Covid, cambiano i sintomi: ecco a cosa fare attenzione con le nuove varianti

Ilena D’Errico

1 Gennaio 2023 - 07:07

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Ecco come cambiano i sintomi delle nuove varianti Covid: i campanelli d’allarme a cui fare attenzione per individuare il prima possibile i contagi.

Covid, cambiano i sintomi: ecco a cosa fare attenzione con le nuove varianti

Le nuove varianti di Covid in arrivo preoccupano notevolmente gli esperti, sia per l’elevato tasso di contagio osservabile in Cina, dove ormai si contano 1 milione di contagi al giorno, sia perché cambiano i sintomi. Le varianti, infatti, hanno mostrato di essere molto abili nell’aggirare gli anticorpi, perciò d’ora in poi bisognerà fare attenzione anche ai sintomi più lievi.

I sintomi delle nuove varianti: a cosa fare attenzione

Uno degli aspetti più critici delle nuove varianti è quindi la rapida diffusione, collegata anche alla più semplice elusione del sistema immunitario. Le conseguenze sono sintomi molto lievi, difficili da individuare con certezza preventivamente, anche a causa della somiglianza con i sintomi influenzali. I sintomi chiave rimangono di natura respiratoria, e in genere:

  • Naso che cola.
  • Mal di gola.
  • Tosse secca.
  • Mal di testa.
  • Affaticamento.
  • Starnuti.
  • Vertigini.
  • Mal d’orecchio.

Oltretutto, le varianti Cerberus e Gryphon non generano più la caratteristica perdita del gusto e dell’olfatto, proprio in quanto derivate di Omicron, incapace di generare questi sintomi. Per questo le sottovarianti rendono molto difficile l’individuazione del contagio, anche perché rispondono con una notevole resistenza anche alla risposta immunitaria dei vaccinati.

La rapida diffusione delle sottovarianti e la resistenza agli anticorpi

La variante principale ad aver causato la nuova implosione dell’epidemia asiatica è Gryphon, ma in realtà ce ne sono in circolazione diverse altre, tra cui Cerberus e Centaurus. Oltre alla delicata situazione causata dall’influenza australiana, le strutture ospedaliere italiane stanno cercando di prepararsi al meglio per ogni eventualità. Uno dei campanelli d’allarme è l’arrivo a Malpensa, a Fiumicino e negli altri aeroporti italiani dei passeggeri cinesi, di cui circa la metà è risultata positiva al Covid.

Per il momento, tuttavia, la causa primaria dei contagi resta la variante Omicron 5, ma le varianti dimostrano di avanzare molto rapidamente e presto la supereranno, fino a diventare dominanti. La sottovariante Cerberus, ossia la BQ.1, è stata rilevata in Italia al 64,1%. Quest’ultimo dato, relativo al 13 dicembre, evidenzia proprio la velocità di diffusione, tenendo conto che l’8 novembre la stessa variante era al 30,7%.

Nonostante ciò, gli esperti sono concordi nella più urgente pericolosità di Gryphon. Quest’ultima è aumentata dal 4,2% al 6,1%, mostrando una crescita inesorabile, seppur ancora inferiore alla presenza delle altre varianti. Il motivo principale per cui questa variante richiede molta prudenza, infatti, è un altro: Gryphon si è rivelata la variante più immunoevasiva registrata finora. Secondo l’Istituto superiore di sanità la capacità di evasione della risposta immunitaria si collega proprio alla maggiore trasmissibilità.

A complicare ulteriormente il lavoro degli esperti c’è il fatto che la Cina, dove è iniziata la diffusione della variante, non rilascia dati precisi e completi alla comunità scientifica. Osservare, però, la media dei contagi registrata negli altri paesi del mondo è sufficiente per confermare la pericolosa incidenza di Gryphon. In generale, sembra che gli Stati Uniti siano l’area più colpita per il momento, seguiti dall’Europa con diffusione molto minore, anche se l’avanzata del virus appare inarrestabile. Nel dettaglio, l’incidenza di Gryphon secondo i dati più recenti è pari a:

  • 13,42% dei casi negli Stati Uniti, dove ha probabilmente causato l’aumento dei ricoveri a New York del 140%.
  • 5,44% dei casi nel Regno Unito.
  • 4,56% dei casi in Belgio.
  • 2,62% dei casi in Spagna.
  • 1,82% dei casi in Italia.

La terza sottovariante allarmante è poi Centaurus, che ha mostrato un’incidenza del 9,8% rispetto alla totalità del virus circolante nel mondo. L’analisi è stata possibile grazie alle 99.550 sequenze di Sars-CoV-2 trasmesse alla banca dati internazionali Gisaid, delle quali il 99,7% è rappresentato da Omicron. Centaurus viene definita come variante di seconda generazione, perché si è evoluta a partire da un’altra variante di Omicron, in particolare la BA.2. La diffusione in questo caso sembra partire dall’India, dove la variante è stata registrata la prima volta, per poi diffondersi nel resto del mondo.

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