I contribuenti che hanno scelto il regime forfettario stanno ricevendo schemi di atto relativi all’anno 2021. Ecco cosa viene contestato e cosa fare.
Controlli fiscali in atto su chi ha aderito al regime forfettario: l’Agenzia delle Entrate sta inviando oltre 4.000 schemi di atto ai contribuenti che hanno scelto il regime agevolato. Ecco chi sta per ricevere la contestazione e cosa fare.
Ricordiamo che lo schema di atto è stato introdotto con la Riforma fiscale, si tratta di una misura volta a ridurre il contenzioso tributario instaurando un contraddittorio preventivo. Con lo schema di atto, obbligatorio, l’Agenzia delle Entrate intraprende una comunicazione improntata alla collaborazione con il contribuente. Lo schema di atto è un’anticipazione dell’avviso di accertamento che l’Agenzia intende adottare e prevede che il contribuente possa rendere note le motivazioni che lo hanno indotto a un determinato comportamento fiscale.
Vediamo perché i contribuenti che hanno aderito al regime forfettario stanno per ricevere uno schema di atto e cosa fare.
Lavoro dipendente e regime forfettario, al via i controlli fiscali
In base alle ultime indiscrezioni, l’Agenzia delle Entrate sta provvedendo all’invio di 4.000 schemi di atto nei confronti di contribuenti che hanno aderito a regime forfettario.
L’anno di imposta oggetto di controlli è il 2021 e il controllo mira a verificare la persistenza dei requisiti per il regime forfettario con riferimento al limite di 30.000 euro per il lavoro dipendente.
Ricordiamo che è possibile aderire al forfettario nel caso in cui nell’anno precedente il contribuente abbia maturato redditi da lavoro dipendente non superiori a 30.000 euro.
Per chi svolge contemporaneamente lavoro come titolare di partita Iva e lavoro dipendente, la permanenza nel regime forfettario è possibile nel caso in cui i redditi da lavoro dipendente non superino i 30.000 euro per l’anno di imposta precedente. Solo per il 2025 il limite è stato innalzato a 35.000 euro, ma qui i controlli riguardano il 2021 e quindi il limite resta fisso a 30.000 euro.
Coloro che non hanno i requisiti per aderire o restare nel forfettario devono essere sottoposti al regime ordinario e quindi devono adempiere agli obblighi Iva e devono determinare la base imponibile con deduzione dei costi analitica e infine, applicare aliquote per le imposte sui redditi differenti rispetto al 20% (ridotto al 5% per i primi 5 anni).
Chi non ha i requisiti per il forfettario deve, inoltre, versare le addizionali. Queste in breve le differenze, ma appare ben chiaro che se un contribuente in forfettario non ha i requisiti, rischia grosso.
Controlli forfettario: ecco cosa fare se si riceve lo schema di atto
Gli schemi di atto in arrivo riguardano ipotesi in cui il contribuente abbia superato la soglia dei 30.000 euro di redditi da lavoro dipendente.
L’Agenzia delle Entrate segnala incongruenze derivanti dal raffronto tra i dati presenti nelle banche dati dell’Anagrafe Tributaria. In particolare le incongruenze derivano dalla comparazione tra la dichiarazione dei redditi, quadro LM e le CU rilasciate dai datori di lavoro.
Lo schema di atto, come sottolineato prima, mira a instaurare un contraddittorio preventivo tra le parti. Deve obbligatoriamente contenere:
- i motivi della pretesa fiscale;
- le violazioni rilevate;
- i termini entro cui il contribuente può presentare controdeduzioni;
- le conseguenze in caso di inerzia.
Il contribuente in regime forfettario che riceve la comunicazione può accettare le contestazioni e quindi versare le maggiori somme, rimediare all’errore. Oppure può presentare controdeduzioni e osservazioni, a queste l’Agenzia delle Entrate è obbligata a rispondere.
Se il contribuente resta inerte l’Agenzia delle Entrate invia l’avviso di accertamento vero e proprio con le contestazioni già viste nello schema di atto.
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