Come avere più giorni di malattia, guida per il dipendente non ancora guarito

Simone Micocci

9 Marzo 2023 - 14:12

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Cosa fare se al termine della malattia non si è ancora pronti a fare ritorno al lavoro? Allungare il periodo di malattia è un diritto del dipendente: ecco come chiedere più giorni.

Come avere più giorni di malattia, guida per il dipendente non ancora guarito

Avere più giorni di malattia, laddove necessario, è un diritto del lavoratore. Allo stesso tempo è dovere del datore evitare che un dipendente ancora convalescente faccia rientro al lavoro.

Non ci sono impedimenti, quindi, per il dipendente che ha bisogno di più giorni di malattia: basta seguire la procedura corretta e, ovviamente, ne devono sussistere le condizioni. Quel che è importante sapere, però, è che potrebbero esserci conseguenze per la richiesta di allungare il periodo di malattia, sia per quanto riguarda la retribuzione che per la conservazione del posto di lavoro. Prolungando l’assenza, infatti, c’è il rischio di superare i limiti previsti dalla normativa, con serie conseguenze per il proprio impiego.

Ne parleremo in questa guida dedicata, partendo dalle istruzioni su cosa fare laddove alla data indicata nel certificato di malattia non ci sia stata ancora la completa guarigione.

Come chiedere più giorni di malattia

La procedura è la stessa di quella prevista per il primo periodo di malattia: semplicemente, quindi, bisognerà rivolgersi al medico curante che ha rilasciato il primo certificato e chiedere più giorni di cui disporre per la completa guarigione.

Ovviamente spetterà al medico curante accertare che effettivamente il paziente non è ancora in condizione di poter riprendere l’attività lavorativa. Laddove dovesse attestare che effettivamente è così redigerà un ulteriore certificato di malattia con una nuova prognosi. Il secondo certificato sostituirà il precedente e verrà considerato valido dal giorno successivo alla scadenza del primo certificato.

A tal proposito, ricordiamo che l’assenza è giustificata a decorrere dal giorno di rilascio del certificato e che per legge il medico non può giustificare per malattia i giorni di assenza che precedono la visita. Detto questo, è ovvio che la richiesta di avere più giorni va effettuata al massimo nel giorno di scadenza del primo periodo di prognosi, altrimenti si rischia una sanzione per ingiustificato ritorno al lavoro.

Quindi, se nel giorno di rientro ritenete di non essere ancora nella condizione per poter riprendere l’attività lavorativa la prima cosa che vi consigliamo di fare è contattare il datore di lavoro per informarlo, per poi recarsi dal medico. Allorché, una volta rilasciato il nuovo certificato, che verrà inviato telematicamente all’Inps, sarebbe opportuno contattare di nuovo l’azienda comunicandole il nuovo termine della prognosi.

Visite fiscali in caso di allungamento del periodo di malattia

Ovviamente anche in tale periodo si sarà soggetti alla visita fiscale, anche nel caso in cui il medico dovesse essere già passato nei giorni precedenti. E laddove a seguito del controllo ne dovesse risultate l’avvenuta guarigione, il medico potrà disporre il rientro al lavoro in anticipo rispetto a quanto indicato nel certificato telematico.

Quali rischi in caso di allungamento del periodo di malattia

Come anticipato, è un diritto del lavoratore chiedere più giorni di malattia in caso di necessità. Tuttavia, è importante sapere che esistono dei limiti che sarebbe opportuno non superare.

Il primo riguarda il pagamento dell’indennità di malattia Inps. Nei periodi di assenza, infatti, l’Istituto si fa carico di una parte della retribuzione ma solamente per un certo periodo. Nel dettaglio, l’indennità di malattia viene pagata fino a un massimo di 180 giorni nell’anno solare.

Ciò significa che se allungando la malattia si sfora il suddetto limite si è comunque giustificati dall’assentarsi al lavoro, ma non spetterà alcuna retribuzione.

L’altro limite è il cosiddetto periodo di comporto, ossia il limite entro il cui il dipendente in malattia ha diritto alla conservazione del posto di lavoro. Superata tale soglia - fissata solitamente dal contratto di categoria - il datore di lavoro potrà licenziare il dipendente in malattia.

Che succede se il prolungamento della malattia è dovuto a un proprio comportamento

Ricordiamo però che durante il periodo di malattia il lavoratore è tenuto non solo a rispettare l’obbligo di reperibilità negli orari delle visite fiscali: per tutta la giornata, infatti, deve tenere un comportamento che non pregiudica una veloce guarigione.

Ciò significa che se il datore di lavoro dovesse scoprire che durante il primo periodo di malattia il dipendente si è reso protagonista di un comportamento che ne ha pregiudicato il rientro al lavoro nei tempi inizialmente previsti, e ovviamente ne possiede le prove, potrà disporre una sanzione ai suoi danni che, a seconda della gravità della situazione, potrebbe anche portare al licenziamento.

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