Cresciuto in povertà all’interno di un culto, Danny Rensch ha trasformato la sua passione per gli scacchi in un business miliardario con 225 milioni di utenti registrati.
Non tutti gli imprenditori scoprono la propria vocazione allo stesso modo. C’è chi è spinto da un sogno d’infanzia e chi da un’intuizione improvvisa, ma per Danny Rensch - oggi co-fondatore e CEO di Chess.com - tutto è iniziato in un contesto decisamente più oscuro: una setta religiosa in Arizona, negli Stati Uniti d’America.
Oggi Rensch è a capo di una delle più grandi piattaforme di scacchi al mondo, con oltre 225 milioni di membri registrati e 40 milioni di utenti attivi ogni mese. Inoltre, Chess.com, valutata oltre 1 miliardo di dollari nel 2023, è interamente autofinanziata. Ma prima del successo imprenditoriale, Rensch ha vissuto un’infanzia difficile. Ecco la sua storia.
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La vera storia del CEO di Chess.com, cresciuto in una setta religiosa
Rensch è cresciuto nella Church of Immortal Consciousness (“Chiesa della Coscienza Immortale”), una setta religiosa guidata da Trina e Steven Kamp che mescolava spiritualità e controllo mentale.
La maggior parte degli adepti erano persone con problemi di tossicodipendenza, alcolisti e vittime di abusi che, per scappare da situazioni critiche, si erano andati a rifugiare nelle ideologie del culto. Tra questi, c’erano anche i genitori di Rensch che, in cerca di aiuto, si unirono al gruppo, portando con sé il piccolo Danny, che trascorse l’infanzia isolato in un remoto villaggio tra i boschi dell’Arizona, in condizioni di povertà e rigida disciplina.
Fu a nove anni, guardando il film “In cerca di Bobby Fischer”, che Rensch scoprì il mondo degli scacchi. Affascinato dal gioco e dal talento precoce del protagonista, trovò nella scacchiera una via di fuga dalla realtà in cui viveva. Come ha raccontato nel suo libro “Dark Squares: How Chess Saved My Life”, il gioco divenne presto la sua passione e, soprattutto, la sua ancora di salvezza.
Gli scacchi come salvezza (e prigione)
Steven Kamp, il leader della setta, era ossessionato dagli scacchi e vide in Danny un talento da coltivare. Creò una squadra scolastica, convinto che il giovane potesse raggiungere la grandezza, e lo isolò ulteriormente dalla sua famiglia.
Nel 1997, la squadra vinse i Super Nationals, il torneo scolastico più importante degli Stati Uniti. L’anno successivo Rensch ottenne il suo primo titolo nazionale individuale. Per allenare il suo talento, il giovane venne separato dalla madre all’età di 14 anni e mandato a vivere con un confidente di Kamp che, più tardi, si svelò essere il padre biologico di Rensch.
A 18 anni divenne il più giovane Maestro Nazionale nella storia dell’Arizona e vinse il campionato nazionale liceale. Nel frattempo, il gruppo si stava disgregando, lasciandolo sempre più libero ma ormai segnato da anni di manipolazione.
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L’idea di Chess.com e le prime difficoltà
Dopo il successo giovanile, un grave incidente rischiò di interrompere la carriera di Rensch. Durante un volo, i timpani gli scoppiarono, costringendolo a un lungo periodo di convalescenza. Proprio in quei mesi, mentre Internet cominciava a diffondersi su larga scala e piattaforme come YouTube iniziavano ad aumentare di fama, gli nacque l’intuizione che avrebbe cambiato la sua vita: portare gli scacchi online.
Rensch aveva la competenza tecnica del gioco, ma non le conoscenze per creare una piattaforma digitale. L’incontro con il programmatore Jay Severson e Erik Allebest, laureato in economia a Stanford, fu decisivo. Nel 2009, i tre fondarono Chess.com, autofinanziandosi con i risparmi personali e un prestito di 70.000 dollari da un’amica di famiglia.
Gli investitori, però, non credettero nel progetto. “Siamo stati derisi nelle sale dei venture capitalist”, racconta Rensch. “Dicevano che gli scacchi non sarebbero mai diventati mainstream. Nessuno investì, ed è stata la nostra fortuna”. Per i primi anni, i fondatori continuarono a lavorare part-time, mentre la piattaforma cresceva lentamente. Poi, improvvisamente, il boom.
Il successo mondiale grazie a Netflix
La pandemia di Covid-19 e il successo della serie Netflix “La regina degli scacchi” cambiarono tutto. Lanciata nell’ottobre 2020, la fiction è stata vista da oltre 62 milioni di persone in meno di un mese, riportando gli scacchi al centro della cultura pop.
Chess.com, che già guadagnava circa un milione di nuovi utenti al mese, vide un incremento record di 2,8 milioni di iscritti in sole quattro settimane dopo l’uscita della serie. Da “barzelletta del settore”, come veniva definita agli inizi, la piattaforma è diventata oggi un punto di riferimento mondiale per professionisti e principianti.
Oggi, Chess.com è una delle aziende più influenti del settore del gaming educativo e una delle poche piattaforme digitali a raggiungere una valutazione miliardaria senza capitali esterni.
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