Successione in ritardo o non fatta, cosa succede? Sanzioni e conseguenze

Ilena D’Errico

20 Luglio 2025 - 22:07

Cosa succede in caso di successione in ritardo o non fatta. Le sanzioni, le conseguenze e come rimediare.

Successione in ritardo o non fatta, cosa succede? Sanzioni e conseguenze

Quando avviene una morte i familiari devono fare i conti con numerose questioni burocratiche. Nonostante la delicatezza del momento, è importante rispettare le regole per evitare sanzioni economiche e altre conseguenze spiacevoli. Tra i principali adempimenti, c’è la dichiarazione di successione, cui sono chiamati gli eredi e altri soggetti interessati. Si tratta di un obbligo di natura fiscale, necessario a quantificare il patrimonio ereditario e a calcolare l’imposta di successione, se dovuta.

È importante notare che l’obbligo di fare la successione e la relativa tassa non vanno di pari passo. Un soggetto può essere obbligato a presentare la dichiarazione ma non avere alcuna imposta da pagare, mentre non può accadere il contrario. Fare la dichiarazione è quindi fondamentale, perché a causa di questa omissione anche chi sarebbe stato esonerato da obblighi di pagamento si trova a dover pagare le sanzioni. Bisogna quindi ricordarsi di presentarla o, al massimo, farlo in ritardo. Vediamo tutti i rischi del caso.

Entro quanto tempo fare la dichiarazione di successione

La dichiarazione di successione deve essere presentata all’Agenzia delle entrate entro 12 mesi dall’apertura della successione. Quest’ultimo momento di norma coincide con il decesso del defunto, come previsto dal codice Civile. Ci sono però delle rare eccezioni, di cui la più importante è quella riguardante la morte presunta. In quest’ultimo caso, la successione si apre con la sentenza del giudice che accerta il decesso in diritto, individuando anche il luogo opportuno (che altrimenti coincide sempre con l’ultimo domicilio del defunto).

Infine, un altro caso particolare è quello dell’accertamento giudiziale di paternità (o ancora più raramente di maternità) post-mortem. In questa ipotesi, le tempistiche per il figlio o figlia del de cuius cominciano a decorrere dalla sentenza che accerta il legame di filiazione.

Chi deve fare la successione

I soggetti obbligati a questo adempimento fiscale (che non costituisce dunque accettazione tacita dell’eredità) sono:

  • gli eredi;
  • i chiamati all’eredità;
  • i legatari;
  • i rappresentanti legali degli eredi e dei legatari;
  • coloro che sono in possesso dei beni ereditari, in caso di assenza del defunto o dichiarazione di morte presunta;
  • gli amministratori dell’eredità;
  • i curatori delle eredità giacenti;
  • gli esecutori testamentari;
  • il trustee.

Quando si può non fare la successione

Non sono tenuti alla presentazione della dichiarazione di successione coloro che hanno rinunciato all’eredità oppure hanno chiesto la nomina di un curatore legale, non essendo però in possesso dei beni ereditari, entro 12 mesi dalla morte. Non c’è obbligo di dichiarazione, inoltre, quando l’eredità è devoluta esclusivamente al coniuge e ai parenti in linea retta del defunto, purché l’attivo ereditario non sia superiore a 100.000 euro e sia privo di immobili o diritti reali su beni immobiliari. In questi casi è possibile non fare la dichiarazione di successione senza pagare alcuna conseguenza. Al contrario, la dichiarazione in ritardo o non fatta quando dovuta comporta delle sanzioni.

Successione fatta in ritardo

Chi non presenta la dichiarazione entro 12 mesi subisce delle sanzioni economiche variabili a seconda del valore della successione. Nel caso in cui la dichiarazione sia presentata con un ritardo non superiore a 30 giorni, la sanzione è ridotta a un importo tra il 60% e il 120% dell’imposta liquidata, altrimenti tra 150 e 500 euro quando non è dovuta imposta.

È importante ricordare che tutti i soggetti chiamati alla presentazione della dichiarazione possono subire la medesima conseguenza, salvo la possibilità di rifarsi sulle controparti per ottenere il rimborso alla spesa in proporzione alla quota ereditaria. Si parla di obbligazioni in solido, per la quale l’Agenzia delle entrate può rifarsi anche su un singolo obbligato per l’intero ammontare della sanzione.

Se il ritardo supera i 30 giorni la successione si considera non fatta, con conseguenze ancora più gravi.

Successione non fatta

La mancata presentazione della dichiarazione di successione entro un anno e 30 giorni dalla morte del defunto ha conseguenze decisamente gravi. I soggetti obbligati sono infatti tenuti al pagamento di una sanzione che va dal 120% al 240% dell’imposta dovuta. Non si salva nemmeno chi sarebbe stato esentato dall’imposta, che per l’omessa dichiarazione è costretto a pagare una multa da 250 a 1.000 euro.

È evidente che non presentare la dichiarazione di successione è molto controproducente, visto che comporta soltanto un aumento degli oneri. Il mancato pagamento delle sanzioni comporta un ulteriore aggravamento, a cui segue la riscossione forzata del debito tramite il pignoramento dei beni.

Quanto detto per la dichiarazione di successione presentata in ritardo vale anche per l’omessa dichiarazione: tutti i coeredi rispondono della violazione per intero.

Tassa di successione non pagata o pagata in ritardo

Presentare la dichiarazione non basta, se dovuta bisogna pagare l’imposta. Il pagamento della tassa di successione prevede delle scadenze e delle tempistiche molto precise, tanto che il mancato rispetto di tali termini ha conseguenze per gli eredi, anche se poi il pagamento avviene in ritardo. Nel dettaglio, entro 60 giorni dalla notifica di liquidazione della successione, gli eredi sono tenuti a saldare almeno il 20% della tassa di successione.

Ovviamente nulla vieta agli eredi di pagare fin da questa prima scadenza più del 20% dell’ammontare della tassa, l’importante è che il pagamento non sia inferiore a tale importo e che non avvenga dopo i 60 giorni dalla notifica di liquidazione. Successivamente, gli eredi dovranno procedere al pagamento della somma restante, che può avvenire anche in modo rateale.

In particolari, la rimanenza della tassa di successione può essere pagata tramite delle rate trimestrali. Di norma vengono predisposte 8 rate, perciò il pagamento completo deve avvenire circa entro 1 anno, ma se la tassa di successione supera i 20.000 euro possono essere stabilite fino a 12 rate.

Le scadenze sono vincolanti sia riguardo alle tempistiche che agli importi, in quanto per il mancato rispetto il Fisco può addebitare delle multe agli eredi inadempienti. Nel dettaglio, viene inviata agli eredi una sanzione corrispondente al 30% dell’importo totale della tassa. Gli eredi hanno comunque la facoltà di pagare una sanzione ridotta del 15%, ma soltanto se il saldo del debito avviene entro 30 giorni dalla ricezione della multa. Il “salto” di una delle rate, infatti, comporta la perdita della rateizzazione.

Cosa succede se gli eredi non pagano la tassa di successione o le sanzioni

La tassa di successione è un’imposta obbligatoria, perciò in caso di insolvenza gli eredi riceveranno una cartella esattoriale da parte del Fisco. Di conseguenza, agli eredi saranno imposti pagamenti via via maggiori, in quanto le somme dovute aumentano sgni semestre con un interesse del 4,5%. Oltretutto, il mancato pagamento di una cartella esattoriale dà atto al Fisco di avviare una procedura esecutiva, che può comprendere il pignoramento dei beni così che la vendita possa soddisfare il creditore ed eventuali misure cautelari: le ipoteche sui beni immobili e il fermo amministrativo sui veicoli, necessari come garanzie ed esortazioni al pagamento.

Si segnala, tuttavia, che per effetto della legge delega sulla riforma fiscale, il sistema delle cartelle esattoriali è destinato a sparire, in favore di una procedura più svelta. Gli enti titolari del credito otterranno, infatti, l’autorizzazione a notificare direttamente gli accertamenti esecutivi. In altre parole, per i debitori sarà molto più difficile auspicare nella prescrizione dovuta ai lunghi tempi burocratici.

Il medesimo procedimento può essere attuato dall’Ader anche in seguito alla comminazione delle sanzioni per la dichiarazione di successione omessa o tardiva, ovviamente in caso di mancato pagamento delle stesse. Agli occhi della legge, oltretutto, ogni soggetto obbligato è debitore per l’intero importo dovuto.

Come tutelarsi dal mancato pagamento dei coeredi

La ripartizione del pagamento della tassa di successione o delle sanzioni è valida per quanto riguarda il rapporto interno fra gli eredi. Questi ultimi, infatti, sono obbligati in via solidale; quindi, l’Agenzia delle entrate può pretendere il pagamento dell’imposta o della sanzione non pagata da uno solo degli eredi, senza considerazione della quota ereditaria.

L’erede in questione dovrà quindi procedere al pagamento anche per la parte dell’imposta di successione (o della penale) che non gli spetta propriamente, ma potrà rifarsi sui coeredi per ottenere la restituzione delle somme. Il primo passo per la costituzione in mora è senza dubbio l’invio di una comunicazione scritta ai coeredi, che può essere seguita – se insufficiente – dal ricorso giudiziale.

Naturalmente, è preferibile agire preventivamente e presentare la dichiarazione di successione entro i termini stabiliti, rifacendosi poi sui coeredi per il rimborso pro quota. Si precisa che la dichiarazione può essere presentata da un solo soggetto, liberando tutti dall’obbligo fiscale.

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