Contratti a tempo: cosa sono le “causali” e cosa cambia con il Decreto Dignità

Anna Maria D’Andrea

18 Giugno 2018 - 17:15

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Tra le novità del Decreto Dignità potrebbe esserci il ritorno delle causali per i contratti a tempo determinato. Cosa sono, cosa cambierebbe per i lavoratori e cosa per le aziende?

Contratti a tempo: cosa sono le “causali” e cosa cambia con il Decreto Dignità

Contratti a tempo determinato: arriva la stretta all’uso (e spesso abuso) dei contratti a termine.

A modificare le regole sarà il Decreto Dignità, primo provvedimento del neo Ministro del Lavoro, Luigi di Maio: per il datore di lavoro potrebbe presto tornare ad essere obbligatorio indicare la causale nel contratto a termine, necessaria per motivare la stipula del contratto a tempo determinato.

Sono queste le indiscrezioni trapelate negli giorni per le quali cresce l’attesa di sapere se saranno o meno confermate.

Il Decreto Dignità potrebbe essere approvato già entro il mese di luglio e con esso la normativa sui contratti a tempo; tra le novità, oltre all’abolizione dei contratti acausali, anche la riduzione del numero di rinnovi massimi previsti.

Sebbene potrebbe sembrare prematuro parlare di novità e di cosa cambia per lavoratori e aziende, è interessante analizzare cosa sono le causali e quanto queste potrebbero incidere nella lotta al precariato insieme alla riduzione del numero massimo di rinnovi per i contratti a tempo determinato.

Contratti a tempo determinato: le novità previste dal Decreto Dignità

L’obiettivo di Luigi di Maio è quello di “fare una guerra seria al precariato”, con una riforma del Jobs Act. Ad affermarlo è stato lo stesso Ministro del Lavoro che, oltre a ridisegnare le regole sui contratti a tempo determinato, è alle prese con un acceso confronto per garantire più diritti ai riders.

L’aumento esponenziale dei contratti a tempo determinato e le innumerevoli proroghe consentite sono uno dei simboli del precariato con il quale si scontrano oggi numerosi lavoratori, giovani o non.

Il Decreto Legge n. 34/2014, anche nominato come “decreto Poletti” (ex Ministro del Lavoro) ha riformato i contratti a termine, eliminando l’obbligo per il datore di lavoro di indicare la causale per i contratti a tempo determinato.

Il Decreto Dignità potrebbe, accanto alla reintroduzione dell’obbligo di indicare la causale del contratto a termine, anche ridurre il numero massimo di rinnovi. Ad oggi la durata massima di un contratto a tempo determinato è di 36 mesi e lo stesso può essere prorogato, con il consenso del lavoratore, fino ad un massimo di cinque volte, indipendentemente dal numero di rinnovi.

Cosa sono le causali per i contratti a tempo

Fino al 2014 per poter stipulare un contratto a tempo determinato era necessario per l’azienda indicare la causale, per stabilire il motivo per l’assunzione del lavoratore per un periodo di tempo ridotto.

Con la riforma prevista dal Decreto Poletti e dal Jobs Act il contratto a tempo è diventato acausale, cancellando l’obbligo per l’azienda di indicare il perché dell’assunzione a tempo determinato.

L’introduzione dei contratti a tempo indeterminati liberi e senza obbligo di indicarne la motivazione ha portato ad una vera e propria “liberalizzazione” dello strumento, nonostante questo sia reso meno conveniente per via degli obblighi contributivi in capo al datore di lavoro.

Le causali per i contratti a termine abolite dal Jobs Act e che potrebbero essere reintrodotte dal Decreto Dignità nel 2018 sono le seguenti:

  • ragioni tecnico-produttive,
  • ragioni organizzative (che comprendono la partenza di nuovi progetti aziendali);
  • ragioni sostitutive di personale assente.

Solo per queste tre motivazioni diventerà possibile stipulare contratti a termine, almeno stando a quanto anticipato negli ultimi giorni dalla stampa nonché dalle dichiarazioni del Ministro del Lavoro e Leader del M5S, Luigi di Maio.

Contratti a termine: verso la riduzione del numero di rinnovi

Tra le novità allo studio del Ministro del Lavoro vi sarebbe, inoltre, la riduzione della durata dei contratti a termine.

La novità che potrebbe prender corpo nel testo del Decreto Dignità andrebbe a modificare le regole attualmente previste: un contratto a termine acausale può durare fino ad un massimo di 36 mesi e può essere rinnovato, sempre nel limite della durata massima prevista, fino ad un massimo di cinque volte.

Non sono ancora chiari i termini e i limiti previsti da Di Maio; quel che è certo è che il nuovo Governo Lega e M5S ha in mente di rimetter mani alla riforma del lavoro del Jobs Act garantendo maggiori tutele, diritti e doveri sia ad aziende che a lavoratori.

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