La sede Barry Callebaut di Intra chiude i battenti nonostante il record produttivo registrato nel 2024. Centinaia di famiglie colpite, lavoratori in lacrime durante l’ultimo giorno di attività.
La storica fabbrica di cioccolato di Verbania, ormai nota come sede Barry Callebaut di Intra, ha chiuso definitivamente i cancelli. Dopo oltre cento anni di attività e mesi di trattative, la multinazionale belga ha interrotto la produzione lasciando senza lavoro circa 150 persone tra dipendenti diretti e indotto.
Nonostante la notizia fosse stata già preannunciata, la speranza di un salvataggio non è mai svanita del tutto e la chiusura non è stata accolta con serenità, soprattutto considerando che solo nel 2024 lo stabilimento aveva raggiunto un record produttivo di circa 67.000 tonnellate di cioccolato. Tuttavia la proprietà ha motivato la decisione sottolineando i limiti strutturali del sito, ormai saturo e con poche possibilità di espansione, oltre alle difficoltà logistiche che avrebbero reso insostenibile la prosecuzione delle attività.
Lo stop alla produzione di Barry Callebaut colpisce la comunità di Verbania
La notizia della chiusura era nell’aria da mesi, ma ha comunque colpito duramente la comunità di Verbania. La comunicazione ufficiale da parte di Barry Callebaut era arrivata già nell’estate 2024, innescando una lunga fase di proteste, scioperi e tavoli di confronto tra azienda, sindacati e istituzioni. Nonostante l’impegno dei lavoratori e il coinvolgimento delle rappresentanze sindacali, non è stato possibile trovare una soluzione alternativa alla chiusura.
Il clima nell’ultimo giorno di lavoro è stato segnato da abbracci e lacrime tra i dipendenti, molti dei quali hanno trascorso decenni in azienda. Le istituzioni locali e regionali sono state accusate di averli lasciati soli, nonostante le promesse e le dichiarazioni pubbliche. “Dalle istituzioni locali e regionali, dopo tante promesse, è arrivato solo silenzio. I saluti e gli ultimi abbracci sono strazianti. Abbiamo perso tutto, non abbiamo più parole”, si legge in una nota della Fai Cisl Piemonte Orientale.
Dal punto di vista occupazionale, la chiusura coinvolge circa 150 persone, tra dipendenti diretti e lavoratori dell’indotto. Al momento è attiva una cassa integrazione straordinaria di un anno, mentre il tavolo regionale resta aperto per tentare di attrarre nuovi investitori e favorire una possibile reindustrializzazione del sito. Tuttavia, le condizioni poste dalla multinazionale per la cessione, tra cui il veto sui concorrenti diretti e la volontà di smantellare integralmente gli impianti, rendono complessa la ricerca di un acquirente realmente interessato.
Che fine farà la sede di Intra dopo la chiusura?
La decisione di Barry Callebaut di abbandonare Intra non è legata a una crisi di mercato. Il sito, infatti, aveva raggiunto il massimo della propria capacità produttiva, ma secondo la proprietà offriva “pochi margini di ampliamento e difficoltà logistiche” che ne avrebbero limitato la competitività futura. Le ipotesi di salvataggio, tra cui la cessione a un altro operatore del settore alimentare, non si sono concretizzate. Da luglio, in fabbrica resteranno solo i manutentori incaricati di mettere in sicurezza gli impianti.
Sul fronte istituzionale, la Regione Piemonte ha ribadito l’impegno a sostenere i lavoratori con politiche attive del lavoro, formazione e ricollocamento, oltre a favorire ogni sforzo utile per la reindustrializzazione dell’area. “La Regione, insieme a tutte le istituzioni, è impegnata su due fronti: da un lato garantire politiche attive del lavoro, strumenti di formazione e ricollocamento per i lavoratori coinvolti; dall’altro favorire ogni sforzo utile a una possibile reindustrializzazione dell’area”, ha dichiarato l’assessore regionale Elena Chiorino.
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