C’è differenza tra startup e impresa? Ecco cosa sapere

Giorgia Paccione

9 Agosto 2025 - 10:31

Obiettivi, modelli di business, accesso al capitale e requisiti: tutto quello che c’è da sapere sulla distinzione tra startup e impresa.

C’è differenza tra startup e impresa? Ecco cosa sapere

Nel linguaggio comune i termini startup e impresa vengono spesso utilizzati come sinonimi, ma in realtà indicano due realtà economiche molto diverse, sia per struttura che per finalità. Comprendere questa differenza non è solo utile per chi intende avviare un’attività, ma è fondamentale anche per investitori, istituzioni e professionisti che operano nell’ecosistema dell’innovazione.

Una startup è un’organizzazione alla ricerca di un business model scalabile, ripetibile e sostenibile. La sua missione è testare un’idea innovativa in un mercato incerto, con l’obiettivo di crescere rapidamente. Invece, un’impresa tradizionale è orientata a massimizzare profitti in un mercato consolidato, con un modello di business già validato.

Eric Ries, autore del libro The Lean Startup, ha definito la startup come “un’istituzione umana progettata per creare un nuovo prodotto o servizio in condizioni di estrema incertezza”. Questo concetto è oggi ampiamente condiviso nel mondo economico e accademico. Ma vediamo più nel dettaglio quali sono gli aspetti che rendono startup e impresa due concetti distinti.

Modello di business e approccio al rischio: differenza tra impresa e startup

Uno degli elementi chiave che distingue una startup da un’impresa è il modello di business. Le imprese tradizionali operano seguendo un piano chiaro e prevedibile: vendono prodotti o servizi, generano entrate, cercano stabilità e crescita graduale. Ad esempio, un panificio o una ditta di trasporti rientrano in questa categoria in quanto sanno esattamente come monetizzare e chi sono i loro clienti.

Le startup, al contrario, devono prima testare l’idea, validare l’interesse del mercato e costruire attorno a un meccanismo sostenibile e potenzialmente esponenziale in termini di crescita. Questo comporta un approccio al rischio molto più elevato, ma anche maggiori possibilità di ritorno economico. Le startup puntano al product-market fit, ovvero a trovare il punto d’incontro perfetto tra ciò che il mercato vuole e ciò che l’azienda può offrire.

Un esempio noto è Airbnb, che nel 2008 era partita dalla semplice idea di affittare posti letto durante eventi locali, ma che ha saputo scalare fino a diventare una delle piattaforme leader globali nel settore turistico. Questa scalabilità e adattabilità al mercato è una caratteristica tipica delle startup.

Finanziamenti, tempi di sviluppo e obiettivi

Un altro elemento che differenzia startup e imprese è il modello di finanziamento. Le imprese tradizionali si basano spesso su autofinanziamento, prestiti bancari o fondi pubblici. La loro crescita è legata alla redditività e alla gestione efficiente delle risorse.

Le startup, invece, fanno largo uso di capitali di rischio, provenienti da venture capital, business angel o incubatori. A testimonianza del crescente interesse verso questo modello, secondo i dati dell’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano, nel 2023 le startup italiane hanno raccolto oltre 1,3 miliardi di euro in investimenti.

Le tempistiche sono un altro fattore cruciale. Una startup deve crescere rapidamente, spesso entro 2-5 anni, puntando a una exit strategy come l’acquisizione o la quotazione in Borsa. Le imprese tradizionali, invece, ragionano su orizzonti temporali più lunghi, con l’obiettivo di diventare attività sostenibili nel lungo periodo.

Inquadramento normativo per le startup in Italia

Dal punto di vista legale, in Italia esiste una distinzione tra startup e impresa tradizionale. Il Decreto Legge 179/2012 ha introdotto il concetto di startup innovativa, offrendo una definizione precisa e numerosi vantaggi, tra cui esenzione da alcune imposte, accesso facilitato a fondi pubblici e privati, semplificazioni burocratiche e flessibilità contrattuale.

Per essere considerata startup innovativa, un’impresa deve:

  • avere meno di 5 anni;
  • non superare i 5 milioni di euro di fatturato annuo;
  • non distribuire utili;
  • avere sede in Italia;
  • sviluppare o commercializzare prodotti o servizi ad alto valore tecnologico.

Nel 2024, secondo il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, in Italia erano registrate oltre 15.000 startup innovative, concentrate soprattutto nei settori ICT, software, intelligenza artificiale e green economy. Tuttavia, molte di queste faticano a superare la cosiddetta “valle della morte”, ovvero il periodo in cui i costi superano i ricavi e non si è ancora raggiunta la sostenibilità economica.

Argomenti

Iscriviti a Money.it