Come impugnare un testamento, chi può farlo e quando è possibile

Ilena D’Errico

7 Settembre 2025 - 01:22

Il testamento dovrebbe contenere le volontà del defunto, ma non sempre (e non tutti) sono costretti a rispettarlo. Ecco quando può essere impugnato, da chi e come.

Come impugnare un testamento, chi può farlo e quando è possibile

Il testamento può spesso non piacere, ma soltanto in alcuni casi può anche essere contestato con l’aiuto della legge, Quest’ultima consente di impugnare le disposizioni testamentarie (anche solo parzialmente) ritenute contrarie alla legge o difformi rispetto alle volontà reali del defunto.

I casi in cui è possibile impugnare il testamento sono però ben delineati dalla legge, in tutela della libertà testamentaria. Oltretutto, l’impugnazione ha una disciplina diversa a seconda delle cause, perlomeno per quanto riguarda tempistiche ed effetti.

Ecco una guida completa sulle varie cause di impugnazione possibili, come possono essere avanzate e chi ha diritto di farlo.

Cosa significa impugnare un testamento?

Prima di tutto, chiariamo cosa si intende per impugnare un testamento. Si indica così l’azione degli eredi o altri soggetti che ne hanno diritto con cui contestano le disposizioni del documento, chiedendo al tribunale un intervento. In seguito al ricorso e alle prove analizzate, il giudice può quindi rilevare la nullità del testamento, annullarlo su richiesta degli interessati o cambiare la divisione ereditaria in modo coerente con la legittima. Le cause per cui impugnare un testamento sono infatti diverse e hanno altrettanto differenti regole da seguire, anche in merito alla tempistica.

Quando si può impugnare il testamento

È innanzitutto importante sapere che non è possibile impugnare il testamento soltanto perché contiene delle disposizioni sgradite oppure diverse rispetto a quanto dichiarato dal defunto in altre sedi. La legge determina un elenco esaustivo di cause di impugnazione, che si dividono in quelle di nullità e in quelle di annullabilità (con differenze che approfondiamo nel paragrafo dedicato).

Le cause di nullità sono:

  • vizi di forma che impediscono di verificare con sicurezza l’autenticità del testamento (ad esempio un testamento olografo scritto al pc oppure privo di firma);
  • testamento congiuntivo o reciproco tra due soggetti testatori;
  • disposizioni indeterminate o in favore di una persona incerta e non determinabile senza margini di errore);
  • disposizioni non personali, in cui la decisione è rimessa a un terzo.

Si hanno poi le cause di annullabilità, ossia:

  • difetti di forma meno gravi (come la mancanza della data);
  • incapacità di testare;
  • vizi di volontà del testatore causati da errore, violenza o dolo. Rispettivamente la falsa rappresentazione della realtà giuridica o fattuale, la violenza psicologica e/o morale, l’inganno e la costrizione.

Infine, il testamento può essere impugnato quando lede (annullandole o riducendole) le quote di legittima spettanti agli eredi legittimari. Coniuge e figli (o in assenza di questi ultimi i genitori) hanno infatti diritto a una certa quota dell’eredità garantita dalla legge.

Chi può impugnare il testamento

L’azione di impugnazione del testamento è concessa a tutti i soggetti che ne hanno interesse e quindi non soltanto dagli eredi, anche perché altrimenti ne verrebbe meno la funzionalità. Fa eccezione soltanto l’azione di lesione della legittima, che può essere esercitata soltanto dagli aventi diritto, ossia gli eredi legittimari.

Termini per impugnare un testamento

Le tempistiche per impugnare il testamento variano a seconda delle cause. In particolare, l’azione di nullità non va in contro a prescrizione e può essere sempre esercitata, a meno che gli eredi abbiano accettato il testamento pur essendone a conoscenza.

L’azione di annullamento, invece, deve essere esercitata entro 5 anni dal momento in cui si è venuti a conoscenza della causa. Infine, l’azione di lesione o riduzione della legittima si prescrive in 10 anni dall’apertura della successione.

