Effetto Diageo su azioni Campari, cosa sta succedendo

Laura Naka Antonelli

10 Novembre 2025 - 15:34

Azioni Campari ’contagiate’ dall’effetto del colosso beverage UK, così come i titoli del settore. Le ultime novità.

Effetto Diageo su azioni Campari, cosa sta succedendo

Azioni Campari in spolvero a Piazza Affari. Il titolo del gruppo produttore di bevande per aperitivi scatta al rialzo, guadagnando più del 3% sull’indice Ftse Mib della borsa di Milano, sulla scia dell’annuncio arrivato dalla rivale Diageo, che ha reso noto oggi di aver nominato Sir Dave Lewis nuovo amministratore delegato (CEO) dell’azienda, con efficacia a partire dal prossimo 1° gennaio 2026.

La notizia ha messo le ali alle azioni del colosso britannico scambiato sul Ftse 100 della borsa di Londra, che sono schizzate fino a +7% circa subito dopo la diffusione del comunicato, e a seguito del forte tonfo sofferto giovedì scorso.

I buy si accalcano in generale sui titoli del comparto beverage dell’Europa.

Diageo ha reso noto oggi che il suo consiglio di amministrazione ha preso la decisione di nominare Sir Dave sulla scia della sua “notevole esperienza”.

Si deve infatti a lui la rinascita del gruppo Tesco, che ha guidato assumendo la carica di CEO nel periodo compreso tra il 2014 al 2020, prima di diventare nel 2022 presidente della società attiva nell’healthcare Haleon e ricoprire anche la posizione di membro non esecutivo del CDA del gigante americano PepsiCo.

Con alle spalle un’esperienza significativa nei settori del marketing e dello sviluppo dei brand Sir Dave, noto anche come “Drastic Dave” , è stato al timone di aziende mondiali attive nei settori dei beni di consumo. Prima di salvare Tesco, ha prestato servizio per quasi 30 anni presso il gigante Unilever.

A capo ora di Haleon, leader del consumer healthcare, Dave si dimetterà dalla carica attuale il prossimo 31 dicembre 2025, per assumere la guida di Diageo.

Sir John Manzoni, presidente di Diageo che ha guidato il processo di selezione dei candidati alla posizione di AD, ha dichiarato di avere accolto con favore la nomina di Sir Dave a CEO del gruppo avvenuta, così come ha ricordato, a seguito di un iter approfondito a livello mondiale, che ha portato il CDA a ritenere all’unanimità che “Dave possieda sia la vasta esperienza come amministratore delegato, che le comprovate capacità di leadership nel costruire e promuovere marchi leader a livello mondiale, qualità ideali per Diageo in questa fase”.

La nomina di Sir Dave alimenta le speranze per un vero punto di svolta per il gigante del beverage che, la scorsa settimana, si è ritrovato costretto ad annunciare un profit warning e a lanciare dunque un allarme sia sulle vendite che sui profitti, sforbiciando le previsioni precedentemente rese note.

Il doppio allarme ha affondato subito le azioni, che sono precipitate al minimo dell’ultimo decennio, per la precisione dal 2015, sulla scia anche degli interrogativi sul futuro della gestione dell’azienda.

A pesare sui conti di Diageo, produttore del whisky Johnnie Walker e della vodka Smirnoff, sono state soprattutto le basse vendite dei suoi alcolici nei mercati chiave degli Stati Uniti e della Cina.

Effetto Diageo a parte, Campari rimane sotto i riflettori a seguito delle novità emerse dal Capital Market Day di giovedì scorso, 6 novembre 2025 che, come ha puntualizzato Equita SIM, è stato “focalizzato sulle opportunità di crescita del gruppo a supporto della guidance già nota di crescita M/H single digit delle vendite nel medio termine”.

In una nota a commento del CMD di Campari pubblicata venerdì scorso, la SIM ha riassunto quanto è emerso dalle dichiarazioni dei vertici, che hanno sottolineato come il rallentamento della domanda di spirits negli ultimi 2-3 anni sia “più ciclico (80%) che strutturale (20%)”.

Il management ha anche illustrato il punto di forza dell’Aperol, parlando della “rilevante opportunità di conquistare market share dalla birra premium (oggi il consumo globale di Aperol vale 1,5% di quello della birra)”.

Dai vertici anche altre indicazioni, tra cui l’intento, ha ricordato Equita, di “ concentrare gli investimenti di A&P (Advertising and Promotion, ovvero di Pubblicità e Promozione) sui marchi con opportunità di sviluppo su scala globale (Aperol, Espolon, Campari, Courvoisier, Wild Turkey) o su selezionati mercati (tra cui Crodino, Sarti Rosa, Glen Grant) e ridurre gli investimenti sui marchi con potenziale più limitato ma che rimangono comunque in portafoglio in quanto interessanti come marginalità”.

A tal proposito, “sono circa 30 i marchi marginali e potenzialmente in vendita (ca. 9% del fatturato, come atteso)”, ha aggiunto la SIM facendo notare anche che, nel corso del Capital Markets Day, Campari ha detto di prevedere che il proprio margine lordo beneficerà, tra i vari elementi, “della crescita del fatturato e conseguente leva operativa, del mix positivo guidato dagli aperitivi, dalla tequila e dalla premiumisation del portafoglio, e dalle efficienze sui costi”.

Equita ha commentato quanto emerso dal CMD sottolineando che le osservazioni fatte dai vertici “ supportano la nostra idea che Campari possa continuare a sovraperformare i peers , proseguire nel proprio percorso di deleverage e razionalizzazione del portafoglio, e sostenere una traiettoria di miglioramento dei margini organici ”.

Per la SIM il titolo Campari “ tratta con valutazioni attraenti sia absolute (PE26E di 17x rispetto ai 29x storico, e
sui minimi degli ultimi 10 anni) che relative (premio su Pernod/Diageo ca. 30% vs. 45% a 5 anni)
”.

Equita ha una visione positiva sulle azioni Campari, con target price a 8 euro, rispetto agli attuali 5,88 euro. Nessun grande scossone di Borsa per le azioni Campari dopo la notizia emersa una settimana fa circa, relativa al sequestro delle azioni ordinarie della Davide Campari Milano per oltre 1 miliardo e 200 milioni di euro, detenute dalla holding di diritto lussemburghese Lagfin, azionista di controllo del gruppo. Il gruppo ha dato pronti chiarimenti sulla questione, smorzando i timori di un impatto della vicenda sui suoi titoli.

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