Crollo record dei consumi a marzo a causa del coronavirus, con un impatto grave sulle perfomance dell’intero trimestre in Italia. Tutti i numeri.
Il coronavirus ha determinato un crollo record dei consumi a marzo, che ha influito negativamente sulle performance di tutto il trimestre.
L’Osservatorio EY-Confimprese ha mostrato dati di forte impatto, come prevedibile, nei settori abbigliamento e accessori, food&beverage (ristorazione servita, quick service e bar) e non food (retail cosmetica, arredamento, servizi, cultura).
L’inizio dell’anno ha visto un andamento stabile delle vendite, mentre a marzo i trend di consumo hanno registrato una flessione del 79%, determinando per l’intero quarter un calo generale del 26% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Crollo record dei consumi a marzo. I numeri del primo trimestre
L’emergenza sanitaria, che ha determinato la chiusura forzata di molte attività e limitato la libertà di movimento dei cittadini, ha mostrato immediatamente i propri effetti negativi sul commercio e sulle abitudini dei consumatori.
Il 2020 è iniziato a gennaio con una spinta positiva, registrando un +1,3% dei consumi, mentre a febbraio l’andamento delle vendite è stato stabile per poi iniziare una discesa verso la fine del mese, quando ha avuto inizio il periodo di incertezza, che ha portato una flessione generale del 2,9%.
Il crollo record dei consumi è stato inesorabile a marzo. Le vendite hanno iniziato la discesa nei primi giorni del mese registrando un -40% già prima che il premier Conte emanasse il decreto “Io resto a casa” dell’11 marzo, per limitare la diffusione del coronavirus. Il freno imposto dal provvedimento ha determinato la stangata finale, portando le vendite al -79% sul 2019, con fatturati azzerati. Facendo una media, il primo trimestre si è chiuso con una caduta del 26%.
I settori più colpiti
I dati di EY-Confimprese sono stati estratti dall’analisi di 623 strutture commerciali di vario genere come centri commerciali, outlet, vie dello shopping e attività legate ai viaggi.
A livello di settore, a subire maggiormente il crollo record dei consumi è il comparto abbigliamento e accessori, che ha registrato una grave flessione dell’82%. La chiusura di bar e ristoranti ha poi colpito con forza il food&beverage precipitato del 78%.
Sono, infatti, circa 50 mila gli esercenti che rischiano la chiusura definitiva, come ha sottolineato anche FIPE-Confcommercio. Segue infine il terzo settore analizzato dall’osservatorio, il cosiddetto comparto non food, con un calo del 74%.
Spostando il focus dal settore al canale di vendita, quello del travel (aeroporti, stazioni) è il più colpito in assoluto, con una flessione dell’8% a febbraio a causa del primo stop ai voli, che poi ha continuato ad aggravarsi fino a generare una perdita dell’86% a marzo. Per questo comparto la performance generale del trimestre risulta in calo di 30 punti percentuali.
Seguono rispettivamente outlet (-83%) centri commerciali (-82%), high street nelle grandi città (-79%) e centri dello shopping periferici (-76%).
La situazione a livello geografico
Il crollo record dei consumi a marzo ha colpito tutto lo stivale, ma con qualche variazione, soprattutto da Nord a Sud.
Il Nord-Ovest è l’area che ha subito un contraccolpo generale più forte, -81%, a causa del gravissimo impatto del coronavirus sulle principali province: Milano (-83%), Monza Brianza, Bergamo e Brescia (-85%).
Così come nella provincia di Milano, anche il calo delle vendite di tutta la Lombardia si è attestato all’83%, mettendo la regione al primo posto di quelle più colpite.
A seguire si posiziona la Toscana (-80,9%) e completano la classifica Emilia-Romagna (-80,5%) e Veneto (-80%). La situazione migliora, ma di poco per le altre grandi province italiane, dove trend medio oscilla tra il -75 e il -80%.
Tirando le somme del trimestre, si osserva un calo del 30% delle vendite per Bergamo e Monza Brianza mentre a Napoli i consumi tra gennaio a marzo sono calati del 18% e a Palermo del -20%. In generale, il crollo dei consumi ha risparmiato un po’ il Sud, che ha registrato migliori performance rispetto al resto d’Italia nei primi due mesi dell’anno, migliorando i risultati sull’intero quarter.
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