Un anno da dimenticare per i big dell’e-commerce

Ufficio Studi Money.it

4 Marzo 2022 - 11:51

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Contrariamente a quanto si è abituati a pensare, il 2021 del comparto dell’ecommerce non è stato esaltante. Anzi, in diversi casi, i big del commercio elettronico hanno fatto registrare performance decisamente negative. Vediamo le ragioni.

Un anno da dimenticare per i big dell’e-commerce

Paragonando la performance registrata dalle azioni Amazon nel 2021 con quelle degli altri titoli FAANG emergono vistose differenze: il titolo Apple ha guadagnato il 34%, Meta Platforms (Facebook) ha evidenziato un +23%, Netflix un +11% ed Alphabet uno strabiliante +65%.

Al di fuori dell’universo FAANG, al 31 dicembre 2021 le azioni Microsoft segnavano un +51% rispetto a 12 mesi prima e l’indice Nasdaq Composite era salito del 21%.

In un simile contesto, Amazon ha registrato un misero +2,4%, Alibaba è scesa del 49%, Asos ha segnato un rosso del 52% ed il rivenditore di prodotti per animali Chewy ha visto il valore del titolo perdere oltre 40 punti percentuali.

E-commerce 2021: le ragioni dell’andamento negativo

Esistono diversi motivi alla base degli scarsi rendimenti ottenuti nel 2021 dai titoli legati agli acquisti online.

“Il primo -si legge nel blog di eToro- è che il settore è stato (e continua a essere) afflitto da una notevole mole di problemi riguardanti le catene di approvvigionamento, causati dalla pandemia di Covid-19”.

Nelle prime fasi della pandemia, molte società di trasporto avevano ridotto la propria capacità in risposta ai livelli inferiori di domanda. Ciò ha causato gravi problemi logistici quando la domanda di beni di consumo è poi aumentata diversi mesi dopo e, ancor oggi, permane un disallineamento tra domanda e offerta.

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Le strozzature nel transito delle merci verificatesi nei porti statunitensi, e causate dalla carenza di personale dovuta al coronavirus, hanno aggravato la crisi dei trasporti. Rallentamenti sono stati innescati, sia negli Stati Uniti che in Europa, anche dalla carenza di conducenti di camion e dalla ridotta quantità di spazi deputati per lo stoccaggio.

“Tutti questi problemi si sono combinati, creando una sorta di tempesta perfetta che ha travolto le catene di fornitura dei prodotti al dettaglio. A causa di queste complicazioni, molti rivenditori non sono stati in grado di consegnare le merci ai clienti nei tempi previsti”.

Un altro motivo per cui i titoli legati all’e-commerce hanno registrato un andamento negativo è dovuto a costi maggiori che hanno eroso in modo significativo i profitti.

“A causa delle problematiche di approvvigionamento, molti rivenditori hanno dovuto far fronte a costi di trasporto e stoccaggio di gran lunga più elevati. Negli Stati Uniti, dai dati pubblicati dall’Ufficio di statistica del lavoro (Bureau of Labor Statistics), è emerso che i costi di trasporto e stoccaggio delle merci per la domanda finale sono aumentati di oltre il 18% su base annua nel mese di novembre. È stato l’aumento annuale più elevato dal 2009 a questa parte”.

Al contempo, i rivenditori hanno dovuto fare i conti anche con la crescita dei prezzi delle materie prime e gli aumenti salariali dei lavoratori.

“Questi costi più elevati hanno avuto notevoli ripercussioni sugli utili. Amazon, ad esempio, ha dichiarato un utile netto di 3,2 miliardi di dollari nel terzo trimestre del 2021, in forte calo rispetto ai 6,3 miliardi di dollari dell’anno precedente”.

Anche la ripresa dell’economia globale ha avuto, come era lecito aspettarsi, conseguenze dirette sui rivenditori online.

“I consumatori sono riusciti a tornare nei negozi fisici e ciò ha comportato un rallentamento della crescita delle entrate nel settore dell’e-commerce, in contrasto con il 2020 che era stato, invece, un anno molto positivo, poiché i consumatori erano stati costretti ad acquistare online a causa dei lockdown”.

Nel caso di società cinesi, come Alibaba e JD.com, i titoli hanno subito un duro colpo a causa delle incertezze a livello di regolamentazione.

“Nel corso dell’ultimo anno, le autorità cinesi hanno preso severi provvedimenti nei confronti delle società tecnologiche dominanti”.

E-commerce: conviene acquistare?

Il crollo dei titoli del settore dell’e-commerce potrebbe rappresentare un’ulteriore opportunità per gli investitori che vanno controcorrente? Molto probabilmente, riporta il blog di eToro, la risposta è sì.

“Nel breve periodo, i problemi delle catene di approvvigionamento e i costi più elevati potrebbero continuare ad affliggere il settore. Tuttavia, prima o poi, queste problematiche dovrebbero risolversi di pari passo con l’attenuazione degli squilibri causati dalla pandemia”.

L’automazione potrebbe dare un importante contributo visto che diverse società di e-commerce, tra cui Amazon e Asos, stanno investendo in modo consistente nelle tecnologie di automazione. Vale inoltre la pena di sottolineare che la pandemia ha accelerato il passaggio allo shopping online, accorciando le tempistiche di diversi anni.

I trader che desiderano investire in titoli di e-commerce possono prendere in considerazione lo Smart Portfolio ShoppingCart di eToro. Si tratta di un portafoglio completamente allocato che offre un’esposizione a un ventaglio di alcuni tra i migliori titoli del settore dell’e-commerce, tra cui Amazon, eBay, Etsy e Alibaba.

Una strategia alternativa che vale la pena di considerare è il FashionPortfolio. Sebbene questo portafoglio sia specializzato nei titoli del settore della moda, include anche diversi rivenditori di e-commerce “puri” come Farfetch e Zalando, nonché aziende che stanno incrementando le proprie attività di e-commerce, come Nike e Macy’s.

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