Come e quanto si guadagna con il mining Bitcoin

Claudia Cervi

24 Luglio 2025 - 10:11

Bitcoin, il mining non è morto: ecco come (e quanto) si può ancora guadagnare oggi.

Come e quanto si guadagna con il mining Bitcoin

Negli ultimi anni in molti hanno dato per spacciato il mining di Bitcoin. Il lancio di The Merge di Ethereum, l’impennata dei costi energetici e la crescente complessità computazionale hanno ridimensionato l’entusiasmo dei piccoli minatori. Ma dichiarare il mining un modello superato sarebbe prematuro e con Bitcoin che ha sfondato quota 123.000 dollari, ai massimi storici, si è riacceso l’interesse anche tra i piccoli investitori, quelli che pensano di rispolverare un vecchio PC o acquistare un ASIC nella speranza di trasformare qualche kilowatt in Bitcoin.

Ma siamo davvero tornati ai tempi d’oro del mining domestico? O il gioco non vale più la candela? Nel 2025, il mining è ancora un’attività possibile, ma è radicalmente cambiata rispetto al passato. È diventata sempre più costosa e tecnologicamente impegnativa.

In questo articolo vedremo come funziona oggi il mining di Bitcoin, quali sono le opzioni accessibili anche ai piccoli miner, quanto si può effettivamente guadagnare e soprattutto se conviene ancora farlo, con esempi e simulazioni concrete.

Come guadagnare con il mining di Bitcoin

Il mining è il sistema che permette di validare le transazioni sulla blockchain di Bitcoin. In pratica, si usano computer estremamente potenti per risolvere calcoli complessi e, come ricompensa per il lavoro svolto, si ottengono BTC. Tutto questo avviene grazie al meccanismo del proof of work, che regola la creazione di un nuovo blocco ogni 10 minuti circa.

Ma quali sono oggi i metodi più diffusi (e potenzialmente profittevoli) per guadagnare con il mining?

1) Mining individuale

Un tempo bastava un PC domestico per fare mining. Oggi è tutta un’altra storia.

Per fare mining in autonomia servono macchine potenti e specifiche, come gli ASIC miner o, in alcuni casi, GPU di fascia alta. Anche se i prezzi sono scesi rispetto ai picchi del 2022, i modelli più performanti superano facilmente i 10.000 euro. E a quel punto bisogna aggiungere anche i costi dell’energia elettrica e del raffreddamento, che non sono affatto trascurabili.

Uno dei dispositivi più avanzati oggi sul mercato è il Bitmain Antminer S21 XP: ha una potenza di calcolo di 270 TH/s e un’efficienza energetica di 13,5 J/TH. In condizioni ottimali consuma circa 3.645 watt e può produrre intorno a 0,00013 BTC al giorno. Non tantissimo, se si considera l’investimento iniziale e i costi di gestione.

Il punto è questo: il mining individuale oggi non è per tutti. Serve capitale iniziale, costanza nella manutenzione e accesso a tariffe energetiche competitive (ad esempio, in Paesi come il Kazakistan o il Texas).

2) Mining pool

Per abbattere i costi e avere qualche chance in più di ottenere la ricompensa, molti miner scelgono di unirsi a un mining pool. Si crea una sorta di squadra in cui ognuno mette a disposizione la propria potenza di calcolo per lavorare insieme all’estrazione dei blocchi.

Se il pool riesce a risolvere un blocco, la ricompensa in BTC viene divisa tra tutti i partecipanti, in base a quanta potenza ciascuno ha contribuito a fornire.

Vantaggi? I guadagni diventano più stabili, si riduce l’esposizione al rischio e ci si appoggia a piattaforme che si occupano della parte tecnica, senza dover mettere mano all’hardware. Svantaggi? I ricavi sono più diluiti e vanno considerate le commissioni di gestione che possono oscillare tra l’1% e il 3%.

Se consideriamo una potenza di hash di circa 200 TH/s, il guadagno lordo si aggira intorno ai 150-300 euro al mese, a cui bisogna poi sottrarre i costi dell’energia e le commissioni di gestione.

3) Cloud mining

Il cloud mining promette di guadagnare da casa senza hardware, bollette salate o ventole assordanti. In pratica, si affitta la potenza di calcolo da aziende che gestiscono impianti professionali.

Una soluzione comoda, ma non priva di insidie.

I contratti di cloud mining variano per durata (da 6 mesi a 3 anni), potenza di hash e commissioni. In media, per 100 TH/s di potenza affittata si può pagare tra 1.200 e 2.000 euro l’anno, con un rendimento mensile che, a prezzi correnti, può oscillare tra 40 e 80 euro lordi. Al netto delle commissioni (spesso nascoste), i guadagni reali possono scendere anche sotto i 20-30 € mensili.

Inoltre, il cloud mining espone a rischi aggiuntivi: truffe, contratti opachi e zero controllo tecnico sull’infrastruttura. Alcuni provider sospendono le attività se BTC scende sotto una certa soglia.

È una soluzione che può avere senso solo in ottica diversificazione o per chi vuole testare il settore senza impegno diretto.

Quanto si può guadagnare con il mining di Bitcoin?

Il guadagno derivante dal mining di Bitcoin dipende da diversi fattori. Attualmente, l’estrazione di un blocco di Bitcoin viene premiata con 3,125 BTC, il che corrisponde a una remunerazione di circa 368.750 dollari in base alla quotazione attuale. A questi si aggiungono le ricompense provenienti dalle transazioni registrate su ogni blocco che si crea. Tuttavia, ogni quattro anni, i premi vengono dimezzati attraverso l’halving. Il prossimo è nel 2028.

Inoltre, la redditività del mining è influenzata anche dalla volatilità delle criptovalute, in particolare di Bitcoin. Se Bitcoin dovesse perdere valore all’improvviso, chi ha investito migliaia di euro in impianti e attrezzature rischia di non rientrare nei costi. È una possibilità concreta, che va tenuta in conto prima di buttarsi nel mining: i guadagni non sono garantiti e i rischi, soprattutto con questa volatilità, sono tutt’altro che trascurabili.

Occorre poi tenere conto dei costi operativi legati all’hardware, all’elettricità e all’assistenza tecnica necessari per il mining. Nel 2025, il costo delle attrezzature per il mining è diminuito e si aggira intorno ai 16 dollari per terahash. Dunque un miner ASIC con un hashrate di 270 TH/s può costare circa 4.300 dollari. Questi costi possono incidere sulla redditività complessiva dell’attività.

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