Ginori, dal fallimento alla ripresa: come ha fatto lo storico marchio italiano delle porcellane ha ritornare sul mercato internazionale?
Il marchio Ginori è da sempre sinonimo di esclusività e raffinatezza della manifattura italiana. Tuttavia, l’azienda ha vissuto anni difficili, con un fallimento dichiarato nel 2013 che ha portato a importanti cambiamenti.
Come vanno i conti aziendali oggi e come ha fatto la storica casa della porcellana a ripartire dopo l’impossibile salvataggio finanziario di 12 anni fa? Rispondere a queste domande significa innanzitutto ripercorre una storia lunghissima, iniziata dal desiderio di lusso del marchese Carlo Ginori nel Settecento e che continua ancora oggi tra successi e incertezze.
In sintesi, la storia del marchio Ginori, uno dei più prestigiosi nel settore della porcellana italiana, è un affascinante viaggio che attraversa secoli di arte, crisi, rinascite e innovazione. Dopo la brutta pagina del fallimento del 2013, ecco come l’azienda si è risollevata fino a oggi.
Ginori 1735: come va l’azienda oggi?
Ginori 1735 è oggi un brand di nicchia all’interno del portfolio Kering, con performance incluse in una categoria aggregata (“Other Houses”).
Nel 2024 il segmento “Other Houses” ha registrato un fatturato di circa €3,2 mld, in calo del 7 % su base comparabile. Ha generato nel complesso un risultato operativo ricorrente negativo di circa €9 mln. Nel Q1 2025, i ricavi sono scesi dell’11 % su base comparabile (totale €733 mln), con una performance in difficoltà anche per Ginori 1735 che rientra in questa categoria
Nel maggio 2025, Kering ha rinnovato la leadership del marchio: Mehdi Benabadji è stato nominato CEO del brand, con l’obiettivo di rilanciarlo come etichetta lifestyle globale, andando oltre la porcellana d’alta gamma.
In sintesi, Ginori 1735 sta passando da un focus tradizionale sulla porcellana di lusso a un posizionamento globale lifestyle e home decor, attraverso collezioni come Domus, realizzata in collaborazione con Luca Nichetto, Barovier&Toso e Rubelli. Il marchio ha anche ampliato il suo retail: flagship a Milano, Firenze e Parigi, presenza anche a Londra (da Harrods), Seoul, Tokyo; e-commerce attivo in oltre 30 Paesi con canali anche su Tmall e WeChat in Cina. Ha anche iniziato incursioni nel settore ospitalità: partnership con St. Regis Hotels & Resorts per l’apertura del Café Ginori a Firenze e prossime aperture a Dubai, Abu Dhabi, Riad e altre città luxury.
L’obiettivo a breve termine è raggiungere il pareggio operativo, mentre sul medio termine punta a essere un riferimento internazionale non solo nella porcellana, ma anche nel design, nell’ospitalità e nel luxury living.
Il fallimento di Ginori e il rilancio
Nel gennaio 2013, la storica manifattura Richard-Ginori viene dichiarata fallita dal tribunale di Firenze. Le cause principali sono da annoverarsi in cattiva gestione finanziaria, crisi del mercato del lusso, indebitamento, mncata modernizzazione del modello industriale.
Nel maggio 2013, il marchio viene acquisito da Gucci (allora parte del gruppo Kering), colosso francese del lusso, con gli obiettivi di salvare il marchio storico italiano, integrare la porcellana di alta gamma nell’universo Gucci, rilanciare il marchio nel settore lusso contemporaneo.
Nel 2020 il marchio cambia nome in Ginori 1735, recuperando l’identità originale fondata dal marchese Carlo Ginori nel 1735 a Doccia, vicino Firenze.
Il piano strategico per la ripresa comprendeva collaborazioni con artisti e designer contemporanei, focus sul “Made in Italy” e sull’artigianalità, espansione nei mercati esteri, soprattutto Stati Uniti e Asia e il rebranding del sito e dei negozi, con un’immagine raffinata e moderna.
Negli anni più recenti Ginori 1735 ha puntato molto sulla digitalizzazione del processo produttivo, sull’introduzione di pratiche sostenibili, sul restauro e valorizzazione dell’Archivio Storico, patrimonio unico al mondo e sull’apertura di nuove boutique monomarca in città internazionali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA