11 mila euro per abitante, la Francia circa 10 mila, mentre l’Italia solo 7,6 mila.

Elezioni europee 2017: la politica

Nonostante le differenze fino ad ora esaminate, i Paesi citati, prossimi alle elezioni europee 2017, hanno un grande elemento in comune: una crescente insoddisfazione nei confronti dei poteri e delle élite politiche che li governano, cosa che, secondo Erik Jones, professore di studi europei, è da attribuire alla scomparsa dei partiti tradizionali che ha determinato un alto grado di volatilità.

Clemens Fuest, presidente dell’Ifo Insitute per la ricerca economica, ha fatto notare come negli ultimi 10 anni l’Europa abbia combattuto con una pressante crisi finanziaria e della moneta unica, il che ha progressivamente ridotto la fiducia delle persone. I partiti populisti, presenti più che mai in queste elezioni europee 2017, hanno avuto così modo di sfruttare queste insoddisfazioni fornendo soluzioni semplici, anche se spesso inadeguate, a problemi complessi.

A crescere è stato soprattutto il sentimento di anti-europeismo che potrebbe andare ad influenzare le prossime elezioni europee 2017 dato che le persone insoddisfatte sono più propense al cambiamento; il fenomeno è stato osservato soprattutto in Francia e in Italia ed è proprio in questi Paesi che il pericolo di derive autoritarie è sempre più marcato.

Elezioni europee 2017: chi soffrirebbe di più una vittoria populista

Come abbiamo già accennato all’inizio della nostra analisi, saranno le economie dell’Italia e della Francia a soffrire di più nel caso di una vittoria populista alle elezioni europee 2017. Una vittoria di Marine Le Pen, con conseguente uscita dall’Euro, potrebbe avere ripercussioni piuttosto negative sull’economia francese che potrebbe subire una brusca battuta d’arresto.

Sull’argomento anche: Abbandonare l’Euro: 3 modi in cui è possibile - Bloomberg

L’Italia non è in una condizione migliore. Nonostante non parteciperà in alcun modo alle elezioni europee 2017, le dimissioni di Renzi di dicembre, l’incertezza politica e l’instabilità finanziaria del Paese rischiano di renderlo più vulnerabile ad una presa del potere da parte del M5S, scrive la CNBC.

Nonostante la Francia e l’Italia siano state identificate come i Paesi più a rischio con una vittoria populista alle elezioni europee 2017, il quotidiano ha fatto notare come neanche l’Olanda e la Germania siano totalmente fuori pericolo. Ci sono ancora troppi elementi di incertezza sul piano internazionale - si pensi alla Brexit e a Trump - ed è ancora troppo presto per porte considerare questi Paesi fuori dal rischio derivante dalle elezioni europee 2017.

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