Crollo prezzi petrolio fino a $30 al barile, ecco quando e perché. Le previsioni shock

Laura Naka Antonelli

25 Novembre 2025 - 16:45

L’outlook ultra bearish per i prezzi del petrolio appena sfornato. Cosa potrebbe scatenare un tale collasso.

Crollo prezzi petrolio fino a $30 al barile, ecco quando e perché. Le previsioni shock

Altro che caro petrolio. Le previsioni per i prezzi dell’oro nero appaiono piuttosto fosche, e c’è chi prevede che il Brent potrà affondare fino a quota $30 al barile.

L’outlook sorprende anche gli analisti più ribassisti sul petrolio che, in vista del 2026, si stanno facendo sempre più numerosi.

Ora, tra i market mover del mercato, ci sono anche le prospettive di pace tra la Russia di Vladimir Putin e l’Ucraina di Volodymyr Zelensky, che vanno ad aggiungersi all’outlook di un mondo alle prese con un eccesso di offerta di petrolio.

Prezzi petrolio, le previsioni shock di JPMorgan, tonfo Brent fino a $30 al barile entro fine 2027

Tra le ultime previsioni shock sul prezzo del petrolio si mette in evidenza quella firmata dalla divisione di ricerca di JPMorgan che, in una nota ai clienti pubblicata ieri, ha annunciato di ritenere che, a meno che non si agirà per tagliare l’offerta di crude oil, a suo avviso i prezzi del Brent finiranno con il collassare fino a $30 al barile, entro la fine del 2027.

Tutto, anche a fronte di una domanda che, nel corso del 2025 e nonostante il sentiment fosco, è rimasta sorprendentemente resiliente, crescendo di 900.000 barili al giorno.

Tra l’altro, le previsioni puntano a un ulteriore rafforzamento della domanda, attesa da JPMorgan in crescita di 1,2 milioni di barili al giorno nel 2027.

Detto questo, gli analisti del colosso di Wall Street hanno fatto notare, nel giustificare le loro proiezioni super bearish per i prezzi del petrolio, che il ritmo di crescita dell’offerta potrebbe essere tre volte tanto quello della domanda, sia nel 2025 che nel 2026, di cui la metà proveniente da produttori al di fuori dell’OPEC+, associazione che include Paesi OPEC come l’Arabia Saudita e non OPEC come la Russia.

Di conseguenza, JPMorgan intravede il rischio che si crei un surplus di 2,8 milioni di barili e in lieve calo a 2,7 milioni di barili, rispettivamente nel 2026 e nel 2027.

Il worst case scenario di JPM si innesta in un outlook bearish per l’oro nero

Per la precisione, l’outlook di JPMorgan è che un tale eccesso di offerta eserciti una forza ribassista sui prezzi del Brent tale da farlo scendere dai $61,80 al barile a cui viaggia oggi - tra l’altro in ribasso del 2,5% circa sulla scia delle scommesse che si intensificano sul successo del piano di pace per l’Ucraina stilato dal presidente americano Donald Trump - fino a $42 al barile nel 2027.

Le previsioni sono poi di uno scivolone fino a $30 entro la fine del 2027.

Si tratta tuttavia del worst case scenario presentato dagli esperti, se si considera che la stessa Natasha Kaneva, responsabile della divisione di strategista globale delle commodities di JPMorgan, ha scritto che “è improbabile che la magnitudine suggerita dagli squilibri del mercato si concretizzi a pieno in pratica”.

JPMorgan ha infatti reiterato uno scenario di base che punta a un prezzo del Brent nel 2026 di $58 al barile e di una discesa a $57 al barile nel 2027, basando il suo outlook sull’aspettativa di tagli volontari all’offerta da parte dei produttori di petrolio, volti a stabilizzare i prezzi della materia prima.

Gli analisti del gigante finanziario USA non sono certo gli unici a scommettere su prezzi del petrolio ancora in discesa.

In una nota odierna Priyanka Sachdeva, analista senior dei mercati presso Phillip Nova ha dichiarato che, “nel breve termine, il rischio chiave è rappresentato dall’eccesso di offerta”, aggiungendo che “i livelli attuali dei prezzi appaiono vulnerabili”.

Sotto i riflettori oggi anche il trend negativo del contratto WTI scambiato sul Nymex di New York che, prezzando anch’esso la possibilità di una fine della guerra in Ucraina, scivola del 2,7%, viaggiando poco sopra i $54 al barile.

Da segnalare che, dall’inizio del 2025, le quotazioni del Brent sono affondate del 16%, mentre quelle del WTI sono scivolate del 19%, sulla scia delle decisioni dell’OPEC+ che, dopo anni di tagli, è tornata ad alzare l’offerta.

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