Dalla retorica della transizione verde alla realtà dei vincoli economici: il fallimento degli obiettivi europei al 2035 mandano in soffitta l’agenda Draghi.
Il tempo seppellisce tutto, ma non il ridicolo.
Chi potrà mai dimenticare la riunione conclusiva del G20 di Roma, tenuto in coincidenza con il #COP26 World Leaders Summit alla fine dell’ottobre 2021, durante il quale furono ribaditi per l’ennesima volta gli impegni in materia di riscaldamento ambientale, con i leader convenuti alla Fontana di Trevi, per il tradizionale e di buon auspicio lancio della monetina, in occasione della seconda e ultima giornata del summit guidato dal presidente del Consiglio Mario Draghi insieme a Boris Johnson, Pedro Sanchez, Angela Merkel, mentre uno schieramento imponente di forze dell’ordine presidiava la zona.
Invece di fare mea culpa, si ricorre al vecchio ritornello autoassolutorio, “E’ tutto sbagliato, tutto da rifare”, da cui non si capisce chi è stato il responsabile del disastro. Stavolta, a riprendere la frase del mitico Gino Bartali è stato Mario Draghi, nel suo intervento a Bruxelles, svolto per celebrare il primo anniversario dalla presentazione del suo Report sulla Competitività europea: prendendo in considerazione gli obiettivi posti dall’Unione europea sulla transizione verso l’auto elettrica, ha affermato che “si basano su presupposti che non sono più validi” e che pertanto è necessario rimettere mano al divieto di produzione di nuove auto a benzina e diesel, previsto per il 2035. [...]
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