Le aziende iniziano a ripensare la presenza in Cina: il grafico della settimana

Luca Fiore

25 Giugno 2022 - 09:00

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La deglobalizzazione delle catene produttive potrebbe portare i gruppi europei a ripensare la loro presenza in Cina. E’ quanto emerge da un sondaggio realizzato dalla Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina.

Le aziende iniziano a ripensare la presenza in Cina: il grafico della settimana

Allargandosi anche ai Paesi dell’ex blocco sovietico ed alla Cina, i principi dell’ordine liberale occidentale trenta anni fa vennero estesi all’intero sistema internazionale dando luogo a quel fenomeno che prese il nome di globalizzazione.

La grande crisi finanziaria ha evidenziato le prime crepe di questo sistema che, con il protezionismo del presidente Usa Trump, si sono allargate fino a mettere in discussione l’intero apparato.

Il colpo di grazia alle “supply chain globali” è arrivato dalla pandemia, che ha portato ad un generale ripensamento dello schema di delocalizzazioni che ha caratterizzato gli ultimi decenni. L’isolamento della Russia a seguito dell’invasione dell’Ucraina rappresenta un ulteriore elemento che va nella direzione di una deglobalizzazione.

Cina: le aziende iniziano a valutare l’abbandono del Paese

In quest’ottica si inserisce il sondaggio, realizzato dalla Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina, secondo cui quasi una società europea su quattro attualmente presente in Cina sta valutando l’ipotesi non investire più nel Regno di Mezzo.

Anche a causa dei ripetuti lockdown riconducibili alla politica “zero Covid”, il 23% delle imprese che hanno partecipato alla ricerca ha fatto sapere di aver intenzione di spostare gli investimenti al di fuori dalla Cina.

In questo sondaggio, condotto ad aprile, la percentuale di chi si sta orientando a lasciare il Dragone si è attestata a livelli che non si vedevano circa 10 anni (a febbraio il dato si è attestato all’11%).

Anche perché, tra gennaio ed aprile le aziende estere operanti in Cina hanno visto scendere gli utili del 16,2% rispetto a 12 mesi prima. Il dato è in forte contrasto con il -0,6% delle aziende cinesi e con il +13,9% di quelle controllate dallo Stato.

Addio Cina, ma dove vogliono andare le aziende europee?

Come rilevato da Bettina Schoen-Behanzin, vice presidente della Camera, la politica di tolleranza zero verso i casi di infezione “non può che spingere le direzioni generali a cercare altre destinazioni”. Il mondo “non vuole aspettare la Cina”.

Tra chi ha detto di essere intenzionato a ripensare la politica di investimenti in Cina, il 16% ha fatto sapere di puntare sul sudest asiatico, il 18% ha detto di guardare in linea generale alla regione Asia-Pacifico e l’11% l’Asia meridionale.

C’è anche chi, il 19% ha risposto Europa ed il 12% Nord America, punta ad un ritorno a casa.

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