La mannaia della Cassa Forense: avvocati ridotti a 100 mila

Vittorio Proietti

21 Giugno 2017 - 16:07

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Gli avvocati in Italia stanno affrontando una forte crisi secondo il presidente della Cassa Forense Nunzio Luciano. Molti gli avvocati che si cancellano dall’albo, le preoccupazioni sono giustificate.

La mannaia della Cassa Forense: avvocati ridotti a 100 mila

Gli avvocati in Italia stanno affrontando una forte crisi secondo il presidente della Cassa Forense Nunzio Luciano. La crisi sta falciando carriere e trasformando il mercato, spostando le richieste dei clienti sulle consulenze.

Molti gli avvocati che si cancellano dall’albo, le preoccupazioni sono giustificate: la professione intesa in senso tradizionale è completamente inadeguata alla realtà che viviamo, dove la sfiducia verso le toghe, nonché nella giustizia dei tribunali, sta avendo la meglio.

Il prestigio della Legge e degli avvocati sta pian piano scomparendo: secondo lo studio del Censis commissionato dalla Cassa Forense stessa sono circa il 71% dei cittadini a non ritenere valido il sistema giudiziario italiano. A questo punto che fare?

Le ipotesi più battute sono nella consulenza e molti laureati in giurisprudenza oggi optano per una diversa carriera, come quella del consulente del lavoro.

La mannaia della Cassa Forense: spostarsi sulle consulenze

Gli avvocati in Italia resteranno in 100 mila secondo la stessa Cassa Forense, ma lo stesso non può dirsi per le altre figure professionali legate alla Legge. Il consulente del lavoro è certamente uno degli sbocchi più naturali e percorribili per gli studenti di giurisprudenza e futuri laureati.

Il consulente del lavoro ha competenze specifiche nell’amministrazione del personale per conto di imprese ed enti. Le gestione del personale è ovviamente da un punto di vista amministrativo, non di risorse umane, questo ne fa un candidato ideale tra le professioni di Legge.

Tra le prerogative dei consulenti del lavoro a discapito degli avvocati vi sono infatti le competenze di gestione degli aspetti contabili, economici e giuridici, previdenziali, assicurativi del personale dipendente di un’azienda. Inoltre, il consulente del lavoro presenzia e assiste in caso di vertenza e conciliazione in arbitrato.

La Legge italiana, però, non stabilisce delle competenze esclusive per i consulenti del lavoro rispetto agli avvocati, ma certamente la situazione magmatica del diritto del lavoro italiana le rende implicite, creando degli specialisti a tutti gli effetti.

Avvocati e consulenti del lavoro: un futuro possibile

A sottrarre agli avvocati una nuova generazione di laureati in giurisprudenza sarà il praticantato di 18 mesi presso lo studio di un consulente del lavoro. In seguito, per l’abilitazione, si dovrà superare un esame di stato a scadenza annuale indetto dal Ministero del Lavoro.

Ad accedere alla categoria saranno anche i laureati in Scienze Politiche ed Economia, a differenza della carriera forense per cui vi è un univoco percorso da affrontare. Tuttavia, essere un consulente del lavoro impone l’incompatibilità con l’esercizio della professione all’interno di CAF e patronati.

La crisi si è fatta sentire anche per i consulenti del lavoro, ma questo non sembra avere le stesse proporzioni dell’allarme lanciato dalla Cassa Forense, dato che il presidente Nunzio Luciano stesso incita gli avvocati a prestarsi a consulenze, più che assistenza in Tribunale.

Avvocati e consulenti del lavoro potrebbero diventare sempre più vicini e condividere molti più aspetti, oltre che associarsi fisicamente. Di certo sarebbe un ottimo metodo per ammortizzare le spese contributive, che ad onore del vero alleggeriscono molto di più le tasche degli avvocati, che dei consulenti del lavoro.

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