Appare chiaro che i Paesi che sostengono l’Ucraina non hanno le idee chiare su come concordare manovre politiche future per ridimensionare la macchina bellica di Mosca.
Le sanzioni occidentali contro la Russia proseguono tra grandi incertezze e prospettive sempre più erratiche mentre appare chiaro che i Paesi che sostengono l’Ucraina non hanno le idee chiare su come concordare manovre politiche future per ridimensionare la macchina bellica di Mosca. Le ultime settimane sono state connotate da un vero e proprio caos.
Andiamo con ordine. Innanzitutto, la grande novità è stata legata al fatto che il 22 ottobre gli Stati Uniti hanno sanzionato Lukoil e Rosneft, colossi russi del petrolio. Si è trattato delle prime sanzioni decise dalla seconda amministrazione di Donald Trump, ufficialmente mirate a escludere le due aziende dai mercati internazionali del greggio. Ma tutto questo con deroghe: Trump ha concesso all’Ungheria l’esenzione dopo la visita di Viktor Orban alla Casa Bianca, la filiale tedesca di Rosneft è stata a sua volta esentata per sei mesi dalle sanzioni su accesso ai pagamenti in dollari e inserimento nei mercati internazionali e su Lukoil si è giunti al teatro dell’assurdo.
“Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha rilasciato delle licenze che consentiranno a Lukoil di continuare a gestire molte delle sue attività in tutto il mondo fino al 13 dicembre (e fino ad aprile 2026 per la sua raffineria in Bulgaria), mentre l’azienda cerca di vendere le sue attività estere”, nota Politico.eu. Washington accetta che Lukoil possa comodamente fare cassa vendendo le sue attività: strana forma di pressione sanzionatoria con misure “enormi” come le aveva definite Trump. [...]
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