Crisi Beko tra licenziamenti e golden power. Cosa sta succedendo?

Violetta Silvestri

21 Novembre 2024 - 12:46

Beko Europe, che produce elettrodomestici anche in Italia, è in crisi e propone di chiudere stabilimenti e licenziare nel nostro Paese: cosa sta succedendo? Governo pronto a usare il golden power.

Crisi Beko tra licenziamenti e golden power. Cosa sta succedendo?

Crisi nera per Beko Europe, che ora prevede di chiudere due stabilimenti e licenziare quasi 2.000 dipendenti in Italia.

Quella dell’azienda di elettrodomestici rischia di essere una storia industriale davvero complicata, burrascosa e breve, visto che è nata il 2 aprile 2024. In sette mesi, la società creata dalla joint venture tra l’americana Whirlpool e la turca Arçelik, proprietaria di Beko, ha ridimensionato i suoi ambiziosi progetti di produzione presentati al momento del lancio del gruppo.

Finora, già due fabbriche in Polonia sono state chiuse e a fine anno anche un sito produttivo a Yale, in Regno Unito, smetterà di produrre. La stessa sorte probabilmente toccherà ad almeno due stabilimenti italiani, a Siena e Comunanza (Ascoli Piceno). L’ultimo piano di rilancio industriale presentato da Beko Europe per le fabbriche in Italia - sono cinque attualmente e tutte ex Whirlpool - è stata una vera doccia fredda per i lavoratori coinvolti.

L’azienda non intende investire ancora nei due siti produttivi citati. Complici la concorrenza asiatica e il declino dei consumi un po’ in tutta Europa, “gran parte della base produttiva sta sottoperformando finanziariamente” hanno comunicato i vertici del gruppo. Di conseguenza, il “piano di trasformazione aziendale” pensato per l’Italia non può prevedere il mantenimento di tutte le unità produttive.

Sindacati e Governo sono sul piede di guerra e vogliono scongiurare quello che purtroppo, finora, sembra essere lo scenario più probabile: la chiusura delle fabbriche e il licenziamento di oltre 1.900 lavoratori. Cosa sta succedendo e perché il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha invocato il golden power?

Beko Europe: perché c’è la crisi e cosa rischiano le fabbriche in Italia

Il futuro di Beko Europe e dei suoi stabilimenti in Italia è pessimo, ma non ancora scritto definitivamente. Dopo gli incontri del 7 e del 20 novembre, infatti, Governo e sindacati intendono continuare a negoziare con i vertici aziendali per evitare il concretizzarsi dello scenario peggiore.

Tuttavia, finora sono stati compiuti pochi passi in avanti e la crisi dell’azienda di elettrodomestici, che aveva promesso investimenti e sviluppo proprio puntando sull’Europa, rischia di protrarsi ancora per molto senza soluzioni.

Come si è arrivati fin qui? Il 2 aprile 2024 era nato il gruppo dall’accordo tra Whirlpool e la turca Arçelik. Il 75% di Beko Europe è infatti detenuto da Ardutch BV (holding olandese controllata da Arçelik) e il 25% da Whirlpool EMEA Holdings LLC.

La società è confluita in Beko, leader mondiale nella produzione di elettrodomestici che vanta il controllo di 16 marchi storici del settore, tra cui Whirlpool, Grundig, Polar, Indesit, Hotpoint, Ignis.

La parabola discendente di Beko Europe affonda le sue radici nelle problematiche industriali che da qualche anno accomunano le aziende europee: concorrenza asiatica, perdita di competitività, domanda in calo da parte dei consumatori, sfiducia sulla crescita economica, tensioni geopolitiche e commerciali.

Nel comunicato del 20 novembre, nel quale l’azienda ha presentato il suo piano di riassetto produttivo italiano, emergono proprio le ragioni della crisi del gruppo: “gran parte della base produttiva sta sottoperformando finanziariamente, a causa di un contesto industriale difficile, tra cui una maggiore concorrenza da parte degli operatori asiatici e una domanda indebolita.”

Nel corso di soli sette mesi, quindi, Beko Europe ha ridimensionato i suoi target. L’Italia, con i 5 stabilimenti attivi, è l’emblema di questo repentino ripensamento degli obiettivi produttivi.

Secondo l’azienda, i tassi di utilizzo della capacità in Italia sono insostenibili, scendendo a una media inferiore al 40 percento quest’anno, il 20 percento in meno rispetto al 2017, quando le vendite dell’industria europea erano allo stesso livello di oggi”.

In questa cornice, i progetti del gruppo per il nostro Paese prevedono 110 milioni di euro di investimenti focalizzati su cottura integrata, R&S e funzioni strategiche. L’Italia sarà un polo produttivo per la cucina e nelle fabbriche di Melano (AN) e Cassinetta di Biandronno (VA) Beko Europe lancerà la produzione di elettrodomestici come forni, piani cottura a induzione e microonde.

Anche le attività di Carinaro, concentrate sui pezzi di ricambio e la rigenerazione degli elettrodomestici, dovrebbero essere salvate nel nuovo piano.

Tuttavia, le “condizioni critiche” in termini di redditività della produzione negli stabilimenti del settore “Laundry e Refrigeration” di Siena e Comunanza non consentono una progettazione futura. Per questi due siti si sta palesando la chiusura, con il blocco di qualsiasi piano di investimento.

Il destino è molto incerto anche per i lavoratori del sito di refrigerazione di Cassinetta di Biandronno (VA), dove saranno disattivate due delle cinque linee produttive.

La crisi Beko Europe si può quindi fotografare nelle previsioni italiane: 1.935 esuberi su 4.440 dipendenti e un 2025 molto incerto. Si tratta di un colpo molto duro a un tessuto industriale nazionale già in difficoltà, come in tutta Europa. Le fabbriche in chiusura sono state spesso l’unico motore di sviluppo di piccoli territori locali, nei quali sarà difficile rimpiazzare i posti di lavoro persi.

Il Governo invoca il golden power contro Beko Europe

Durante l’ultimo incontro tra vertici aziendali, sindacati e Governo presso il ministero delle Imprese e del Made in Italy, il clima è rimasto teso tra le parti e nessuna convergenza è stata trovata per risolvere la crisi Beko Europe.

“Non condividiamo e non possiamo accettare il piano presentato oggi dai vertici di Beko Europe. Faremo rispettare la golden power, che per noi significa tutelare l’occupazione”, si legge nella nota del ministero diramata dopo la riunione del 20 novembre.

Il sottosegretario con delega alle crisi d’impresa, Fausta Bergamotto, ha spiegato che il Governo è disposto ad accettare soltanto indicazioni propositive per evitare licenziamenti e chiusure di fabbriche sul territorio nazionale.

A questo proposito è stato rilanciato lo strumento del golden power. Questi “poteri speciali” sono una sorta di scudo pensato dall’esecutivo per tutelare le attività di alcuni comparti definiti strategici che consentono di fatto l’intervento dell’esecutivo su scelte aziendali.

In attesa di capire se ci saranno riscontri positivi nel prossimo incontro fissato per il 10 dicembre, i lavoratori di Beko Europe in Italia continuano ad organizzarsi in scioperi e manifestazioni.

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