Decorrenza dimissioni: quale giorno indicare, come calcolarla e rischi in caso di errore

Simone Micocci

7 Febbraio 2023 - 11:46

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Stai rassegnando le dimissioni ma non sai cosa indicare come data di decorrenza? Ecco tutto quello che ti serve sapere per non commettere errori.

Decorrenza dimissioni: quale giorno indicare, come calcolarla e rischi in caso di errore

Quando si rassegnano le dimissioni - ricorrendo all’apposita procedura telematica - bisogna indicare il giorno di decorrenza delle stesse. Un’informazione che apparentemente può sembrare semplice, ma che mette in difficoltà più di una persona: a tal proposito, per evitare di bloccarsi è bene sapere cosa si intende per decorrenza delle dimissioni, nonché quali sono le regole da seguire per calcolarla correttamente.

Come prima cosa è bene spiegare che con data di decorrenza si intende il primo giorno in cui non verrà svolta l’attività lavorativa. Bisogna quindi indicare il giorno successivo all’ultimo giorno di lavoro, o meglio all’ultimo giorno di contratto.

Fin qui è tutto semplice, ma è bene ricordare che nella maggior parte dei casi - salvo il caso delle dimissioni per giusta causa o le dimissioni durante il periodo di maternità - è richiesto che dal momento in cui le dimissioni vengono comunicate alla cessazione dell’attività lavorativa deve trascorrere un certo lasso di tempo, variabile a seconda del settore d’impiego e della qualifica ricoperta.

Cos’è la decorrenza delle dimissioni

Non va quindi confusa la data in cui vengono comunicate le dimissioni dalla decorrenza delle stesse. Nel primo caso l’azienda viene informata dell’intenzione del lavoratore risolvere unilateralmente il contratto, mentre solo nel secondo il rapporto di lavoro viene meno e quindi si è autorizzati a interrompere immediatamente l’attività.

Quindi, quando compili le dimissioni online ricordati d’indicare come decorrenza delle dimissioni non l’ultimo giorno di lavoro, bensì quello immediatamente successivo.

Ad esempio, Tizio il 1° febbraio comunica l’intenzione di voler interrompere il rapporto di lavoro dal 1° marzo, con martedì 28 febbraio 2023 come ultimo giorno di lavoro. Alla voce “decorrenza delle dimissioni” dovrà quindi indicare mercoledì 1° marzo.

Come si calcola la decorrenza delle dimissioni

Non è solo la volontà del lavoratore a incidere sulla data di decorrenza delle dimissioni: come vuole la regola generale, infatti, salvo alcune eccezioni il dipendente che intende risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro deve osservare un periodo di preavviso.

Il preavviso delle dimissioni è quindi quel periodo che va da quando la comunicazione al datore di lavoro viene formalizzata all’interruzione vera e propria dell’attività lavorativa. Periodo che - è bene sottolineare - per legge deve essere lavorato: per questo motivo non è possibile approfittare di ferie o malattia per smaltire il preavviso, poiché in tal caso i termini vengono sospesi per poi riprendere nel momento in cui si fa ritorno al lavoro.

Il termine che va dalla comunicazione delle dimissioni alla decorrenza delle stesse varia in base a una serie di fattori: è il contratto collettivo di riferimento, infatti, a indicare le tempistiche del preavviso, le quali sono tanto più ampie quanto più è importante il ruolo ricoperto in azienda. Ad esempio, è richiesto un preavviso più lungo a chi ha un’anzianità di servizio elevata, come pure a chi ricopre una qualifica apicale.

Per questo motivo, prima d’indicare la decorrenza delle dimissioni è bene essere informati sulla durata del preavviso, informazione che potete apprendere solamente consultando il contratto collettivo del settore in cui siete impiegati.

Anche perché laddove la decorrenza dovesse coincidere con un giorno compreso nel periodo di preavviso per il lavoratore ci sarebbe l’obbligo di corrispondere all’azienda l’indennità di mancato preavviso, calcolata sulla base della retribuzione che il dipendente avrebbe percepito nel caso in cui il periodo residuo fosse stato lavorato.

Ricordiamo però che il preavviso non è sempre necessario: ad esempio, non è richiesto per le dimissioni per giusta causa, come pure per chi si licenzia durante il periodo di maternità (fino al compimento di un anno di età del figlio). In tali casi, quindi, per indicare l’ultimo giorno di lavoro non bisogna rispettare chissà quali regole in quanto non sono previste sanzioni per le dimissioni in tronco.

La decorrenza delle dimissioni può coincidere con festivi o domeniche?

Come detto, la decorrenza è il giorno immediatamente successivo all’ultimo giorno di lavoro, o comunque all’ultimo giorno di contratto. A tal proposito, nulla vieta d’indicare come decorrenza delle dimissioni un giorno festivo, una domenica o comunque un giorno non lavorativo: l’unica regola da rispettare è quella relativa al preavviso, per il resto qualsiasi giornata va bene.

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