Quali testamenti possono essere impugnati

In base a quanto detto poco più su, dovrebbe essere chiaro che possono essere impugnati i testamenti nulli, annullabili o che violano le quote di legittima. Ciò però non è di sufficiente chiarimento per chi si domanda cosa fare con le disposizioni di un proprio caro e vuole farsi un’idea prima di recarsi da un professionista. Vediamo quindi nello specifico quali testamenti possono essere impugnati e riassumiamo le varie differenze.

Testamenti redatti in stato di incapacità

Il Codice civile impedisce ad alcune persone di far testamento, in particolare a:

  • Minorenni;
  • interdetti per infermità mentale;
  • soggetti incapaci di intendere e di volere al momento della redazione del testamento.

Di conseguenza, il testamento realizzato in uno di questi stati di incapacità può essere impugnato per ottenere il ripristino dell’eredità secondo le leggi successorie o l’applicazione del testamento precedente scritto in situazione di capacità. L’impugnazione testamentaria per questa forma di annullabilità può essere esercitata entro 5 anni dall’esecuzione del testamento da tutti i soggetti che vi hanno interesse.

Testamenti che non rispecchiano la libera volontà del defunto

Fra le cause di annullabilità del testamento vi sono i vizi di volontà, che si manifestano quando la reale volontà del testatore non rispecchia le disposizioni testamentarie. I vizi di volontà sono:

  • errore, quando il testatore ha basato le disposizioni su convinzioni errate della legge o di altro tipo. In particolare, esiste l’errore sul motivo per cui è stato redatto il testamento, che comporta l’annullabilità quando è l’unica ragione che ha motivato il testatore (ad esempio, un testamento redatto nella convinzione di non aver molto da vivere).
  • Violenza psicologica o morale, sono cause di annullabilità quando il testatore è stato indotto con la minaccia di un male ingiusto.
  • Dolo, cioè il testamento scritto dietro l’inganno di un terzo.

Anche in questo caso, l’impugnazione può essere esercitata entro 5 anni dall’esecuzione delle disposizioni da tutti gli aventi diritto

Testamenti che non rispettano i requisiti di forma

Infine per l’annullabilità, il testamento è impugnabile quando non rispetta alcuni requisiti di forma stabiliti dalla legge. In particolare, la legge prevede che alcuni vizi di forma comportino la nullità del testamento, mentre gli altri sono considerati meno gravi e pertanto implicano soltanto l’annullabilità. È il caso dell’assenza di testimoni o della data nel testamento pubblico, per esempio. In ogni caso, l’azione deve essere esercitata entro 5 anni da chiunque ne abbia un interesse.

Testamenti nulli

Si va poi alle ipotesi di nullità del testamento che, come anticipato, sono molto più gravi secondo la legge e impediscono l’esecuzione delle disposizioni testamentarie. La nullità, infatti, non è sanabile e gli aventi diritto possono impugnare un testamento nullo in qualsiasi momento. È il Codice civile a definire le cause di nullità:

  • Gravi vizi di forma, ossia la mancanza di autografia o sottoscrizione del testamento olografo e per il testamento pubblico la mancanza di redazione scritta delle dichiarazioni del testatore o della sottoscrizione del testatore o del notaio.
  • Il testamento è congiuntivo (fatto da più persone) o reciproco.
  • Le disposizioni sono illecite o impossibili da realizzarsi.
  • Le disposizioni hanno come unico fine un motivo illecito.
  • L’erede è una persona indeterminabile.
  • Il testamento è scritto a causa di violenza fisica.

Testamenti che ledono la legittima

Oltre all’annullabilità e alla nullità del testamento, c’è una particolare ipotesi di impugnazione che riguarda esclusivamente i diritti degli eredi. In particolare, agli eredi legittimari è sempre garantita una certa quota del patrimonio ereditario, che non può essere loro negata o ridotta nemmeno dal testamento.

