L’Italia è tra i Paesi più colpiti dai dazi USA al 30% sui prodotti europei: a rischio export agroalimentare e automotive. Cresce l’allarme tra imprese e istituzioni europee.
L’imposizione di dazi al 30% sui prodotti europei annunciata dal presidente degli Stati uniti Donald Trump rischia di mettere in ginocchio interi comparti dell’economia italiana. L’Italia è infatti il secondo Paese europeo più penalizzato da questa misura, dopo la Germania, a causa della forte esposizione verso il mercato statunitense. Solo nel 2024, l’export italiano negli USA ha raggiunto i 64,7 miliardi di euro, pari a quasi la metà delle esportazioni extra-UE.
Il provvedimento entrerà ufficialmente in vigore da venerdì 1° agosto, con effetti che si preannunciano devastanti non solo per le grandi aziende, ma soprattutto per le piccole e medie imprese che rappresentano l’ossatura del tessuto produttivo nazionale. Ma quali saranno i settori più colpiti?
Agroalimentare e automotive: i settori più colpiti in Italia
Le nuove tariffe colpiranno trasversalmente numerosi settori strategici per il mercato nazionale, ma ci sono comparti su cui si stima il maggior impatto.
Il settore agroalimentare è senza dubbio il più esposto. Gli Stati Uniti rappresentano infatti il principale mercato extra-UE per i prodotti DOP e IGP italiani, e assorbe circa il 25% dell’export certificato. Secondo le stime Coldiretti, con i nuovi dazi il prezzo dei formaggi italiani potrebbe arrivare a superare i 50 dollari al chilo, mentre per i vini si prevede un rincaro del 35% e per il pomodoro trasformato del 42%.
Il rischio è da un lato quello di un calo immediato delle esportazioni (nel 2024 il cibo Made in Italy negli USA aveva raggiunto i 7,8 miliardi di euro e puntava ai 9 miliardi nel 2025); dall’altro, la perdita di posizionamento sul mercato americano a vantaggio di prodotti concorrenti o di imitazioni.
Il comparto automotive è l’altro grande malato di questa crisi. L’Unione Europea ha esportato negli Stati Uniti circa 750.000 veicoli nel 2024, per un valore di 38,5 miliardi di euro, e l’Italia gioca un ruolo chiave soprattutto nella componentistica. Sono circa 2.500 le imprese italiane del settore a rischio, molte delle quali piccole e medie aziende che producono componenti per le grandi case automobilistiche mondiali. La perdita di competitività potrebbe quindi tradursi in una contrazione delle commesse e in una riduzione della produzione.
Anche settori ad alto valore aggiunto come la farmaceutica, la chimica, la cosmetica e il lusso sono nel mirino dei dazi USA. Tra questi, ad esempio, la sola farmaceutica esporta negli Stati Uniti circa 10 miliardi di euro l’anno.
L’impatto dei dazi al 30% sull’economia italiana
I nuovi dazi, oltre a ostacolare la presenza dei prodotti italiani negli USA, potrebbero provocare numerosi effetti a cascata. Ad esempio:
- molte aziende potrebbero non essere più competitive sul mercato americano, con il rischio di perdere quote di mercato a favore di concorrenti di altri Paesi;
- la diminuzione delle vendite potrebbe tradursi in licenziamenti e cassa integrazione, soprattutto nelle filiere più esposte;
- per mantenere la presenza negli USA, molte imprese potrebbero essere costrette a ridurre i prezzi, comprimendo ulteriormente i margini di profitto;
- la diminuzione della presenza di prodotti autentici italiani potrebbe favorire la contraffazione e il fenomeno dell’“Italian sounding”, con danni d’immagine e ulteriori perdite economiche.
Molte imprese stanno già valutando strategie di adattamento, come il rafforzamento della produzione direttamente negli Stati Uniti o la diversificazione dei mercati di sbocco, ma il rischio di una perdita strutturale di competitività resta alto.
Proprio per il forte impatto che ne deriva, le principali associazioni di categoria hanno definito la misura “irricevibile” e chiedono un’azione diplomatica forte da parte del governo italiano e dell’Unione Europea. La presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen ha ribadito la volontà di trovare una soluzione negoziata, ma nel frattempo si preparano possibili contromisure europee.
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