Qualcuno spera di ricevere più chiamate dai call center, anziché fermarle. Solo chi può chiedere 10.000 euro di risarcimento (e non sono gli italiani).
Quello delle chiamate indesiderate è un problema che riguarda un po’ tutti i cellulari del mondo. Chiamate commerciali insistenti, call center illeciti, tentativi di truffa e molti altri motivi di questo genere fanno suonare i nostri smartphone almeno un paio di volte al giorno. Per quanto il disturbo sia condiviso è difficile trovare soluzioni efficaci e, per questa volta, non si può neanche dire che gli Stati non ci stiano provando.
Qualcuno sembra più coraggioso di altri, però, introducendo persino un obbligo di risarcimento a seguito di alcune condotte del telemarketing. Il Paese in questione è la Grecia, che con una sorta di Registro pubblico delle opposizioni garantisce ai cittadini una protezione più concreta di una semplice regola di forma: indennizzi da 10.000 euro per il disturbo delle chiamate.
10.000 euro di risarcimento per le chiamate indesiderate
Atene ha scelto di usare il pugno duro contro le chiamate commerciali non richieste che pregiudicano la serenità dei cittadini che, come anticipato, possono essere risarciti copiosamente. Le nuove regole greche si basano sul preesistente “Registro 11” (Μητρώο 11) costituito dalla legge n. 3471/2006 dove i greci possono registrarsi dichiarando di non voler ricevere chiamate promozionali e commerciali di alcun genere.
Qualcosa di simile al Registro nostrano, ma la Grecia ha fatto un passo in più, prevedendo un risarcimento da 10.000 euro in su in favore degli iscritti che continuano a essere contattati a dispetto dell’opposizione. Presumibilmente, a tal fine è necessario che gli interessati non abbiano diversamente fornito il proprio consenso dopo l’iscrizione al Registro 11, che comunque non ha garanzie sui call center esteri.
Quest’ultimo è un limite importante, in effetti, che non troverà soluzione finché non si arriverà a normative internazionali coese. L’esempio greco è comunque eccezionale, tanto che la stessa giurisprudenza nazionale ha avuto delle perplessità sull’incredibile ammontare dell’indennità. Alla fine, però, l’importo è stato ritenuto coerente con la difesa dei diritti costituzionali dei cittadini, in particolare per quanto riguarda la protezione dei dati personali.
Come funziona in Italia
In Italia la possibilità di ottenere un risarcimento del danno causato dalle chiamate indesiderate è piuttosto remota, se non impossibile. Tra i primi illeciti che saltano all’attenzione c’è la violazione della privacy, che dovrebbe teoricamente consentire un risarcimento. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha negato il risarcimento per le email di spam vista la modesta entità del danno. Un principio che si può estendere facilmente anche alle chiamate commerciali e analoghe. Queste ultime hanno sicuramente più potenzialità dannosa, ma raramente sono eseguite dallo stesso operatore, quindi non è possibile portare la quantità e la frequenza come motivi del danno.
È lo stesso problema del reato di stalking, visto che l’azione molesta deve essere sempre dello stesso soggetto. Tendenzialmente, il solo fatto di ricevere chiamate indesiderate non consente di ottenere un risarcimento del danno, proprio perché quest’ultimo è limitato, facilmente arginabile e soprattutto dipendente dall’azione di una pluralità di soggetti. Senza contare che per qualsiasi richiesta, comunque, bisognerebbe essere in grado di dimostrare il danno e il suo nesso causale con le chiamate. Per quanto fastidiose le chiamate indesiderate producono solo raramente un effetto superiore al normale fastidio, pari a qualsiasi inconveniente della vita quotidiana, a meno che sfocino nella molestia (difficile per i fini commerciali, che sono un fine lecito, ma dipende dalle modalità).
Il risarcimento danni rientra quindi in ipotesi eccezionali, come lo sono i reati commessi dagli operatori telefonici. Generalmente, le possibilità di risarcimento riguardano l’azione delle società di recupero crediti, semplicemente perché è frequente che a chiamare sia sempre lo stesso operatore, anche in modo insistente per via del lavoro da svolgere (talvolta con uso di minacce) e non raramente a seguito di una violazione della privacy a opera del creditore. In ogni caso, tutto dipende dalle circostanze specifiche.
Nulla impedisce di avviare una causa civile per il risarcimento contro un call center attraverso l’assistenza di un avvocato che possa valutare il caso concreto. Per esempio, potrebbero essere avvenute violazioni del Codice del consumo, tentativi di truffa e così via. La legge italiana, però, non prevede tutele di questo genere contro le chiamate indesiderate. L’esempio greco potrebbe, a ben vedere, trovare risonanza ma manterrebbe gli stessi limiti sui chiamanti stranieri e i consensi, senza contare che è probabile un approccio più severo della giurisprudenza italiana riguardo alla proporzionalità del risarcimento.
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