Soluzione di investimento di lungo periodo senza rischio di cambio e struttura dei rendimenti già nota a priori
In attesa di scoprire i tassi cedolari minimi garantiti del neo BTP Valore ’32, ecco le cedole certe e sicure di alcuni corporate bond lanciati di recente. È il caso di banca Unicredit, per esempio, che da pochi giorni ha reso disponibile una nuova doppia soluzione di investimento destinata al pubblico retail. Si tratta di una dual tranche distinta nella valuta di denominazione e nelle cedole annue, poi simili nel resto.
Soffermiamoci su quella priva del rischio di cambio e vediamone pro e contro. Anticipiamo solo che prevede una cedola fissa e decrescente a partire dall’8,00% il neo bond in euro di Unicredit.
I tratti salienti dell’obbligazione Unicredit a tassi decrescenti
La matricola identificativa è IT0005674111, e tecnicamente si tratta di “Obbligazioni dematerializzate Senior a Tasso Fisso Decrescente”. Sono negoziate sul mercato MOT e Bond-X di Borsa Italiana e destinate a investitori individuali. Difatti il taglio minimo di sottoscrizione di € 1.000, più commissioni alla propria banca d’appoggio.
Il bond ha data di regolamento 9 ottobre, un periodo di offerta che va dal 09/10 al 07/11 e una data di rimborso finale all’11/10/2038, dopo 13 anni di vita utile. Per esso l’emittente non ha previsto la call, per cui il bond durerà fino al termine salva la facoltà di rivenderlo prima del termine. Al riguardo la garanzia del 100% del valore nominale è a scadenza (salvo default emittente), mentre prima di allora il prezzo lo fa il mercato.
Nel mesetto di offerta (il flottante previsto è di 20 milioni di €) i titoli saranno acquistabili a 100, per cui si è almeno sicuri di non acquistare sopra la pari.
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La struttura dei rendimenti a tassi decrescenti
A differenza del prossimo BTP Valore a tassi fissi e crescenti, qui l’emittente ha previsto una struttura dei payout del tipo fissa e decrescente (c.d. step-down). Cioè la cedola è fissa e nota a priori con periodicità annua staccata il 09/10, mentre il suo importo decresce nel passaggio da uno step al successivo. Concretamente il titolo paga quanto segue:
- 8,00% (5,92% netto) il solo 1° anno di vita;
- 6,00% lordo e 4,44% netto l’anno successivo;
- 4,00% (il 2,96% netto) sia il 3° che il 4° anno;
- 3,00% lordo, pari al 2,22% al netto della ritenuta fiscale del 26% il 5°, il 6° e 7° anno;
- 2,50% p.a. (1,85% netto) in ciascuno dei restanti 6 anni di vita.
Sommandole tutte ne deriva un rendimento lordo complessivo del 46%. Dividendolo per i 13 anni di vita utile ne verrebbe fuori un tasso annuo lordo medio ponderato del 3,538%, il 2,62% scarso al netto della ritenuta. Tuttavia, a partire dal 2° anno e dal 3° l’ipotetico ritorno annuo medio lordo ponderato scende, rispettivamente, al 3,167% e al 2,909% per via della perdita delle cedole più ricche.
Cedola fissa e decrescente a partire dall’8,00% sul neo bond in euro di Unicredit
Uno dei tre punti di forza del bond riguarda la ricchissima cedola del 1° anno, e a seguire quella del 2°. Ciò consente all’investitore di incassare in principio una buona parte del flusso cedolare, magari da reinvestire e far fruttare a sua volta. Poi ecco l’assenza del rischio di cambio dato che il prestito è denominato in euro e infine la certezza del rendimento già noto a priori. L’emittente non prevede l’esercizio della call e la cedola non è cumulative ma staccata al termine del periodo di maturazione.
Non mancano i contro, a partire proprio dal crollo ravvicinato, temporalmente parlando, dei tassi nominali annui. L’8,00% e il 6,00% di cedola durano solo 1 anno e stop, mentre un atterraggio più morbido avrebbe soddisfatto almeno due esigenze. Da un lato avrebbe irrobustito il ritorno lordo complessivo, dall’altro avrebbe tutelato il titolo contro possibili rischi di mercato, specie dal 5° anno in poi. A quella data, cioè a partire dal 09/10/‘29, la durata residua sarà di 9 anni, non proprio pochi, mentre il rendimento medio lordo ponderato scende al 2,67%.
Ovviamente sul ritorno effettivo pesa il proprio prezzo di carico e scarico del titolo e il complesso delle spese (fiscali e di gestione) sostenute. Infine occhio al rischio di liquidità considerato il sottile flottante del prestito obbligazionario.
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