Dazi sull’oro e contro la Cina, le giravolte infinite di Trump

Laura Naka Antonelli

12 Agosto 2025 - 12:21

L’annuncio via social del presidente americano Donald Trump sui dazi contro l’oro. E l’accordo in extremis con la Cina.

Dazi sull’oro e contro la Cina, le giravolte infinite di Trump

Le giravolte di Donald Trump sui dazi continuano a sprecarsi. Stavolta sotto i riflettori sono le decisioni che il presidente degli Stati Uniti ha preso sulle tariffe imposte contro l’oro e contro la Cina.

Nel primo caso, il dietrofront si è confermato eclatante. Con un messaggio pubblicato su Truth Social, Trump ha fatto il grande annuncio: “Gold will not be Tariffed!”, ovvero “L’oro non sarà soggetto alle tariffe!

Della serie, come al solito abbiamo scherzato. La scorsa settimana insistente era stata infatti la notizia relativa alla decisione dell’amministrazione USA di imporre dazi sui lingotti di oro della Svizzera importati dagli Stati Uniti.

Il messaggio era arrivato per mezzo di una lettera scritta dalle autorità doganali americane, in cui si informava che i lingotti d’oro con due pesi standard, di 1 kg e di 100 once importati dalla Svizzera sarebbero stati soggetti anch’essi ai dazi con cui Trump aveva già reso noto di avere affossato le esportazioni elvetiche in USA, pari a ben il 39%. E invece niente del genere: l’oro è salvo dalle tariffe.

La Svizzera ma anche altri Paesi avranno tirato un sospiro di sollievo: stando a quanto era stato reso noto dalla Swiss Precious Metals Association, la missiva delle autorità doganali USA non aveva annunciato l’imposizione di dazi solo sui lingotti elvetici ma anche su tutti quelli che gli Stati Uniti avrebbero acquistato da altri Paesi esteri. Lingotti che, di norma, vengono utilizzati come sottostanti dei contratti che vengono scambiati sul mercato Commodity Exchange o COMEX, il principale mercato dei futures sull’oro, l’argento e altri metalli.

L’associazione svizzera aveva lanciato venerdì scorso un allarme, avvertendo che quanto deciso dalle autorità doganali americane avrebbe potuto avere un impatto potenzialmente “negativo sui flussi internazionali di oro fisico. Occhio intanto al trend odierno delle quotazioni di oro, che viaggiano in lieve ribasso attorno a quota 3.393,70 dollari l’oncia.

Dazi Trump, non solo oro. Novità su tariffe VS Cina

Ma non è questa l’unica novità che riguarda i dazi decisi dall’amministrazione Trump.

Ce n’è un’altra decisamente grande che riguarda i dazi che da mesi il presidente degli States minaccia di imporre contro i beni cinesi importati dagli Stati Uniti.

In questo caso, va precisato, la giravolta degli Stati Uniti è stata concordata, nel senso che è stata frutto di un accordo che è stato raggiunto tra Washington e Pechino su una tregua sulle tariffe per altri 90 giorni.

Sono stati sia la Cina che Washington ad annunciare che l’armistizio sui dazi sarà esteso di altri tre mesi, fino alla metà di novembre.

Nel frattempo, le controparti cercheranno di organizzare un altro summit verso la fine di quest’anno per porre fine all’impasse che ostacola il raggiungimento di un accordo definitivo.

La proroga della tregua era comunque ampiamente attesa dopo il recente bilaterale che si è tenuto alla fine di luglio a Stoccolma.

USA VS Cina, i dazi che rimangono per ora attivi

Ad annunciare la tregua anche il Ministero delle Finanze cinese che, in una nota, ha riferito che entrambe le economie hanno deciso di posticipare di 90 giorni l’imposizione di ulteriori dazi e che la Cina per ora continuerà a imporre tariffe del 10% sui prodotti importati dagli Stati Uniti, mentre le tariffe USA sulle importazioni di prodotti cinesi rimarranno al 30%.

Questo dopo che, nel mese di aprile, Washington aveva minacciato dazi contro i beni importati dalla Cina fino al 145%, e dopo che Pechino aveva annunciato dazi fino al 125% contro i prodotti americani.

La tensione tra i due Paesi si è successivamennte allentata, tanto che quelle cifre mostruose sono state ridotte nel corso di negoziati commerciali che si sono tenuti a Ginevra nel mese di maggio.

Oro, cosa succederà ai prezzi? Il commento dell’esperto di UBP

Tornando all’oro, la performance del metallo prezioso è stata commentata da Peter Kinsella, Global Head of Forex Strategy di UBP, che ha ricordato che, “dopo aver raggiunto i massimi storici ad aprile”, le quotazioni del bene rifugio per eccellenza hanno “registrato un movimento laterale”.

Detto questo, il guadagno dell’oro è stato pari a “ un rendimento del 28,4% in dollari USA , superando di gran lunga le azioni e le obbligazioni globali”.

Kinsella ha aggiunto che “ gli investitori non dovrebbero preoccuparsi di questa pausa estiva , ma piuttosto considerarla un’opportunità, poiché non è la prima nel mercato rialzista dell’oro che dura da ormai tre anni”.

La prima pausa “è arrivata dopo un rally del 28% dal minimo raggiunto alla fine del 2022, quando la Fed è entrata negli ultimi giorni del suo ciclo di aumento dei tassi mentre le pressioni inflazionistiche iniziavano a diminuire. L’oro ha ripreso la sua corsa alla fine del 2023, quando i mercati hanno iniziato ad anticipare i tagli dei tassi”.

Successivamente, ha ricordato l’esperto di UBP, nel secondo trimestre del 2023, l’oro ha riportato “una seconda pausa a causa della delusione per il fatto che la Fed fosse rimasta inattiva per tutta l’estate”.

Solo quando sono tornate le aspettative di un taglio dei tassi di interesse e la Fed ha effettivamente tagliato di 50 punti base a settembre, è iniziata la fase successiva del rialzo dell’oro”, ha aggiunto Kinsella, continuando a ripercorrere la storia del metallo giallo, nel far notare che il rialzo delle quotazioni “ si è nuovamente interrotto alla fine del 2024 con l’elezione di Donald Trump , quando ha prevalso un clima di propensione al rischio. Dopo un po’, le rinnovate tensioni geopolitiche e le politiche tariffarie di Trump hanno ripristinato la domanda di oro, spingendolo al massimo storico raggiunto ad aprile ”.

Tutte pause, ha spiegato, che sono state “un’opportunità per costruire posizioni lungo il percorso che ha portato a un rialzo del 110% dell’oro in questi tre anni; riteniamo che l’attuale pausa non sia diversa”.

Inoltre, “con le banche centrali che continuano a mantenere il ritmo degli acquisti di lingotti nella prima metà del 2025 (quasi 1.000 tonnellate di oro sono state acquistate dal 2022), questo quadro di domanda secolare, combinato con i deboli dati sull’occupazione all’inizio di agosto, è destinato a creare le condizioni per una ripetizione di quanto accaduto dopo la pausa di metà 2024, che ha innescato un rally del 22% dell’oro ”.

La view del Global Head of Forex Strategy di UBP rimane dunque bullish:

“In modo simile ci aspettiamo rendimenti del 18% con l’oro che secondo la nostra view dovrebbe arrivare a 4.000 dollari l’oncia entro l’inizio del 2026. In questo contesto tattico, continuiamo a ritenere che l’oro si trovi nel mezzo di un mercato rialzista secolare e rappresenti ancora la base per la conservazione della ricchezza (in termini reali) e la gestione del rischio nei portafogli degli investitori”.

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