Cosa prevede l’articolo 4 del Trattato Nato e le conseguenze per l’Italia

Ilena D’Errico

20 Settembre 2025 - 18:56

Polonia ed Estonia invocano l’articolo 4 del Trattato Nato dopo che i voli russi hanno invaso i cieli nazionali. Cosa succede adesso?

Cosa prevede l’articolo 4 del Trattato Nato e le conseguenze per l’Italia

La Polonia ha invocato l’articolo 4 del Trattato Nato a seguito delle presunte violazioni della Russia. Il premier Tusk ha considerato l’invasione dello spazio aereo nazionale da parte dei droni russi, tutti abbattuti, un’aggressione che impone la riunione del Consiglio atlantico. Per quanto si parli continuamente degli obblighi condivisi dei Paesi Nato, soprattutto negli ultimi anni, non è cosa di tutti i giorni invocare l’articolo 4 del Trattato atlantico. Uguali dichiarazioni sono arrivate ora dall’Estonia, come spiegato dal primo ministro Kristen Michal che lamenta anche una violazione dello spazio aereo estone.

Non appena i leader ne hanno dato notizia si è infatti sparso il panico tra i cittadini europei, che temono l’avvicinarsi del conflitto o addirittura l’entrata in guerra. Chiariamo subito che non sta accadendo nulla di tutto ciò, anche se ci sarà indubbiamente un aumento delle tensioni geopolitiche non è prevista alcuna conseguenza diretta per i Paesi parte della Nato. Nonostante ciò, si tratta di un avvenimento non trascurabile. Approfondiamo quindi cosa prevede l’articolo 4 e quali sono le conseguenze per l’Italia.

Cosa prevede l’articolo 4 del Trattato Nato

La Nato è un’alleanza militare difensiva, perciò ha lo scopo principale di garantire ai Paesi alleati un fronte comune su cui contare in caso di conflitto. I membri della Nato devono aiutarsi reciprocamente nelle situazioni di necessità, eventualmente anche militarmente, e soprattutto restare coesi per godere di una maggiore deterrenza. Quest’ultima ha di fatto caratterizzato il principale beneficio dell’alleanza fin dalla sua fondazione nel 1949, permettendo agli Stati che ne fanno parte di scoraggiare gli attacchi grazie all’alleanza.

Nonostante ciò, ci sono anche azioni concrete cui i membri sono chiamati a compiere per scoraggiare potenziali crisi o permettere agli alleati di superarle. L’articolo 4 del Trattato atlantico è uno dei capisaldi dell’alleanza, la vera e propria base di partenza per la cooperazione umanitaria o militare. Viene infatti previsto che:

Le parti si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata.

L’articolo 4 della Nato prevede così che tutti gli alleati debbano consultarsi ogni volta in cui uno Stato membro lo richieda a seguito di una minaccia. Potrebbe sembrare una formulazione piuttosto generica, ma in realtà l’uso di questo beneficio è stato ben centellinato negli anni. A oggi, escludendo la richiesta polacca e quella estone, l’articolo 4 del Trattato Nato è stato invocato soltanto 7 volte. L’ultima riguarda proprio la Russia, infatti nel 2022 è stato invocato da Bulgaria, Repubblica ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia temendo le conseguenze dell’invasione dell’Ucraina.

Quali sono le conseguenze per l’Italia

L’invocazione dell’articolo 4 del Trattato atlantico non ha conseguenze particolari per l’Italia o gli altri alleati, ma impone semplicemente le consultazioni. Chiaramente a seguito di queste richieste ci si aspetta un aumento delle tensioni su scala internazionale, anche perché la Russia nega fermamente l’invasione e la paternità dei droni che hanno violato gli spazi aerei polacchi ed estoni. Gli Stati dovranno presumibilmente approfondire e accertare le violazioni, stabilendo di comune accordo una risposta opportuna, sicuramente non di tipo militare.

Certo è, tuttavia, che l’articolo 4 resta il precursore del 5 - a oggi invocato soltanto con l’attacco alle Torri gemelle - la cui attivazione obbliga al soccorso dei Paesi che hanno subito un attacco. Il soccorso non è necessariamente armato, ma può tradursi anche nell’aiuto umanitario o di altro genere, anche se tutto dipende dalla situazione. In linea generale, la risposta bellica si pone sempre come ultima spiaggia, cui ricorrere soltanto quando non farlo sarebbe un rischio maggiore per i Paesi coinvolti.

Sicuramente i presunti voli dei droni russi sui cieli polacchi ed estoni non è un attacco che merita risposta armata, ma tutto dipenderà dall’esito delle consultazioni e dalla successiva risposta del Cremlino. Qualora quest’ultimo decidesse di violare deliberatamente la territorialità e minacciare ancora la sicurezza di un Paese Nato nonostante la risposta - che attendiamo - del Consiglio, allora la situazione potrebbe prendere una piega più cupa.

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