Presentati gli emendamenti alla Legge di Bilancio 2026, novità per la cedolare secca degli affitti brevi e a medio-lungo termine. Ecco come potrebbe cambiare la tassazione.
La Legge di Bilancio 2026 continua il suo iter in Parlamento e tra le proposte di modifica ci sono gli emendamenti al regime della cedolare secca per gli affitti brevi. Dopo l’aliquota al 26% per i contratti conclusi tramite intermediario, spunta l’aliquota al 23%.
Siamo alla fase in cui possono essere presentati emendamenti e alcuni prevedono proprio la modifica del regime della cedolare secca per gli affitti.
Ricordiamo che è considerato locazione breve il contratto di locazione di immobili a uso abitativo di durata non superiore a 30 giorni, sono inclusi i contratti che prevedono la prestazione dei servizi di fornitura di biancheria e di pulizia dei locali, stipulati da persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa, direttamente o tramite soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare.
Ecco le ultime novità con aliquote differenziate tra locazioni brevi e locazioni a medio-lungo termine. Spunta anche un’aliquota al 15% per le locazioni lunghe.
Locazioni brevi, come sono tassate
Tra i problemi che l’Italia si trova a dover affrontare c’è l’emergenza abitativa, diventa sempre più difficile trovare un immobile da affittare soprattutto nelle grandi città che sono mete turistiche e sedi universitarie. Proprio la carenza di immobili fa in modo che i prezzi siano piuttosto alti. Allo stesso tempo un numero sempre maggiore di proprietari preferisce la formula degli affitti brevi perché più remunerativi.
Le entrate di tali attività possono essere tassate con aliquote ordinarie Irpef, oppure i proprietari possono scegliere la cedolare secca, imposta sostitutiva che sostituisce Irpef e addizionali. La cedolare secca può essere considerata un vero e proprio regime di favore.
La normativa prevede che l’aliquota sia al 26%, ma se si possiede un solo immobile l’aliquota scende al 21%, se si concedono in locazione attraverso la formula della locazione breve più immobili, il primo è sottoposto a tassazione al 21% e gli altri al 26%. Spetta al proprietario scegliere su quale immobile applicare l’aliquota di favore al 21% (articolo 4 decreto legge 50 del 2017 convertito in Legge 96 del 21 giugno 2017).
Nel caso in cui i contratti di locazione siano sottoscritti avvalendosi di intermediari, anche attraverso portali telematici, l’imposta da questi versata in qualità di sostituti di imposta si intende pagata a titolo di acconto.
Cedolare secca nella Legge di Bilancio 2026, cosa cambia
Nella prima stesura della bozza della Legge di Bilancio era prevista un’indifferenziata aliquota al 26% di tutte le locazioni brevi.
Nella seconda stesura, poi arrivata in Parlamento, la norma è stata cambiata. Il testo in discussione dice:
L’aliquota di cui al primo periodo (26%) è ridotta al 21% per i redditi derivanti dai contratti di locazione breve relativi a una unità immobiliare individuata dal contribuente in sede di dichiarazione dei redditi. Sempre che, durante il periodo d’imposta, non siano stati conclusi contratti aventi ad oggetto tale unità immobiliare tramite soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare o tramite soggetti che gestiscono portali telematici, mettendo in contatto persone in cerca di un immobile con persone che dispongono di unità immobiliari da locare.
In poche parole, l’aliquota è al 26%. Su un solo immobile è possibile avvalersi dell’aliquota al 21%. Tale beneficio viene meno anche sul primo immobile se locato attraverso intermediazione.
Cedolare secca affitti: gli emendamenti presentati
Tra gli emendamenti presentati spunta l’aliquota al 23% per gli affitti brevi conclusi con intermediari (scende del 3% rispetto alla attuale formulazione). Una seconda proposta prevede l’aliquota al 15% per gli affitti di medio-lungo termine con cedolare secca, attualmente è al 21%.
Si prevedono quindi delle misure alternative per contrastare l’emergenza abitativa.
Naturalmente anche questa proposta solleva molte perplessità perché secondo molti l’emergenza abitativa non può essere risolta tassando chi fa scelte imprenditoriali diverse da quelle volute dal Governo, ma cercando di incidere sui criteri per l’abitabilità (che in realtà sono già stati modificati con la normativa sul condono edilizio). Si è inoltre intervenuti con un disegno di legge che semplifica lo sfratto per morosità e con la normativa di favore per chi si trasferisce in montagna.
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