Concorsi truccati Università: oltre 40 professori indagati, chi sono

Simone Micocci

28 Giugno 2019 - 11:18

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L’inchiesta della procura di Catania scuote il mondo delle Università: circa 27 concorsi truccati, sospeso il rettore dell’Ateneo catanese. Ma sono più di 40, e provenienti da tutta Italia, i professori indagati.

Concorsi truccati Università: oltre 40 professori indagati, chi sono

Concorsi truccati Università: l’inchiesta condotta dalla procura di Catania riguarda tutta Italia, con oltre quaranta professori indagati appartenenti a diversi Atenei.

Un’inchiesta che scuote il mondo dell’Università, con diversi capi di accusa che pendono sugli indagati: secondo quella che è stata denominata come “Università bandita”, infatti, gli interessati avrebbero truccato ben 27 concorsi pubblici, tra cui 17 come professore ordinario, 4 come professore associato e 6 per ricercatore. Nel dettaglio, gli interessati sono indagati per associazione a delinquere, oltre a corruzione e turbativa d’asta.

Al momento l’inchiesta ha portato alla sospensione del rettore dell’Università di Catania - Francesco Basile - oltre ad altri 9 professori che ricoprono posizioni di rilievo nei dipartimenti a loro assegnati. Ma non è tutto perché in queste ore la Polizia di Stato sta effettuando più di quaranta perquisizioni nei confronti degli altri professori indagati.

Sappiamo che questi appartengono a diverse Università d’Italia - e di seguito vi sveleremo quali - ma i nomi ancora non si conoscono; continueremo quindi a seguire la situazione tenendovi aggiornati non appena ci saranno novità in merito.

Concorsi truccati: i nomi dei docenti sospesi

Come anticipato l’indagine condotta dalla procura di Catania ha portato alla sospensione di nove professori, tutti appartenenti all’Ateneo catanese.

Il nome più di rilievo è quello di Francesco Basile, classe 1955, in quanto rettore dell’Università di Catania dal febbraio 2017. È professore ordinario di Chirurgia generale, oltre ad essere direttore della clinica chirurgica dell’ospedale Vittorio Emanuele di Catania.

Oltre a lui è stato sospeso anche l’ex rettore dell’Università di Catania, tale Giacomo Pignataro. Gli altri professori indagati - e quindi attualmente sospesi dall’incarico, sono:

  • Giancarlo Magnano San Lio: pro-rettore dell’Università di Catania
  • Giuseppe Barone: ex direttore del dipartimento di Scienze politiche;
  • Michela Maria Bernadetta Cavallaro: direttore del dipartimento di Economia
  • Filippo Drago: direttore del dipartimento Scienze biomediche e biotecnologiche;
  • Giovanni Gallo: direttore del dipartimento Matematica e Informatica;
  • Carmelo Giovanni Monaco: direttore del dipartimento di Scienze biologiche, geologiche, ambientali;
  • Roberto Pennisi: direttore del dipartimento Giurisprudenza;
  • Giuseppe Sessa: presidente del coordinamento della Facoltà di Medicina.

Come potete vedere sono tutti nomi di spicco dell’Ateneo; d’altronde è proprio grazie alla posizione ricoperta che secondo gli inquirenti questi sarebbero riusciti a truccare i concorsi pubblici interessati.

Ma l’indagine non è circoscritta al territorio etneo; secondo quanto emerso, infatti, sarebbero 40 i professori indagati tant’è che in queste ore ci sarebbero delle perquisizioni nei loro confronti. Professori appartenenti ad altre Università, segno che la rete dei concorsi truccati potrebbe essere più articolata di quello che si pensa.

Concorsi truccati: gli altri professori indagati

Come anticipato non siamo ancora in grado di svelarvi i nomi degli altri docenti coinvolti nell’indagine della procura di Catania sui concorsi truccati. Sappiamo però che questi sono impiegati in Atenei differenti da quello catanese, ovvero: Bologna, Cagliari, Catania, Catanzaro, Chieti-Pescara, Firenze, Messina, Milano, Napoli, Padova, Roma, Trieste, Venezia e Verona.

Professori coinvolti per scambi di favore, ma tra gli indagati sembra ci siano anche i beneficiari dei concorsi i quali - come spiegato dal PM Santo Distefano - spingevano affinché la selezione fosse dedicata esclusivamente a loro, prevendendo quindi dei requisiti talmente specifici da escludere la presenza di altri candidati.

Sempre questi poi chiedevano al Rettore dell’Università - che sembra sia a capo dell’associazione - di avere condotte ritorsive nei confronti di quei candidati che facevano comunque pressione per prendere parte alla selezione.

Come spiega la procura di Catania, quindi, l’esito di ogni concorso era già stato stabilito in partenza così da alimentare “un sistema fatto da figli dei figli nel quale si i prescinde totalmente dalla meritocrazia”. O si accettava qualcosa in cambio, oppure si era esclusi in partenza.

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