In questo caso, gli eredi legittimari possono impugnare il testamento per lesione di legittima esercitando un’azione di riduzione. Lo scopo del giudizio è infatti quello di ridurre il testamento, abolendo la parte delle disposizioni che contrariano le quote di legittima. Questa azione può essere esercitata entro 10 anni dall’accettazione, che deve essere con beneficio d’inventario.

Come impugnare il testamento: la procedura completa

Per impugnare il testamento, a prescindere dal motivo, è necessario presentare un ricorso in sede civile tramite l’assistenza di un avvocato. I costi comprendono quindi l’onorario del professionista oltre alle eventuali spese ulteriori per provare le cause di impugnazione (come consulenze e perizie) e sono tanto più alti quando la situazione è complessa.

Quando la causa di impugnazione è dovuta a un reato (per esempio la circonvenzione d’incapace del testatore) sono necessari anche la denuncia e il successivo procedimento penale. Il ricorrente è comunque tenuto a provare le cause di impugnazione qualsiasi esse siano, la parte più difficile dell’intero procedimento. Tutto cambia a seconda della causa di impugnazione, ma si possono utilizzare tutti i mezzi di prova utili a provare la propria tesi.

Per esempio, la diagnosi medica del defunto che ne dichiara l’incapacità, conversazioni da cui si evince che era convinto di dover scrivere alcune disposizioni erroneamente, ma pure dichiarazioni testimoniali, registrazioni e altri documenti del defunto. In questo percorso è essenziale scegliere un professionista competente e specializzato, che possa non soltanto rappresentare la causa in tribunale ma anche guidarvi nel modo migliore per far valere i vostri diritti e anche quelli del defunto testatore.

Bisogna quindi scegliere un avvocato e presentargli la situazione completa con più chiarezza possibile, dati alla mano. Si ribadisce che il testamento deve essere contestato nelle sedi opportune, venendo nel frattempo applicato nella stragrande maggioranza dei casi. Nel frattempo, bisogna rispettare la legge anche nella convinzione che le disposizioni siano ingiuste. Non è possibile nascondere o distruggere il testamento, trattenere per sé beni destinati ad altri e così via.

Quanto costa impugnare un testamento

Il costo da sopportare per impugnare un testamento, peraltro raramente recuperabile dalla compensazione, dipende da numerose variabili. È formato da:

  • un contributo unificato per la causa civile, che parte da 43 euro (per cause con valore entro 1.100 euro) e arriva fino a 1.686 euro (per cause con valore superiore a 520.000 euro) in primo grado;
  • eventuali spese di raccomandata per notificare gli atti;
  • bolli per i documenti;
  • imposta di registro per la pubblicazione della sentenza;
  • costi per partecipare alla causa e documentare l’impugnazione;
  • eventuale onorario del notaio.

Infine, si aggiunge l’onorario dell’avvocato, in genere compreso tra il 5% e il 15% del valore della lite ma in assenza di una regola ferrea bisogna far riferimento al solo preventivo. Si parte quindi da qualche centinaio di euro, ma si può arrivare anche a diverse migliaia a seconda del valore della causa e della complessità del caso. Si può tuttavia usufruire del gratuito patrocinio a spese dello Stato ed evitare diversi costi, da rimborsare in caso di soccombenza.

Cosa succede dopo l’impugnazione del testamento

Nel caso in cui la causa civile accolga l’impugnazione del testamento gli effetti cambiano a seconda del motivo. Se il testamento è dichiarato nullo ne vengono esclusi tutti gli effetti giuridici e l’eredità deve essere ripristinata (se nel frattempo era stato applicato) secondo i dettami di legge o un eventuale altro testamento valido.

Quando il testamento è dichiarato annullabile, poi, accade lo stesso, con l’unica differenza che quando possibile vengono mantenute le disposizioni ammesse dalla legge, così anche per le quote di legittima.

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