Crollo record dei prestiti in Eurozona: è l’effetto tassi Bce, cosa succede?

Violetta Silvestri

25 Luglio 2023 - 12:11

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I prestiti di imprese e consumatori crollano in Eurozona: è quanto documentato dalla Bce. La politica dei tassi elevati e rinnovati timori sui crediti stanno frenando investimenti e mutui.

Crollo record dei prestiti in Eurozona: è l’effetto tassi Bce, cosa succede?

A due giorni dalla riunione Bce di luglio arrivano dati importanti dall’Eurotower: la domanda di prestiti tra le società della zona euro è crollata al massimo nel secondo trimestre 2023.

Il segnale è chiaro: la campagna annuale di aumenti dei tassi di interesse della Banca centrale europea si sta diffondendo nell’economia delle 20 nazioni.

Il calo, che è stato sostanzialmente più forte di quanto previsto dagli istituti di credito, si è accompagnato a un ulteriore crollo della domanda di mutui e altri prestiti al consumo, secondo il Bank Lending Survey della Bce.

Cosa significano questi dati per il sistema bancario e dei finanziamenti in Eurozona e quanto sta davvero lasciando il segno la politica aggressiva dell’Eurotower.

Prestiti alle imprese: è minimo storico in Eurozona. Cosa succede?

Nel sintetizzare il contenuto dell’indagine trimestrale, il documento ufficiale Bce ha riassunto in pochi punti l’attuale situazione crediti/prestiti nell’area euro:

  • Gli standard di credito si sono ulteriormente inaspriti per tutte le categorie di prestiti;
  • La domanda di prestiti è fortemente diminuita sia per le imprese che per le famiglie;
  • Le banche sono più preoccupate per i prestiti in sofferenza e sono indirizzate a inasprire le condizioni di prestito;
  • I rischi climatici si riflettono sempre più nelle condizioni di prestito

Il sondaggio trimestrale, iniziato nel 2003, offre quindi uno sguardo aggiornato su come gli sforzi senza precedenti della Bce per combattere l’inflazione stiano influenzando i prestiti, un canale chiave attraverso il quale i funzionari stanno cercando di riportare gli aumenti dei prezzi all’obiettivo del 2% senza far deragliare l’economia già in difficoltà.

Nello specifico, la Bce ha rilevato che:

“La domanda di prestiti è fortemente diminuita, trainata principalmente dall’aumento dei tassi d’interesse, dal minor fabbisogno di finanziamento per gli investimenti fissi, dall’indebolimento dei mercati immobiliari e dalla bassa fiducia dei consumatori”

Inoltre, le banche nell’area dell’euro hanno anche reso più severi i criteri che utilizzano per emettere prestiti alle imprese e alle famiglie a causa di finanziamenti più costosi e di un’economia più debole, ha mostrato l’indagine.

Sul fronte degli istituti finanziari, nello specifico, il documento ha avvertito:

“Le banche hanno inasprito le condizioni di prestito a fronte di livelli più elevati di preoccupazione per i prestiti in sofferenza. Hanno anche indicato che il cambiamento climatico sta portando a standard di credito più severi per le imprese che inquinano e standard più facili per le imprese verdi.”

Da segnalare che gli standard creditizi per i nuovi prestiti alle imprese si sono ulteriormente inaspriti in tutti i principali settori di attività economica nella prima metà del 2023, in particolare per gli immobili commerciali. Anche gli standard creditizi si sono notevolmente inaspriti nel settore manifatturiero ad alta intensità energetica.

Il documento risulta prezioso per le prossime mosse Bce. Poiché le banche svolgono un ruolo dominante nel finanziamento dell’economia, “valutare il modo in cui rispondono a tassi di interesse più elevati è un compito di prim’ordine per la Bce”, ha affermato il capo economista Philip Lane il 12 luglio.

E l’effetto potrebbe non essere lo stesso del passato. Come i funzionari hanno discusso alla riunione politica di giugno, periodi più lunghi a tasso fisso per i mutui e un aumento più lento di quanto i prestatori pagano sui conti di deposito, potrebbero ritardare la trasmissione di condizioni di prestito più restrittive alle famiglie.

Per il terzo trimestre 2023 si prevede ancora la stessa tendenza a rendere più severi i criteri di accesso al credito, oltre a una “diminuzione netta della domanda di mutui immobiliari, anche se decisamente meno pronunciata, e una diminuzione netta della domanda di credito al consumo”.

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