Così la guerra Russia-Ucraina ha sconvolto i mercati: la crisi in 10 punti

Violetta Silvestri

24 Agosto 2022 - 15:11

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Dopo sei mesi dall’inizio della guerra Russia-Ucraina, i mercati e l’economia globale non sono più gli stessi. Gli sconvolgimenti sono stati diversi e si possono riassumere in almeno 10 punti.

Così la guerra Russia-Ucraina ha sconvolto i mercati: la crisi in 10 punti

Sono già passati oltre sei mesi da quando la Russia ha invaso l’Ucraina in quella che Mosca chiama la sua “operazione militare speciale” e il bilancio vede migliaia di persone uccise, milioni rimasti senza casa e il mondo precipitato in una delle peggiori tensioni Est-Ovest dalla Guerra Fredda.

I mercati finanziari globali sono stati gettati in gravi turbolenze: cosa è successo finora e quali scosse all’economia globale? Un’analisi di Reuters prova a fare un elenco dei principali sconvolgimenti.

1. La recessione sta arrivando

Recessione quasi certa in Europa, dove i prezzi del gas, fondamentale per le famiglie e l’industria, sono più che triplicati dal solo giugno per i timori che la Russia interromperà le sue forniture, portando forse al razionamento energetico in alcune economie.

La Banca centrale europea, la Banca d’Inghilterra e altre banche centrali sono determinate a frenare l’inflazione alimentata dai costi dell’energia e propagata in molti settori economici, anche se i tassi di interesse più elevati sono destinati a comprimere ulteriormente le famiglie e le aziende alle prese con l’impennata dell’inflazione.

2. Materie prime oscillanti

Le materie prime si sono rese protagoniste in questi mesi di guerra.

I mercati agricoli sono stati duramente colpiti dopo l’invasione, ma da allora si sono dimostrati straordinariamente flessibili. Grano e mais - le principali esportazioni dell’Ucraina e della Russia - sono tornati a scendere dopo un aumento iniziale dei prezzi, mentre la principale fonte di reddito di Mosca, il petrolio, ora sta raccogliendo meno di quando è iniziata l’invasione.

Sei mesi di guerra per le materie prime Sei mesi di guerra per le materie prime Petrolio, gas, grano, mais hanno oscillato tra picchi e ribassi dal 24 febbraio

Il gas naturale resta la materia prima più cara, ancora lontana da consistenti ribassi di prezzo.

3. Inflazione da record

L’impennata dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari, in combinazione con le tensioni della catena di approvvigionamento post-pandemia, hanno portato i tassi di inflazione in tutto il mondo a livelli visti l’ultima volta negli anni ’70.

Ciò ha avuto ramificazioni diffuse per i mercati obbligazionari, soprattutto dove i costi di finanziamento sono aumentati e le preoccupazioni per l’insolvenza si sono aggravate.

4. L’euro sempre più debole

L’euro è sceso di oltre il 12% finora quest’anno, più che in qualsiasi periodo comparabile negli anni dalla sua introduzione nel 1999, riflettendo l’opinione che ulteriori tagli alle forniture di gas russo colpiranno particolarmente le principali economie della zona euro che dipendono esso, come la Germania e l’Italia.

La valuta comunitaria è ora scambiata sotto la parità con il dollaro e la Bce non sembra in grado di rafforzare completamente il suo valore.

5. Il gas russo non va più in Europa

I flussi di gas russo attraverso i principali gasdotti verso l’Europa sono diminuiti di circa il 75% dall’inizio dell’anno, portando ad accuse da parte dei massimi politici europei che Mosca stia usando le sue risorse naturali come armi.

La Russia ha negato che i tagli siano premeditati, ma il fatto che stiano avvenendo e che l’Ue abbia fatto affidamento sulla Russia per il 40% del suo gas prima dell’invasione, ha spinto il suo prezzo a 270 euro/MWh da meno di 50 euro/MWh l’anno scorso.

6. Indici europei cadono a picco

La dipendenza di Germania e Italia dalla Russia ha reso i loro mercati azionari tra i peggiori al mondo. Anche Polonia e Ungheria hanno visto le azioni cadere a picco. Inoltre, le obbligazioni di Paesi con alti costi di importazione di gas o grano hanno subito un duro colpo.

7. Automotive e chimica tra i settori più colpiti

Le azioni delle aziende chimiche hanno subito alcuni dei più grandi cali dall’invasione, poiché il gas naturale svolge un ruolo chiave nel loro processo di produzione. Anche i produttori di componenti per auto sono stati scossi duramente, in parte perché la Russia è un mercato importante per aziende come VW e Mercedes e in parte perché anche Ucraina e Russia sono fornitori.

“Le aziende chimiche europee hanno attraversato un periodo un po’ torbido”, ha affermato William Mileham, analista azionario di Mirabaud. “Ci sono state interruzioni della produzione e le discussioni sul potenziale razionamento del gas hanno recentemente colpito duramente i prezzi delle azioni.”

8. Volatilità in aumento

Gli indicatori di volatilità per i mercati azionari, le obbligazioni, il petrolio e il tasso di cambio euro-dollaro sono aumentati vertiginosamente sulla scia dell’invasione del 24 febbraio prima di una corsa al ribasso. Tuttavia, questo mese sono balzati di nuovo, quando le preoccupazioni sull’energia e sulla recessione sono cresciute fortemente.

9. Aumentano i declassamenti

La guerra è stata menzionata come un fattore chiave in quasi 250 declassamenti del rating del credito di S&P Global o tagli delle prospettive dalla fine di febbraio.

I mutuatari russi rappresentavano oltre la metà di loro, ma l’aumento dei costi energetici e finanziari significa che l’impatto continuerà a diffondersi più ampiamente.

L’Ucraina è fallita poiché la guerra ha distrutto la sua economia e le sue finanze. Le sanzioni hanno anche spinto la Russia verso il suo primo default del debito sovrano in decenni e lasciato oltre 25 miliardi di dollari del debito societario del Paese non pagati.

“Le aziende russe hanno mostrato una forte volontà di continuare a pagare i creditori stranieri, anche con gli ostacoli che le sanzioni hanno posto loro”, ha aggiunto Jeff Grills di Aegon Asset Management.

10. Esodo aziendale dalla Russia

I grandi marchi da Nike e Coca-Cola a IKEA e Apple sono tra le oltre 1.000 aziende globali che sono uscite dalla Russia o hanno fatto piani pubblici per ridimensionare le loro attività lì, secondo un elenco compilato dai ricercatori di Yale.

“Non abbiamo mai visto nulla di simile nella storia economica”, ha affermato Jeffrey Sonnenfeld, Senior Associate Dean for Leadership Studies di Yale, che ha guidato il progetto.

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