Crolla il prezzo del cacao, è la fine di un boom di 10 anni. Ma al supermercato il prezzo non scende

Flavia Provenzani

9 Ottobre 2025 - 13:39

Dopo 10 anni di rialzi, il prezzo del cacao crolla. Tra domanda debole, clima favorevole e speculatori che si gettano sullo short, finisce l’era d’oro del mercato del cioccolato.

Crolla il prezzo del cacao, è la fine di un boom di 10 anni. Ma al supermercato il prezzo non scende

Dopo anni di ascesa mozzafiato, il mercato del cacao è piombato in una fase di discesa rapida quanto drastica. I contratti futures a New York trattano la materia prima attorno a 6.150 dollari per tonnellata, meno della metà dei massimi superati nel dicembre scorso, quando le quotazioni superavano i 12.000 dollari. A Londra la caduta è ancora più netta: il prezzo attuale è in calo di quasi il 60% rispetto ai massimi dello scorso aprile.

Una correzione così brusca non si vedeva da anni, e diversi analisti parlano già della fine di un’era per il cacao.

Il boom era iniziato nel 2015, alimentato dai fondamentali come scorte ridotte, malattie nelle piantagioni africane, investimenti limitati e domanda forte. Oggi il rally incontra un muro apparentemente invalicabile: la domanda stenta a reggere i prezzi così elevati e gli speculatori si apprestano ad aumentare le posizioni short.

Perché il prezzo del cacao è in discesa

Il calo delle quotazioni non è frutto di una singola causa, piuttosto di una convergenza di più spinte ribassiste. Da un lato, la domanda globale di cioccolato e derivati ha registrato un rallentamento. Le operazioni di grinding (lavorazione del cacao grezzo) nel secondo trimestre del 2025 sono diminuite del 7,2% in Europa rispetto all’anno precedente, a indicare una domanda più cauta da parte dell’industria. È un segnale che la domanda strutturale, a questi livelli, non regge più. JPMorgan stima che molti consumatori abbiano diminuito il consumo di cioccolato e ritiene che i prezzi elevati abbiano reso difficile un largo consumo nel mercato finale.

Allo stesso tempo, i Paesi produttori principali, in particolare Costa d’Avorio e Ghana, hanno alzato i prezzi garantiti ai contadini, con l’obiettivo di stimolare le vendite interne e aumentare l’offerta. La maggiore disponibilità, soprattutto nel mercato delle materie prime, è spesso vista come elemento ribassista.

Senza considerare che le condizioni meteorologiche in alcune regioni sono migliorate rispetto agli anni del boom. Negli ultimi mesi si sono registrate precipitazioni regolari nelle zone coltivate, capaci di attenuare i timori di siccità o perdita di resa.

Gli speculatori, che avevano alimentato il rally posizionandosi long, ora hanno iniziato a scaricare le loro esposizioni. Le posizioni speculative nette sui futures del cacao sono diventate pesantemente short, fattore che contribuisce alla pressione ribassista sui prezzi.

Un colpo per l’Africa occidentale

Per Paesi come la Costa d’Avorio e il Ghana, che insieme forniscono circa il 60-65% dell’offerta mondiale di cacao, la battuta d’arresto dei prezzi comporta delle sfide importanti. Negli ultimi anni, organizzazioni come l’Côte d’Ivoire–Ghana Cocoa Initiative (CIGCI) hanno agito da cartello soft, cercando di coordinare le politiche dei Paesi produttori e imporre un premio sul prezzo. Ma quando la domanda cede, la capacità di sostenere quotazioni elevate viene meno.

Molti agricoltori, già fortemente indebitati e con scarsa capacità di accesso ai mercati, coglieranno il momento come un segnale di allarme. Il rallentamento dei ricavi può impedire gli investimenti sul rinnovo delle piantagioni, in difesa dalle malattie e sull’introduzione di tecniche di coltivazione più resilienti al cambiamento climatico.

Ma c’è anche un aspetto positivo. Il crollo dei prezzi potrebbe stimolare una maggiore efficienza. Alcuni piccoli produttori potrebbero finalmente valutare la diversificazione con colture alternative, o l’adozione di sistemi agroforestali che mitigano i rischi climatici. Una maggiore sostenibilità nella produzione potrebbe emergere come risposta strutturale, non più solo come idea retorica.

E ciò che sta avvenendo in Ecuador potrebbe cambiare l’equilibrio mondiale. Il Paese latinoamericano punta a diventare il secondo produttore globale di cacao, con una produzione stimata di oltre 650.000 tonnellate nei prossimi anni. Ciò implicherà una mutazione sostanziale della distribuzione geografica dell’offerta.

Ma i prezzi al supermercato faticano a scendere

Paradossalmente, i consumatori finali nei Paesi occidentali non stanno beneficiando in modo immediato del ribasso del prezzo del cacao. Nei principali mercati europei e negli Stati Uniti, il cioccolato continua a essere venduto a prezzi superiori rispetto allo scorso anno. Tale dinamica è in parte dovuta al ritardo nella trasmissione dei ribassi sui prezzi finali dei prodotti e in parte per la riluttanza delle aziende a comprimere i loro margini. Anzi, alcune imprese hanno già annunciato una riduzione dei volumi di produzione o aumenti dei prezzi intermedi per compensare l’instabilità.

La riduzione dei prezzi al supermercato potrebbe avvenire gradualmente e solo dopo alcuni mesi, secondo gli esperti. Le previsioni più ottimistiche stimano un possibile stabilizzarsi dei prezzi al consumo solo tra sei mesi.

Quale futuro per il prezzo del cacao?

La crisi del mercato del cacao apre una fase tutta nuova quanto incerta. Non è detto che si tratti della “fine” definitiva del boom: la volatilità resta alta e molte variabili - condizioni climatiche, malattie delle piantagioni, politiche governative, evoluzioni della domanda - possono ancora ribaltare il quadro. Gli ultimi dati confermano che i futures sul cacao hanno toccato i minimi dei 20 mesi. Ma è evidente che il mercato del cacao sta attraversando una fase di transizione: l’era delle quotazioni da capogiro sembra essersi conclusa, si apre una stagione in cui il mercato dovrà trovare un nuovo equilibrio tra offerta, domanda e margini di rischio.

In questo contesto, i Paesi produttori africani sono chiamati a gestire il calo dei prezzi, evitare un crollo distruttivo, sostenere gli agricoltori e promuovere strategie di lungo termine. Per le industrie cioccolatiere, è il momento di ridisegnare catene, formule e relazioni col mondo agricolo. E per i consumatori, l’auspicio è che la “pioggia” dei ribassi si rifletta anche nel prezzo sullo scaffale. Solo il tempo mostrerà se siamo di fronte all’inizio della stagione di un cacao più economico, oppure di un semplice passaggio da un’era speculativa a un modello più stabile e sostenibile.

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# Cacao

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